domenica 18 ottobre 2009

RITORNO AL RIFIUTO



Napoli: discariche al limite, periferie di nuovo invase
E l’inceneritore di Acerra è ancora a mezzo servizio
di Enrico Fierro


Una cosa sola non ti tradisce mai nella Napoli dei disastri: ‘a munnezza. Non trovi più i sacchetti neri ammassati per le strade del centro come nei giorni dell'emergenza nera. Berlusconi "ha fatto 'o miracolo", ha ripulito la città. Ad Acerra ha inaugurato l'inceneritore sulle note di ‘O sole mio. I militari armati sorvegliano discariche e impianti. Nessuno protesta più. La Campania è pulita e Bassolino si avvia mestamente sul viale del tramonto. Ma davvero la monnezza di Napoli è scomparsa? Non proprio. È nascosta nelle discariche disseminate su tutto il territorio della regione. Costruite nel mezzo di centri abitati, a ridosso di ospedali, sulle colline della Campania dell’"osso", o sulle terre di quella che prima della devastazione era la "Campania felix". Migliaia di tonnellate di monnezza, impacchettata in cubi enormi giacciono nei depositi degli stabilimenti che una volta chiamavano Cdr (combustibile da rifiuto) o nelle discariche a formare montagne di "ecoballe". Sorvegliate da militari armati. Vietato fare riprese, vietato fotografare, vietato porre domande. Vietato tutto. Ma non buttare rifiuti bidoni, copertoni, pezzi d'auto, materassi, medicine scadute, vecchi mobili ai bordi delle strade. La periferia di Giugliano e le vie che portano alla grande discarica di Taverna del Re e dell'ex Cdr, sono un letamaio di veleni. "I camion della camorra li scaricano qui di notte - racconta Raffaele Del Giudice, il direttore di Legambiente Campania - è un traffico continuo". La tecnica per bruciare i rifiuti pericolosi per strada è collaudata. Si prepara prima un "letto di combustione", paglia e vecchi materassi, poi si appoggiano sopra bidoni, scarti di amianto, plastiche. Brucia tutto in questa enorme periferia che dall'Asse Mediano (la spina dorsale del diavolo, la chiamano) ci porta a Giugliano, Qualiano, e verso i comuni del Casertano. Le terre perse dove si può tutto. E nessuno vede.
Neppure i militari bardati come in zona di guerra che a poche centinaia di metri sorvegliano lo "Stir", un altro "miracolo" della gestione dell'emergenza rifiuti di Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso. Sono i sette vecchi impianti Cdr, quelli che dovevano trasformare la monnezza in combustibile da rifiuti, ora - e dopo una spesa di almeno 20 milioni di euro - sono stati trasformati in Stabilimenti per la triturazione e l'imbustamento dei rifiuti. Stir, basta la parola. Ma è monnezza, ecoballe come prima, robaccia che difficilmente potrà essere bruciata ad Acerra, finora l'unico inceneritore esistente in Campania. Lo dicono gli esperti. "Cosa c'è in quelle balle, e lo scarto, la frazione organica, dove va?". Raffaele Del Giudice si pone mille domande. Le risposte non ci sono. Le ecoballe, o come si chiamano ora, sono danari. Centiniaia di milioni di euro quando saranno incenerite e trasformate in energia. È scritto in una legge del 1992 che finanziava l'energia prodotta da fonti rinnovabili, o "assimilate". Bastò quest'ultima parolina a trasformare la monnezza ufficiale in grande business per le grandi compagnie, un affare da 30 miliardi di euro. Miracolo "Cip6", soldi che pioveranno anche sulle grandi imprese che gestiscono l'inceneritore di Acerra (Impregilo e A2A, la società che fa funzionare i termovalorizzatori di Milano e Brescia), quello costruito dalla sola Impregilo e finito al centro dei vari scandali di munnezzopoli, e sugli altri inceneritori che saranno tirati su a Salerno, a Santa Maria La Fossa e a Napoli città. Trent'anni fa, analizzando un altro disastro della Campania, il terremoto del 1980, e la pioggia di 60mila miliardi che inondò la regione, la studiosa Ada Becchi Collidà parlò di "economia della catastrofe". Una manna per le grandi imprese del nord e per la camorra. Oggi Naomi Klein ci racconta la shock economy.
Due conclusioni simili: "Le grandi catastrofi sgretolano il tessuto sociale, non solo le case". E vista dalle terre perse di Giugliano e dintorni, ti accorgi che qui la teoria è già drammatica realtà. Ferite sulla carne viva delle gente che vive in questa immensa metropoli. Cemento, centri commerciali e business rifiuti. Non c'è altro. Ci guadagna la camorra che continua ad importare scarti industriali pericolosi dal Nord. Tra Napoli e Caserta sono almeno nove le discariche abusive del clan dei Casalesi. Nessuno le ha bonificate. Affari, puliti, certificati per legge, anche per le grandi imprese che gestiscono gli inceneritori. Ad Acerra il miracolo si chiama Cip6. "Abbiamo fatto bandi di gara per due volte per il termovalorizzatore di Acerra e per due volte la gara è andata deserta perché non ci si poteva avvalere dei contributi Cip6. Se noi non consentiamo questo le prossime gare andranno deserte e allora possiamo prendere il decreto e metterlo nel cassetto''. Il 18 giugno 2008, Guido Bertolaso parlò alla Camera e convinse maggioranza e opposizione. Ma ad Acerra le cose non vanno. "Perché il collaudo della struttura viene fatto bruciando rifiuti tal quale, quelli dei cassonetti. Perché i dati dell'Arpac ci dicono che i limiti di emissione di Pm10 sono stati superati nella misura di 17 giorni su 60 e di ben 11 volte negli ultimi 14 giorni. Perché non c'è un adeguato sistema di monitoraggio delle emissioni e quindi non viene garantita una tempestiva e necessaria valutazione della quantità e qualità degli inquinanti emessi. Perché una situazione di questo tipo determina una esposizione della popolazione alla inalazione, e comunque all'assunzione attraverso il ciclo alimentare di sostanze altamente tossiche e nocive per la salute". Il 1 giugno di quest'anno Tommaso Sodano, presidente della Commissione ambiente quando era senatore di Rifondazione comunista, ha presentato un dettagliato esposto alla Procura di Napoli. Guido Bertolaso si è offeso e ha annunciato una querela. Sodano la sta ancora aspettando.




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