sabato 7 novembre 2009

"È l'unica rete che non perde ascolti ma so di non piacere al premier"


di LEANDRO PALESTINI


Paolo Ruffini, da sette anni direttore di Rai3, non ama le polemiche. Ma lo stillicidio di voci sul suo futuro ora lo esaspera.

È vero che mercoledì prossimo lascerà Rai3?
"Di mercoledì so cosa manderemo in onda. Uno Speciale di Che tempo che fa con Roberto Saviano: sarà una bellissima pagina di televisione. Una serata sull'importanza della scrittura e della lettura. Una serata emozionante sul bene e sul male. Sull'inferno che si costruisce uccidendo la libertà nel nome del bene. Sulla bellezza che sta dentro ogni parola libera".

Masi l'ha avvertita. Il prossimo cda sarà quello buono...
"Ogni settimana c'è un collega giornalista che mi dice: "è ufficiale, lo so per certo, il prossimo consiglio ti fanno fuori". È un po' come il "ricordati che devi morire". Diciamo che è un bell'esercizio di resistenza. Da una parte cerco di non pensarci, di lavorare come sempre. E dall'altra mi domando: perché?"

E lei cosa si risponde?
"Non mi rispondo. Certo, il presidente del Consiglio non apprezza molti dei nostri programmi. Ha telefonato in diretta anche a Ballarò per ripeterlo. Rai3 non gli piace. In pratica la mia colpa sarebbe aver fatto nascere prima e tutelato poi programmi come Ballarò con Floris, Che tempo che fa con Fazio, Parla con me con la Dandini, Presa diretta con Iacona, le Storie con Augias, Glob con Bertolino. O di aver portato in prima serata e fatto diventare un pilastro di Rai3 Milena Gabanelli e le inchieste di Report. O di aver riportato in Rai Lucia Annunziata. O di aver sempre difeso il lavoro che Ghezzi e il gruppo di Blob fanno di rilettura intelligentemente irriverente dell'universo tv. O di aver fatto con Carlo Lucarelli e Blu Notte un lungo viaggio nei misteri italiani, dalla mafia alla P2..."

Sta facendo un bilancio dei suoi successi o dei suoi errori?
"Se io mi guardo indietro questo è il bilancio. Pochi soldi, meno, molti meno di tutte le altre reti, un rapporto costo ascolto che ha dell'incredibile per chi conosce la tv. Poche fanfare e molto lavoro di squadra. Poche dichiarazioni e la difesa della autonomia e della storia di Rai3. In questi anni siamo l'unica rete Rai a non aver perso ascolti rispetto al moltiplicarsi di numero e alla crescita di ascolto degli altri canali. Senza cedere alla deriva trash. Portando i libri e la cultura in prima serata. Senza le partite di Champions league. Senza film o fiction milionarie. Portando pubblicità pregiata su programmi di qualità".

Se lascia, le daranno la direzione di RaiNews 24 o RaiCinema.
"Non ho avuto proposte. E se le avessi avute la mia risposta sarebbe stata la stessa. Semplice, banale: perché? Perché doversi inventare una proposta quando la soluzione più normale sarebbe una riconferma? Forse che Rai3 non ha portato risultati alla Rai? Nessuno ha avuto il coraggio di dirmelo. I direttori delle reti vanno avvicendati come i prefetti? La mia direzione di Rai3 non è in scadenza. I palinsesti sono stati approvati fino all'estate. Non sarebbe più giusto giudicare dai risultati, dai progetti? Io credo che il problema della Rai, come quello di qualsiasi azienda, non sia trovare posti per le persone. Ma dare respiro ai progetti. Questo gioco dei quattro cantoni fa male alle persone e all'azienda. Sembrerò un ingenuo, ma io credo ancora nel merito. E credo nella Rai come un luogo dove si tutela il senso del servizio pubblico. Che è una buona televisione, capace di coniugare ascolti e qualità. E pluralismo".

Ma lo sa che al suo posto sta per arrivare Di Bella?
"Non lo so. Non ci credo. Quel che so è che ho appena presentato alla Direzione Generale il piano per Rai3 nel 2010".

(7 novembre 2009)

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