Il vino lo ha portato Rotondi. Il vertice a via del Plebiscito per parlare di candidature regionali era cominciato da poco più di mezz’ora quando l'allegro ex esponente Dc si è presentato con una borsa di pelle piena di bottiglie etichettate "popolo della Libertà doc".
Niente da ridere: B. ha subito pensato alla spendibilità del marchio: "Lo testerò con le suore".
Ma è stato l'unico momento di allegria di una giornata con livelli di tensione alti; colpa soprattutto di Fini, che oltre a volere qualcosa per Renata Polverini, che potrebbe lasciare il posto a Tajani nella corsa alla Regione Lazio, resta in Aventino sul fronte della Campania che rimane una questione scottante.
Parlando a denti stretti, il premier ha fatto presente di "non poterne più" di chi "rema contro a prescindere" e dopo una discussione abbastanza concitata è emersa quella possibilità di mettere una pietra sopra alla candidatura di Cosentino che Fini ha sempre considerato indigeribile.
Ma la quadra sulle candidature è ancora di là da venire.
Se la soluzione per la Campania si è in qualche modo trovata, quella che riguarda il Veneto e la sorte di Giancarlo Galan è ancora fonte di frizioni con il Carroccio.
Lui, il governatore uscente, ha ribadito che farà ciò che dice B., ma non è quello che dice Galan ad essere importante; con Bossi c'è molto ancora da lavorare.
Archiviate le pruriginose questioni delle poltrone regionali è arrivato il piatto forte, subito dopo che Frattini ha relazionato sulla questione D'Alema e l'Europa.
Inatteso ma non troppo, nel salone delle riunioni ha fatto il suo ingresso Tremonti. La sua relazione sullo stato dell'economia lo ha riappacificato con il resto del partito. Perché si è lasciato andare ad una piccola concessione: se avanzano un po' di soldi, si potrebbero utilizzare ad esempio per la riduzione dell'Irap sulle società in perdita e per il quoziente familiare. E' partito un piccolo applauso che Berlusconi, pare, non abbia gradito. Non era per lui.
S.N.
S.N.
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