Farefuturo, la fondazione legata al presidente della Camera, rilancia la questione morale legata alle scelte del centrodestra
di Luca Telese
di Luca Telese
A stupire è abituata, se non altro perché fu proprio un suo commento a far divampare, insieme alle dichiarazioni di Veronica Lario il cosiddetto scandalo delle Veline. Oggi Sofia Ventura, “cervello” della fondazione “Farefuturo”, torna ad esprimere opinioni controcorrente sul caso Cosentino. La giovane punta di lancia della galassia finiana medita le sue parole con cura, ma prende una posizione molto chiara: “Bisognerebbe che i leader nazionali - osserva per cominciare - iniziassero a pensare e a riflettere sulla possibilità di mettere in campo dei gesti di coraggio e di discontinuità. Il primo che mi viene in mente, è la capacità di rinunciare agli ‘Acchiappavoti’, soprattutto - aggiunge la Ventura - quando si trovano in una posizione giudiziaria non chiara. Purtroppo, di questi tempi, accade molto spesso il contrario”.
Si parla ovviamente della candidatura a presidente della regione Campania, che in queste ore ha preso corpo per il sottosegretario azzurro, colpito dalle rivelazioni dei pentiti e lambito da una inchiesta sulla camorra, eppure, malgrado questo, designato dalla sua coalizione a sfidare il centrosinistra sotto le bandiere del Pdl. La Ventura su questo punto non ha dubbi: “Io, ovviamente, non posso conoscere le carte di queste inchieste, i dettagli processuali di una indagine che non è ancora formalmente conclusa. Credo però che il principio guida da rispettare dovrebbe essere - osserva la giovane ricercatrice di Farefuturo - quello di tenere fuori, coloro che sono coinvolti in procedimenti giudiziari. Possono esserci eccezioni, certo, ma solo quando si tratta di reati veniali o di equivoci accertati. Altrimenti - aggiunge - poniamo proprio il caso del possibile candidato presidente della Campania, eventuali sviluppi delle indagini, se il sottosegretario venisse eletto, produrrebbero delle gravi conseguenze istituzionali”.
La Ventura si fa da sola la prima obiezione possibile al suo ragionamento: “So che qualcuno dirà: ma applicare questo principio non significa consegnare alla magistratura, di fatto, un potere di veto sulle candidature, dal momento che basta iscrivere qualcuno nel registro dagli indagati per escluderlo da una competizione?”. E cosa si risponde? “In primo luogo che l’alternativa, quella di trasferire un problema giudiziario sul piano politico, può essere anche molto peggiore. E poi, anche se io penso che esista una parte della magistratura che è politicizzata, che non si può delegittimare un corpo dello stato nel suo insieme”.
Un tempo la destra missina faceva della questione morale un fiore all’occhiello e rivendicava il merito di essere rimasta fuori dalle inchieste di tangentopoli... “Lo so bene, ma per la mia storia personale e per la mia indole non posso essere nostalgica di un passato che non ho conosciuto: all’epoca delle inchieste di Mani pulite ero poco più che un bambina. Di sicuro - aggiunge - penso che sarebbe necessario marcare una differenza netta da quella sinistra che predica bene e razzola male, e non riesce a prendere le distanze dai suoi leader implicati in procedimenti giudiziari”. A chi pensa? Risposta nettissima: “In primo luogo a Bassolino. Anzi, se mi concede una rima - sorride la Ventura - non candidare nè Cosentino, e né Bassolino mi sembra una ottima parola d’ordine. Meriterebbe di essere adottata, non crede?”.
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