
Dalla tragedia di Messina alla faziosità esibita del direttore del Tg1. Dalle parole in libertà di Di Pietro alle assenze dei deputati dell'opposizione. Una sequenza di eventi allarmanti
Molte cose in questa settimana, eventi grandi e piccoli, comportamenti oggettivamente virtuosi ed altri oggettivamente condannevoli (uso l'avverbio 'oggettivamente' per rispettare la norma che condanna il peccato ma non il peccatore). Non potendo analizzare il vasto campo di tanti accadimenti, adotterò l'antico metodo della spigolatura.
Il ministro dello Stato sociale, che mette continuamente bocca in faccende che non lo riguardano, ha detto che la manifestazione del 3 ottobre in piazza del Popolo a Roma dedicata alla libertà d'informazione è stata un flop. Ad essa hanno partecipato trecentomila persone. Tutta l'area dal ponte sul Tevere che proviene da piazza della Libertà fino a piazza Augusto Imperatore era gremita all'inverosimile. Non so quali siano i metri di giudizio del ministro Sacconi. Se questo è un flop vuol dire che si aspettava tre o quattro milioni di persone. Cercheremo di far meglio la prossima volta.
Giovedì primo ottobre sono andati in onda 'Annozero' alle ore 21.10 e 'Porta a porta' alle 23.20. La prima, condotta da Santoro, ha registrato un ascolto di 7 milioni di persone, la seconda condotta da Vespa poco meno di 2 milioni. In quel pomeriggio Berlusconi ricevette il direttore di 'Libero', Belpietro, che è poi intervenuto ad entrambe le trasmissioni. E Bruno Vespa. Quest'ultimo ha precisato in una lettera a 'Repubblica' d'essere andato a parlare con il premier del suo nuovo libro. L'ha scritto e noi gli crediamo, ma questo non modifica in nulla il fatto che una trasmissione della Rai ha preso di petto un'altra trasmissione della medesima azienda.
Sarebbe certamente un esempio di pluralismo se Santoro da un lato e Vespa dall'altro avessero ispirato le rispettive trasmissioni sul medesimo oggetto con modalità diverse l'uno dall'altro; ma non è soltanto questo che è avvenuto. Vespa, attraverso i suoi ospiti Belpietro, La Russa e Romani ha attaccato con aperta polemica la trasmissione 'Annozero' ed ha stentoreamente ripetuto per tre volte che "gli intolleranti sono di sinistra". Può senz'altro dirlo, è un'opinione come un'altra, ma con questo modo di condurre ha ormai definitivamente certificato che anche la Rai ha il suo Emilio Fede. Noi lo sapevamo da un pezzo, adesso è palese per tutti.
Minzolini. Che dire del direttore del Tg1? Del suo editoriale del 3 ottobre sulla manifestazione appena conclusa a Piazza del Popolo? Di fronte a Minzolini, Bruno Vespa somiglia al re Salomone quanto a imparzialità di giudizio; fa finta di essere imparziale e qualcuno ci casca anche. Minzolini no, non fa finta. Minzolini è fazioso, ne è consapevole e vuole farlo sapere. Non potendo esserlo fino in fondo nel suo Tg1 se non con lo strumento assai usato delle omissioni, interviene personalmente manipolando la realtà di quanto è accaduto. La sera del 3 ottobre il direttore del Tg1 si è volontariamente collocato non solo più a destra di Vespa ma dello stesso Emilio Fede sopra ricordato. Qui non si tratta di giornali di proprietà privata ma del servizio pubblico. Quanto può continuare una situazione di questo genere?
Antonio Di Pietro ha pesantemente attaccato il presidente della Repubblica sostenendo che aver promulgato la legge sullo scudo fiscale è stato un atto "oggettivamente vile". Tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione si sono schierate a difesa del Presidente manifestandogli piena solidarietà. Il Quirinale ha detto che le accuse di Di Pietro sono "al di là di ogni commento". Non si poteva dir meglio.
Napolitano, rispondendo alle domande di alcuni cittadini sull'argomento in questione, ha spiegato che la legge sullo scudo fiscale non contiene a suo avviso evidenti elementi di incostituzionalità. Così stando le cose il presidente della Repubblica non ha il potere di bloccare la legge. Cade quindi totalmente l'accusa di Di Pietro, motivata soltanto dal suo populismo e dalla sua affannosa ricerca di visibilità.
Il Presidente, nel corso delle sue spiegazioni, ha aggiunto che la Costituzione gli assegna il potere di rinviare una legge alle Camere in seconda lettura, ma prevede anche che la sua firma di promulgazione diventi obbligatoria quando il Parlamento gli rinvia per la seconda volta la legge, anche se identica a quella approvata e poi rinviata. Quindi il potere di rinvio è di fatto inutile. Così Napolitano.
Su quest'ultimo punto mi permetto un'osservazione. Se ci fossero evidenti elementi di incostituzionalità il potere di rinvio può e anzi deve essere esercitato. Potrà provocare il ravvedimento delle Camere e comunque eserciterà un peso non indifferente sulla pubblica opinione. Conoscendo Giorgio Napolitano siamo sicuri che in caso di palese incostituzionalità, egli userebbe tutti i poteri di cui dispone e il rinvio al Parlamento tra questi.
Ventinove deputati d'opposizione (22 appartenenti al Pd) non erano presenti al voto conclusivo sullo scudo fiscale. Il provvedimento è passato con soli 20 voti di maggioranza perché al centrodestra le assenze erano più d'una sessantina.
Le assenze tra le file dell'opposizione hanno provocato grandissimo sconcerto nell'opinione pubblica. Gli organi del Pd e dell'Udc si sono impegnati ad applicare dure sanzioni contro gli assenti. Certo gli ammalati sono fuori questione se le ragioni d'impossibilità saranno adeguatamente certificate. Gli altri assenti non ci pare che meritino scusanti, neppure quelli che erano lontani da Roma e potevano agevolmente rientrare.
Metto per ultimo l'evento più grave della settimana: il nubifragio e le frane a Messina, i morti, i dispersi, le rovine. Si è trattato, come tutti i giornali hanno scritto, di una catastrofe annunciata perché i fenomeni franosi in quella zona si erano già ripetutamente verificati da oltre un anno. Faccio dunque una domanda a Bertolaso, sottosegretario e capo della Protezione civile: non spetta anche a lui, anzi a lui soprattutto, il compito di prevenire i disastri quando essi sono già stati avvistati? Era certamente al corrente della situazione a Messina, che cosa ha fatto per prevenire il disastro? Mi aspetto una risposta in mancanza della quale dovrei dedurre che il vezzo di non rispondere alle domande della stampa è ormai diventato generale nel governo di cui anche Bertolaso fa parte.
(08 ottobre 2009)
Il ministro dello Stato sociale, che mette continuamente bocca in faccende che non lo riguardano, ha detto che la manifestazione del 3 ottobre in piazza del Popolo a Roma dedicata alla libertà d'informazione è stata un flop. Ad essa hanno partecipato trecentomila persone. Tutta l'area dal ponte sul Tevere che proviene da piazza della Libertà fino a piazza Augusto Imperatore era gremita all'inverosimile. Non so quali siano i metri di giudizio del ministro Sacconi. Se questo è un flop vuol dire che si aspettava tre o quattro milioni di persone. Cercheremo di far meglio la prossima volta.
Giovedì primo ottobre sono andati in onda 'Annozero' alle ore 21.10 e 'Porta a porta' alle 23.20. La prima, condotta da Santoro, ha registrato un ascolto di 7 milioni di persone, la seconda condotta da Vespa poco meno di 2 milioni. In quel pomeriggio Berlusconi ricevette il direttore di 'Libero', Belpietro, che è poi intervenuto ad entrambe le trasmissioni. E Bruno Vespa. Quest'ultimo ha precisato in una lettera a 'Repubblica' d'essere andato a parlare con il premier del suo nuovo libro. L'ha scritto e noi gli crediamo, ma questo non modifica in nulla il fatto che una trasmissione della Rai ha preso di petto un'altra trasmissione della medesima azienda.
Sarebbe certamente un esempio di pluralismo se Santoro da un lato e Vespa dall'altro avessero ispirato le rispettive trasmissioni sul medesimo oggetto con modalità diverse l'uno dall'altro; ma non è soltanto questo che è avvenuto. Vespa, attraverso i suoi ospiti Belpietro, La Russa e Romani ha attaccato con aperta polemica la trasmissione 'Annozero' ed ha stentoreamente ripetuto per tre volte che "gli intolleranti sono di sinistra". Può senz'altro dirlo, è un'opinione come un'altra, ma con questo modo di condurre ha ormai definitivamente certificato che anche la Rai ha il suo Emilio Fede. Noi lo sapevamo da un pezzo, adesso è palese per tutti.
Minzolini. Che dire del direttore del Tg1? Del suo editoriale del 3 ottobre sulla manifestazione appena conclusa a Piazza del Popolo? Di fronte a Minzolini, Bruno Vespa somiglia al re Salomone quanto a imparzialità di giudizio; fa finta di essere imparziale e qualcuno ci casca anche. Minzolini no, non fa finta. Minzolini è fazioso, ne è consapevole e vuole farlo sapere. Non potendo esserlo fino in fondo nel suo Tg1 se non con lo strumento assai usato delle omissioni, interviene personalmente manipolando la realtà di quanto è accaduto. La sera del 3 ottobre il direttore del Tg1 si è volontariamente collocato non solo più a destra di Vespa ma dello stesso Emilio Fede sopra ricordato. Qui non si tratta di giornali di proprietà privata ma del servizio pubblico. Quanto può continuare una situazione di questo genere?
Antonio Di Pietro ha pesantemente attaccato il presidente della Repubblica sostenendo che aver promulgato la legge sullo scudo fiscale è stato un atto "oggettivamente vile". Tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione si sono schierate a difesa del Presidente manifestandogli piena solidarietà. Il Quirinale ha detto che le accuse di Di Pietro sono "al di là di ogni commento". Non si poteva dir meglio.
Napolitano, rispondendo alle domande di alcuni cittadini sull'argomento in questione, ha spiegato che la legge sullo scudo fiscale non contiene a suo avviso evidenti elementi di incostituzionalità. Così stando le cose il presidente della Repubblica non ha il potere di bloccare la legge. Cade quindi totalmente l'accusa di Di Pietro, motivata soltanto dal suo populismo e dalla sua affannosa ricerca di visibilità.
Il Presidente, nel corso delle sue spiegazioni, ha aggiunto che la Costituzione gli assegna il potere di rinviare una legge alle Camere in seconda lettura, ma prevede anche che la sua firma di promulgazione diventi obbligatoria quando il Parlamento gli rinvia per la seconda volta la legge, anche se identica a quella approvata e poi rinviata. Quindi il potere di rinvio è di fatto inutile. Così Napolitano.
Su quest'ultimo punto mi permetto un'osservazione. Se ci fossero evidenti elementi di incostituzionalità il potere di rinvio può e anzi deve essere esercitato. Potrà provocare il ravvedimento delle Camere e comunque eserciterà un peso non indifferente sulla pubblica opinione. Conoscendo Giorgio Napolitano siamo sicuri che in caso di palese incostituzionalità, egli userebbe tutti i poteri di cui dispone e il rinvio al Parlamento tra questi.
Ventinove deputati d'opposizione (22 appartenenti al Pd) non erano presenti al voto conclusivo sullo scudo fiscale. Il provvedimento è passato con soli 20 voti di maggioranza perché al centrodestra le assenze erano più d'una sessantina.
Le assenze tra le file dell'opposizione hanno provocato grandissimo sconcerto nell'opinione pubblica. Gli organi del Pd e dell'Udc si sono impegnati ad applicare dure sanzioni contro gli assenti. Certo gli ammalati sono fuori questione se le ragioni d'impossibilità saranno adeguatamente certificate. Gli altri assenti non ci pare che meritino scusanti, neppure quelli che erano lontani da Roma e potevano agevolmente rientrare.
Metto per ultimo l'evento più grave della settimana: il nubifragio e le frane a Messina, i morti, i dispersi, le rovine. Si è trattato, come tutti i giornali hanno scritto, di una catastrofe annunciata perché i fenomeni franosi in quella zona si erano già ripetutamente verificati da oltre un anno. Faccio dunque una domanda a Bertolaso, sottosegretario e capo della Protezione civile: non spetta anche a lui, anzi a lui soprattutto, il compito di prevenire i disastri quando essi sono già stati avvistati? Era certamente al corrente della situazione a Messina, che cosa ha fatto per prevenire il disastro? Mi aspetto una risposta in mancanza della quale dovrei dedurre che il vezzo di non rispondere alle domande della stampa è ormai diventato generale nel governo di cui anche Bertolaso fa parte.
(08 ottobre 2009)
1 commento:
E' EVIDENTE CHE EUGENIO SCALFARI NON AMA ANTONIO DI PIETRO, CHE ACCUSA DI 'POPULISMO' E DI BISOGNO SFRENATO DI VISIBILITA'.
IN CIO' MI TROVO IN DISACCORDO.
ANTONIO DI PIETRO NON E' DIRETTORE DI UN QUOTIDIANO O DI UN SETTIMANALE MA DI UNA FORMAZIONE POLITICA NUOVA, EMERGENTE, CRESCENTE, CHE DEVE STRAPPARE ELETTORI ALLA CONCORRENZA E NON SOLO.
SE ANTONIO DI PIETRO SI RIVOLGESSE ALLA GENTE USANDO (AMMESSO CHE NE SIA CAPACE) IL LINGUAGGIO RAFFINATO DI EUGENIO SCALFARI, FAREBBE UN RACCOLTO MAGRO, MOLTO MAGRO.
QUI OCCORRE ARRIVARE ALLA PANCIA DELLA GENTE, COME FA BERLUSCONI, O AL SUO CUORE, COME TENTA DI FARE DI PIETRO.
IL SUO LINGUAGGIO NON E' RAFFINATO, MA E' DIRETTO ED ARRIVA A BERSAGLIO.
QUANTO ALLO SCUDO FISCALE, EUGENIO SCALFARI HA DISPREZZATO L'OPINIONE ANCHE CI COSTITUZIONALISTI E DI MAGISTRATI, COME BRUNO TINTI, CHE DIMOSTRAVANO NON L'OPPORTUNITA' MA IL DOVERE DI RIMANDARE LA LEGGE CON MESSAGGIO MOTIVATO ALLE CAMERE, ANCHE SE SI TRATTAVA DI UN DECRETO-LEGGE, CHE SAREBBE DECADUTO (I DECRETI-LEGGE SI POSSONO REITERARE).
LE PAROLE DI GIORGIO NAPOLITANO, ALLE QUALI SCALFARI CERCA DI METTERE UNA PEZZA, SONO UNIVOCHE, E' INUTILE RIMANDARE LE LEGGI AL PARLAMENTO TANTO LO STESSO, PER LA MAGGIORANZA SCHIACCIANTE DEL CENTRO-DESTRA, LE RIVOTA E POI LUI E' COSTRETTO A FIRMARLE, QUINDI E' INUTILE.
UN SILLOGISMO INCREDIBILE!
MA ALLORA CHE CI STA A FARE IN QUEL POSTO?
SCALFARIO DICE "Conoscendo Giorgio Napolitano siamo sicuri che in caso di palese incostituzionalità, egli userebbe tutti i poteri di cui dispone e il rinvio al Parlamento tra questi."
LA COSTITUZIONE NON DICE CHE IL RINVIO ALLE CAMERE DEVE AVVENIRE IN CASO DI 'PALESE' INCOSTITUZIONALITA' DELLA LEGGE DA PROMULGARE.
DUNQUE? CHI HA RAGIONE, DI PIETRO O SCALFARI?
Posta un commento