(Casa Circondariale Lodi - Inaugurazione del Nuovo Edificio per le attività trattamentali. Da sinistra: il sottoscritto, Tinebra - Capo del DAP, Castelli - Ministro della Giustizia - Di Somma - vice capo del DAP)
LUIGI MORSELLO
Il 31 gennaio 2005 sono cessato dal servizio, dopo circa 40 anni di attività svolta su tutti i fronti delle carceri italiane, avendone diretti ben sette, i seguenti:
1) Casa di Reclusione di S. Gimignano (Si);
2) Casa di reclusione di Lonate Pozzolo (Va), oggi soppressa;
3) Casa Circondariale e Casa di Reclusione di Alessandria (vecchi istituti);
4) Casa circondariale di Busto Arsizio (Va) – Nuovo Complesso da me messo in funzione;
5) Istituto Penale per minorenni di Eboli (Sa), oggi trasformato in Casa di Reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti;
6) Casa Circondariale di Pavia – Nuovo complesso - da messa in funzione;
7) Casa Circondariale di Lodi, mia ultima sede di servizio.
2) Casa di reclusione di Lonate Pozzolo (Va), oggi soppressa;
3) Casa Circondariale e Casa di Reclusione di Alessandria (vecchi istituti);
4) Casa circondariale di Busto Arsizio (Va) – Nuovo Complesso da me messo in funzione;
5) Istituto Penale per minorenni di Eboli (Sa), oggi trasformato in Casa di Reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti;
6) Casa Circondariale di Pavia – Nuovo complesso - da messa in funzione;
7) Casa Circondariale di Lodi, mia ultima sede di servizio.
Ho inoltre prestato servizio, per brevi periodi, nei seguenti Uffici:
1) Ispettorato Distrettuale di Firenze e Perugia, prima della riforma;
2) Provveditorato Regionale di Milano, dopo la riforma.
2) Provveditorato Regionale di Milano, dopo la riforma.
Sono stato inviato in missione contemporanea (sede di servizio ordinaria + sede di missione) nei seguenti istituti:
1. Carcere Giudiziario di Siena, con reggenza della direzione;
2. Carcere Giudiziario di Montepulciano (Si), oggi soppresso, con reggenza della direzione;
3. Casa di Reclusione per il lavoro all’aperto di Gorgona Isola (Li), con reggenza della direzione;
4. Carcere Giudiziario di Lucca, con reggenza della direzione;
5. Carcere Giudiziario di Arezzo, con reggenza della direzione;
6. Carcere Giudiziario di Pistoia, con reggenza della direzione;
7. Carcere Giudiziario di Pisa, per breve periodo, con supplenza nella direzione;
8. Istituti penitenziari (Carcere giudizio con sezione femminile e Casa di Reclusione) di Firenze, con reggenza della direzione;
9. Casa di Reclusione di Volterra, con supplenza nella direzione per brevi periodi;
10. Carcere Giudiziario di Tortona (Al), oggi soppresso, con reggenza della direzione;
11. Carcere Giudiziario “Le Vallette” di Torno, con reggenza della direzione;
12. Istituto penale per minorenni di Catania, con reggenza della direzione e per breve periodo;
13. Casa Circondariale “S. Vittore” di Milano, per breve periodi e una supplenza della direzione;
14. Casa Circondariale Brescia, per breve periodo e supplenza della direzione;
15. Casa Circondariale Como, per brevi periodi e supplenza nella direzione;
16. Casa Circondariale Cremona per un breve periodo (4 Mesi) e supplenza nella direzione;
17. Carcere Giudiziario Varese, per brevi periodi e supplenza nella direzione;
18. Casa Circondariale Vigevano (Pv), vecchio istituto, con reggenza per breve periodo;
19. Casa Circondariale Voghera (Pv) per breve periodo e con supplenza nella direzione;
20. Carcere Giudizio Bergamo, per breve periodo e supplenza nella direzione;
21. Casa Circondariale Bollate (Mi) per breve periodo e supplenza anella direzione;
22. Casa Circondariale Lecco, ultimo incarico di missione nel periodo 15.12.2004/31.1.2005, data in cui cessavo dal servizio. assolsi l’incarico di far ripartire il funzionamento del carcere, rimasto fermo per anni per restauri.
A Lodi sono arrivato il 29.9.1997 e ci sono rimasto fino al 31.1.2005, cioè più di otto anni.
Il carcere di Lodi è un piccolo carcere, dirigerlo è uno scherzo, solo che si voglia e si sappia cosa fare.
Per me non è stato difficile stabilire un buon rapporto con gli operatori e col personale, nonostante le inevitabili incomprensioni.
Perché inevitabili ?
Perché non c’era la tradizione di direttori amministrativi, il carcere di Lodi prima era diretto dal Procuratore della Repubblica, sotto la vigenza del precedente ordinamento giudiziario, che riconosceva questa possibilità.
Il primo direttore è stato la dr.ssa Armida Miserere (finita suicida nel carcere di Sulmona, un morte tragica di cui ho già scritto), in quel periodo si procedette al restauro del carcere, continuato sotto la direzione della dr.ssa Gloria Manzelli, oggi apprezzato Direttore del carcere di San Vittore, poi il sottoscritto, che completò l’opera e fece anche costruire un nuovo edificio su tre piani, attrezzato ed arredato di tutto punto, adibito alle attività trattamentali e di tempo libero, con archivi, sala computer e sala manifestazioni pubbliche, palestra, sala musica. Fu inaugurato dal Ministro della Giustizia Castelli a settembre 2004.
Oggi, pare che la nuova struttura subirà delle modifiche per destinarne alcuni ambienti a celle.
Per me è un errore, anche graave, l'ho già scritto e lo ripeto.
Dopo il mio pensionamento fu il turno di giovane direttore in missione da S. Vittore, che non era interessato a restarvi, infatti fu richiamato a S. Vittore, poi inviato a Como, condirettore reggente, poi richiamato nuovamente a Milano. Sarà, con sua soddisfazione, un eterno secondo.
Quindi fu il turno di un direttore donna, il cui stile direzionale l’ha fatta finire più volte sulla stampa e non solo a Lodi.
Via lei è stato il turno di un’altra direttrice, che sembrava la soluzione giusta, ma non lo è stata, la stessa veniva richiamata a Milano ed arrivava l’attuale direttrice, della quale avevo avuto una fugace conoscenza Pavia nel 1996.
Lo strano era che, con eccezione del giovane direttore che mi sostituì per primo, tutte le direttrici hanno suscitato reazioni negative, della popolazione detenuta, del personale o di tutti e due.
Non mi capacito, perché, come ho detto, è facile dirigere un carcere, Lodi poi facilissimo anche se non hanno trenta e passa anni di servizio alle spalle.
Avendolo constatato personalmente, le prime due non si fidavano del personale di polizia penitenziaria, circostanza che mi lasciava sconfortato e tale sfiducia permaneva anche dopo le mie rassicurazioni che stavano sbagliando.
Misteri dell’animo umano.
La direttrice attuale aveva ed ha una antipatia nei miei confronti, maturata in quel mese e mezzo di servizio prestato alle mie dipendenze nel 1996, dopo il quale si fece assegnare a Voghera, per poi rientrare a Pavia come vice dopo il mio secondo, forzato e definitivo allontanamento da quella sede di servizio, quindi rientrava a Pavia, successivamente a Voghera come reggente, poi la Casa Circondariale di Opera in qualità di vice.
Ciò sapendo, mi sono guardato bene dall’andare a trovarla, come avevo fatto con le altre, incontrandola una sola alla Festa del Corpo nel 2007, invito non più ripetuto con mia non poca soddisfazione.
In quella circostanza ebbi modo di constatare che la sua antipatia permaneva nei confronti, all'epoca era unilaterale, oggi non più, è reciproca.
Personalmente ero convinto che fosse un direttore di gradi potenzialità (non a caso il prof. Vittorio Grevi le fece fare il commento ad una norma del nuovo codice di procedura penale da lui pubblicato), che vengono però vanificate e talvolta annullate da motivi caratteriali.
Non riesce a tenere a freno spunti caratteriali, pur essendo in possesso una brillante intelligenza, il che fa correre il rischio di creare situazioni mobbizzanti nei confronti del personale dipendente.
Non ho avuto modo di conoscerla meglio, almeno direttamente, ma echi continuano a pervenirmi, con buona pace del provveditore regionale che sembra non eccessivamente interessato al benessere del personale di polizia penitenziaria, egli (l'ho già scritto) laureato in giurisprudenza sostenne una tesi in criminologia con il prof. Alfredo Paolella, ucciso dalle BR nel 1978, e sembra più versato ad occuparsi dei detenuti che degli agenti, mentre a mio giudizio queste due categorie devono essere bilanciate attentamente.
Quindi fu il turno di un direttore donna, il cui stile direzionale l’ha fatta finire più volte sulla stampa e non solo a Lodi.
Via lei è stato il turno di un’altra direttrice, che sembrava la soluzione giusta, ma non lo è stata, la stessa veniva richiamata a Milano ed arrivava l’attuale direttrice, della quale avevo avuto una fugace conoscenza Pavia nel 1996.
Lo strano era che, con eccezione del giovane direttore che mi sostituì per primo, tutte le direttrici hanno suscitato reazioni negative, della popolazione detenuta, del personale o di tutti e due.
Non mi capacito, perché, come ho detto, è facile dirigere un carcere, Lodi poi facilissimo anche se non hanno trenta e passa anni di servizio alle spalle.
Avendolo constatato personalmente, le prime due non si fidavano del personale di polizia penitenziaria, circostanza che mi lasciava sconfortato e tale sfiducia permaneva anche dopo le mie rassicurazioni che stavano sbagliando.
Misteri dell’animo umano.
La direttrice attuale aveva ed ha una antipatia nei miei confronti, maturata in quel mese e mezzo di servizio prestato alle mie dipendenze nel 1996, dopo il quale si fece assegnare a Voghera, per poi rientrare a Pavia come vice dopo il mio secondo, forzato e definitivo allontanamento da quella sede di servizio, quindi rientrava a Pavia, successivamente a Voghera come reggente, poi la Casa Circondariale di Opera in qualità di vice.
Ciò sapendo, mi sono guardato bene dall’andare a trovarla, come avevo fatto con le altre, incontrandola una sola alla Festa del Corpo nel 2007, invito non più ripetuto con mia non poca soddisfazione.
In quella circostanza ebbi modo di constatare che la sua antipatia permaneva nei confronti, all'epoca era unilaterale, oggi non più, è reciproca.
Personalmente ero convinto che fosse un direttore di gradi potenzialità (non a caso il prof. Vittorio Grevi le fece fare il commento ad una norma del nuovo codice di procedura penale da lui pubblicato), che vengono però vanificate e talvolta annullate da motivi caratteriali.
Non riesce a tenere a freno spunti caratteriali, pur essendo in possesso una brillante intelligenza, il che fa correre il rischio di creare situazioni mobbizzanti nei confronti del personale dipendente.
Non ho avuto modo di conoscerla meglio, almeno direttamente, ma echi continuano a pervenirmi, con buona pace del provveditore regionale che sembra non eccessivamente interessato al benessere del personale di polizia penitenziaria, egli (l'ho già scritto) laureato in giurisprudenza sostenne una tesi in criminologia con il prof. Alfredo Paolella, ucciso dalle BR nel 1978, e sembra più versato ad occuparsi dei detenuti che degli agenti, mentre a mio giudizio queste due categorie devono essere bilanciate attentamente.
A mio giudizio il personale di polizia penitenziaria deve essere difeso e tutelato anche quando vi sono frizioni (uso un eufemismo) con le altre forze di polizia e ciò pare non accada, quanto meno in un caso non è accaduto.
Fatto sta che più di una volta alcuni agenti si sono rivolti a me per ottenere aiuto in campo amministrativo, fiducioso della mia esperienza, circostanza che provocava malumore nelle interessate.
Ho avuto il dubbio che anche l’attuale direttrice non gradisca ciò che io faccio in aiuto del personale: memorie difensive, ricorsi gerarchici, ricorsi straordinari al Capo dello Stato.
Tornando agli spunti caratteriali dell’attuale direttrice, credo che sia un sintomo rivelatore la circostanza che sia a Voghera che adesso a Lodi ha fatto dipingere (l'ho già scritto) le pareti dell’ufficio del direttore di rosso cardinale.
È una bizzarria, poco male.
Però, mentre la prima direttrice sembrava pensare che Lodi fosse un supercarcere, oggi si è ecceduto nel versante opposto, il che paradossalmente è un bene perchè il trattamento dei detenuti in esecuzione di pena abbisogna di spazi di libertà, che il nuovo edificio offre a sufficienza, almeno offriva prima dei 'rumors' di modifiche strutturali e di parziale destinazione ad uso detentivo.
Però non va dimenticato che v’è un limite invalicabile, quello della sicurezza.
Pare che i detenuti usufruiscano della palestra a loro destinata in orari non proprio raccomandabili, e cioè dalle ore 19.30 alle 21.
Ci si può chiedere dov’è l’insidia. È nella circostanza che nel turno pomeridiano, se non ricordo male vi sono spesso solo quattro agenti (capoposto, portineria, blocco, I e II sezione): chi sorveglia la palestra detenuti ? Fatalmente le due sezioni sono affidate ad un solo agente, mentre l’altro va in palestra. Ma quando le unità si riducono a tre cosa succede ?
Non solo. In questa fascia oraria non c’è l’istruttore esterno convenzionato, che viene solo il mattino e oggi potrebbe non esserci più.
Inoltre, alle ore 19 la guardia medica carceraria (cronica mancanza di fondi) cessa l’attività, rimane solo l’infermiere convenzionato.
Per finire, va segnalato che ogni attività presso il nuovo edificio adibito ad attività trattamentali è spesso svolta in mancanza di una unità di sorveglianza: gli operatori, interni ed esterni, restano solo con i detenuti, i detenuti della redazione del giornale interno “UOMINI LIBERI” restano (quasi) SEMPRE da soli.
La regola è che esperti (psicologi) ed altri operatori (medici, infermieri, volontari) non possono restare da soli con i detenuti, in quanto non sono dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria, ma solo liberi professionisti, che non percepiscono l’indennità di rischio, denominata “indennità di servizio penitenziario”.
E fra essi, i medici di guardia sono tenuti a stipulare un’assicurazione contro le malattie professionali, solo quelle.
Sarebbe bene ricordarsene, per la tranquillità di tutti. E rendersi conto che un dipendente che presenta un ricorso non ha perpetrato un’offesa a nessuno ma solo esercitato un proprio diritto.
Direbbe Giobbe Covatta: “Basta poco che ce vo'”.
Bisogna essere meridionali per capire questa massima di saggezza?
Tra l'altro, il provveditore regionale lo è, meridionale.
Fatto sta che più di una volta alcuni agenti si sono rivolti a me per ottenere aiuto in campo amministrativo, fiducioso della mia esperienza, circostanza che provocava malumore nelle interessate.
Ho avuto il dubbio che anche l’attuale direttrice non gradisca ciò che io faccio in aiuto del personale: memorie difensive, ricorsi gerarchici, ricorsi straordinari al Capo dello Stato.
Tornando agli spunti caratteriali dell’attuale direttrice, credo che sia un sintomo rivelatore la circostanza che sia a Voghera che adesso a Lodi ha fatto dipingere (l'ho già scritto) le pareti dell’ufficio del direttore di rosso cardinale.
È una bizzarria, poco male.
Però, mentre la prima direttrice sembrava pensare che Lodi fosse un supercarcere, oggi si è ecceduto nel versante opposto, il che paradossalmente è un bene perchè il trattamento dei detenuti in esecuzione di pena abbisogna di spazi di libertà, che il nuovo edificio offre a sufficienza, almeno offriva prima dei 'rumors' di modifiche strutturali e di parziale destinazione ad uso detentivo.
Però non va dimenticato che v’è un limite invalicabile, quello della sicurezza.
Pare che i detenuti usufruiscano della palestra a loro destinata in orari non proprio raccomandabili, e cioè dalle ore 19.30 alle 21.
Ci si può chiedere dov’è l’insidia. È nella circostanza che nel turno pomeridiano, se non ricordo male vi sono spesso solo quattro agenti (capoposto, portineria, blocco, I e II sezione): chi sorveglia la palestra detenuti ? Fatalmente le due sezioni sono affidate ad un solo agente, mentre l’altro va in palestra. Ma quando le unità si riducono a tre cosa succede ?
Non solo. In questa fascia oraria non c’è l’istruttore esterno convenzionato, che viene solo il mattino e oggi potrebbe non esserci più.
Inoltre, alle ore 19 la guardia medica carceraria (cronica mancanza di fondi) cessa l’attività, rimane solo l’infermiere convenzionato.
Per finire, va segnalato che ogni attività presso il nuovo edificio adibito ad attività trattamentali è spesso svolta in mancanza di una unità di sorveglianza: gli operatori, interni ed esterni, restano solo con i detenuti, i detenuti della redazione del giornale interno “UOMINI LIBERI” restano (quasi) SEMPRE da soli.
La regola è che esperti (psicologi) ed altri operatori (medici, infermieri, volontari) non possono restare da soli con i detenuti, in quanto non sono dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria, ma solo liberi professionisti, che non percepiscono l’indennità di rischio, denominata “indennità di servizio penitenziario”.
E fra essi, i medici di guardia sono tenuti a stipulare un’assicurazione contro le malattie professionali, solo quelle.
Sarebbe bene ricordarsene, per la tranquillità di tutti. E rendersi conto che un dipendente che presenta un ricorso non ha perpetrato un’offesa a nessuno ma solo esercitato un proprio diritto.
Direbbe Giobbe Covatta: “Basta poco che ce vo'”.
Bisogna essere meridionali per capire questa massima di saggezza?
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