Intervenendo a Ballarò l'onnipresente Berlusconi ha affermato che l'anomalia in Italia sono «i pubblici ministeri e i giudici comunisti di Milano». Ormai il cavaliere ci ha abituato a tali e tante violazioni di ogni regola istituzionale che quest'affermazione, gravissima, è stata accolta come normale, o quasi, solo Di Pietro l'ha definita per quello che è: eversiva. Infatti le cose sono due. O Berlusconi ha le prove di quel che afferma e allora il suo dovere di cittadino, prima ancora che di premier, è di fare i nomi dei pm e dei giudici felloni alla procura della Repubblica competente perché autori del più grave reato che un magistrato possa commettere: non aver applicato la legge o averla manipolata per fini che con la giustizia non hanno nulla a che fare (questo sottintendono i termini "comunisti", "complotto", "sentenza politica"). Oppure è un volgare calunniatore. Ma c'è di più. Perché Berlusconi non denuncia alla magistratura i pm e i giudici che ritiene corrotti? Perché, evidentemente, ritiene corrotta l'intera magistratura. Non la ritiene legittimata a giudicarlo. È come se ogni volta che viene colpito da un provvedimento giudiziario Berlusconi si dichiarasse "prigioniero politico", come facevano i brigatisti. Ecco perché le dichiarazioni di Berlusconi (quella dell'altro giorno e le infinite altre dello stesso tenore) sono eversive. Se il presidente del Consiglio è il primo a non credere alla Magistratura, alle leggi che è chiamata ad applicare, allo Stato che egli rappresenta in prima persona, perché mai dovremmo crederci noi cittadini? Perché dovremmo credere alla legittimità della Magistratura, delle leggi, dello Stato che le emana e dello stesso premier che da questo sistema corrotto è stato espresso? È il motivo per cui né Andreotti né Forlani hanno mai parlato di "complotto". Perché Andreotti e Forlani saranno stati quello che saranno stati, ma avevano il senso di essere classe dirigente e una classe dirigente non delegittima le Istituzioni perché così delegittimerebbe anche se stessa. Berlusconi invece è solo un avventuriero. Après moi le deluge.
Ed è grottesco che un simile personaggio, che disprezza la Magistratura in toto («i magistrati sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana») che, come minimo, non ne capisce il ruolo fondamentale, si appresti ora a varare la riforma della Giustizia. E infatti già da adesso si sa che questa riforma non affronterà la vera, gravissima, anomalia della giustizia italiana, l'abnorme durata dei processi penali, che mortifica gli innocenti, premia i colpevoli e ha catastrofiche conseguenze sulla certezza della pena, su un'equa durata della carcerazione preventiva, sulla possibilità di tutelare il segreto istruttorio, ma inzepperà i Codici di norme ad hoc (ulteriore abbreviamento dei tempi di prescrizione, trasferimento a Roma dei processi "alle più alte cariche dello Stato") per salvare Berlusconi da quelli che, pudicamente, vengono chiamati i suoi "guai giudiziari".
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