La parola cilicio viene dal greco κιλίκιον (kilíkion), ovvero della regione della Cilicia, l'odierno Sud della Turchia. Indica una veste intessuta di peli di capra, ruvida e scomoda, che era in uso ai soldati dell'esercito Romano. Da loro passò agli anacoreti cristiani che erano soliti indossarlo sulla nuda pelle per fare penitenza e mortificare la carne. Restò in uso ai penitenti, ad alcuni pellegrini e come arma di santificazione e purificazione in alcuni ordini o confraternite religiose.
Indica, per estensione, una cinghia uncinata o formata da una corda ruvida costellata di nodi, che viene stretta attorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore non estremo ma costante.
Molti santi ne fecero uso nel corso dei secoli, ma essendo una pratica personale e nascosta è difficile dire quanto sia in uso, oggi come ieri, anche «un Papa modernissimo e innovatore, qual era Paolo VI, portava in talune occasioni il cilicio, come ha rivelato dopo la sua morte il segretario, monsignor Pasquale Macchi».
I Membri Numerari dell'Opus Dei, laici in "celibato apostolico" inseriti nella organizzazione della prelatura personale della Chiesa cattolica insieme ai sacerdoti specifici, utilizzano abitualmente - per mortificare il proprio corpo e con esso il proprio spirito per "avvicinarsi al sacrificio di Cristo" - il cilicio, stretto in modo variabile in base alla "generosità" nell'offrire il proprio sacrificio. Recentemente anche la senatrice Paola Binetti ha confermato l'uso di questa pratica di mortificazione.
L'uso del cilicio non è contemplato dalla Chiesa cattolica in quanto "il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di «immagine di Dio»", e quindi non deve essere maltrattato, ma considerato "buono e degno di onore". E tormentare il proprio corpo è "contrario al giusto amore di sé ...all'amore del Dio vivente".(Wikipedia)
Indica, per estensione, una cinghia uncinata o formata da una corda ruvida costellata di nodi, che viene stretta attorno alla vita o alla coscia in modo da provocare un dolore non estremo ma costante.
Molti santi ne fecero uso nel corso dei secoli, ma essendo una pratica personale e nascosta è difficile dire quanto sia in uso, oggi come ieri, anche «un Papa modernissimo e innovatore, qual era Paolo VI, portava in talune occasioni il cilicio, come ha rivelato dopo la sua morte il segretario, monsignor Pasquale Macchi».
I Membri Numerari dell'Opus Dei, laici in "celibato apostolico" inseriti nella organizzazione della prelatura personale della Chiesa cattolica insieme ai sacerdoti specifici, utilizzano abitualmente - per mortificare il proprio corpo e con esso il proprio spirito per "avvicinarsi al sacrificio di Cristo" - il cilicio, stretto in modo variabile in base alla "generosità" nell'offrire il proprio sacrificio. Recentemente anche la senatrice Paola Binetti ha confermato l'uso di questa pratica di mortificazione.
L'uso del cilicio non è contemplato dalla Chiesa cattolica in quanto "il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di «immagine di Dio»", e quindi non deve essere maltrattato, ma considerato "buono e degno di onore". E tormentare il proprio corpo è "contrario al giusto amore di sé ...all'amore del Dio vivente".(Wikipedia)
5 commenti:
Eh si, per espiare colpe l'unico modo è la penitenza.Arricchirsi imbrogliando è un peccato ma con il cilicio ben stretto...Dio perdona!
blaaaaaaaaaaaaaa...permettimelo!
ECCO, CHI INDOSSA OGGI UN CILICIO E' SANO DI MENTE O HA QUALCHE ROTELLA FUORI POSTO?
Qualche rotella fuori posto? Ha tutto l'ingranaggio sfasato.
Più che via dal PD direi via dal sistema solare!
SONO D'ACCORDO!
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