martedì 10 novembre 2009

Bagnasco non critica il premier e avanza richieste


di Marco Politi


Passa la linea Bertone alla Conferenza episcopale italiana. Nessuna critica specifica alle prepotenze istituzionali del presidente del Consiglio, invece un appello rivolto indistintamente alle forze politiche perché si ponga fine alla conflittualità sistematica. È esattamente l’impostazione dettata dalla Segreteria di Stato vaticana. Di pari passo la Cei chiede al governo due cose precise. Garantire, rispetto alla pillola abortiva Ru486, l’obiezione di coscienza di medici, operatori sanitari e farmacisti. E ripristinare il livello dei finanziamenti alle scuole cattoliche, parzialmente intaccato dalla Finanziaria.
All’Assemblea dei vescovi, che d’autunno si svolge ad Assisi, il cardinale Bagnasco presidente della Cei evoca un “clima politico-mediatico”, ispirato a suo parere da una “sistematica e pregiudiziale contrapposizione”, spinta quasi ad “atteggiamenti di odio”. Il porporato esorta a svelenire urgentemente i rapporti per arrivare ad un disarmo nei comportamenti, abbandonando prassi bellicose e inconcludenti. E’ tutto un elenco di buone maniere politiche quello elencato da Bagnasco: bisogna superare le matrici ideologiche del passato, le campagne denigratorie, le polemiche strumentali. Per approdare ad un confronto leale, fatto di buona volontà e di onestà intellettuale. La Chiesa, soggiunge il cardinale, vuole gettare ponti per superare intolleranza e incomunicabilità.
Se la crisi italiana ha la specificità di nascere da precisi atteggiamenti di Berlusconi – la produzione sfrenata di leggi ad personam, il rifiuto di accettare il giudizio dei tribunali, l’attacco alla Corte Costituzionale, l’intolleranza per il dibattito parlamentare continuamente imbrigliato da decreti legge e ricorsi alla fiducia, il conflitto d’interessi, la smania di mettere le mani su tutto il servizio televisivo pubblico, l’impulso a riforme istituzionali nell’ottica di un esecutivo svincolato da quei pesi e contrappesi che caratterizzano le democrazie occidentali, in primis quelle presidenziali – la relazione Bagnasco si muove in un empireo dove manca persino l’invito, così attuale in queste ore, affinché la ventilata riforma della giustizia non sia piegata alle esigenze personalissime del premier danneggiando la macchina generale della giustizia e premiando schiere di criminali.
Il giudizio etico su molte cose accadute in questi mesi semplicemente non c’è. Né emerge il disagio che si manifesta in vari settori del mondo cattolico.
Sul mensile dell’Azione cattolica si denuncia ad esempio il recente scudo fiscale come “nuovo regalo ai soliti furbetti”, spiegando chiaramente che “copre anche gravi reati come il falso in bilancio, l’occultamento e la distruzione di documenti contabili e false fatturazioni”.
E tuttavia nell’appello di Bagnasco contro “atteggiamenti bellicosi e inconcludenti” si può leggere in controluce un incoraggiamento alle colombe del centro-destra a frenare l’aggressività di Berlusconi e a misurarsi con le opposizioni (Udc e Pd) sul terreno dei bisogni reali del paese. Come priorità il presidente della Cei indica alla classe politica ed economica, ma anche alle forze sociali, culturali e dell’informazione, la tutela dei ceti più deboli colpiti dalla crisi mondiale, la questione del Meridione, il precariato giovanile, il sostegno alle famiglie mono-reddito. Ancora una volta la gerarchia ecclesiastica punta, all’interno del governo, al ruolo moderatore e pragmatico di Letta, con il quale Benedetto XVI non a caso ha avuto un nuovo approfondito colloquio in aereo, recandosi domenica da Ciampino a Brescia. “Il paese deve tornare a crescere, condizione fondamentale per la giustizia sociale”, sottolinea Bagnasco.
Sul piano legato più strettamente alle questioni tra Chiesa e Stato italiano il presidente della Cei ribadisce le sue “riserve” sull’introduzione della pillola abortiva Ru486 nel sistema sanitario italiano e sull’eventualità di un insegnamento del Corano nelle scuole.
Non manca nella relazione Bagnasco un attacco alla sentenza, definita “surreale”, dei giudici europei sul crocifisso. Per il cardinale si tratta di un laicismo che promuove l’assenza di valori. La croce “può suggerire solo valori di amore vicendevole”.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

DITEMI COME SI PUO' CONTINUARE AD ESSERE CATTOLICI!