martedì 10 novembre 2009

Giustizia, Fini e Berlusconi ancora lontani


10/11/2009
UGO MAGRI


La trattativa sulla giustizia è a un punto morto, i mediatori tra Berlusconi e Fini hanno fallito, tutto dipende dal faccia a faccia tra i due, stamane alle 9 e mezza. L’esito tocca personalmente molti italiani. Si discute infatti la sorte di 600 mila processi: entusiasmo tra gli imputati se la spunterà Silvio. Sollievo delle parti lese, se avrà la meglio Gianfranco.

I due concordano sul principio ispiratore: i processi debbono avere una «ragionevole» durata. La riforma in gestazione fisserà un limite massimo di 6 anni, poi sul processo calerà la mannaia. In più verranno previsti dei «tetti» biennali corrispondenti a ciascun grado di giudizio. Fini ha il dubbio che la Consulta possa mettersi di traverso, come già è capitato al Lodo Alfano. Però qui vince la ragion di Stato: prima che la Corte costituzionale decida, passano altri dodici mesi. Nel frattempo addio processo Mills, addio anche alle inchieste Mediaset che riguardano il Cavaliere, finalmente libero dalle sue pendenze.

Secondo i finiani, Berlusconi dovrebbe dirsi già molto soddisfatto. Invece no
. Il suo avvocato (Ghedini) si sta battendo per introdurre pure la «prescrizione breve»: verrebbe sforbiciato di un quarto il tempo che occorre a mandare in archivio i reati, perlomeno quelli meno gravi. Dove sta l’interesse del premier? Sarebbe messo al riparo non solo dalle inchieste passate, ma pure da quelle future che dovessero scaturire dai soliti filoni milanesi. E’ come se venisse apposto il timbro «scaduto» su tutti i fascicoli che lo riguardano. La stessa regola, si capisce, varrebbe per gli altri 600 mila processi in corso. Secondo la Finocchiaro (Pd) sarebbe un’«amnistia mascherata». Il Pd, confermano Letta e Bondi, sparerebbe a palle incatenate. Fini punta i piedi. Ne fa questione di principio. Battaglia anche sull’ultimo codicillo che il Cavaliere vuole introdurre. Se si dà retta ai finiani, sarebbe una norma a vantaggio esclusivo di Mediaset. Che subì dieci anni fa un mega-accertamento fiscale con relativa multa. L’idea ora è quella di liberarsene con un’oblazione del 5 per cento. «Questo è davvero troppo», protestano dalle parti di Fini. Un macigno sulla via dell’intesa.

Nei programmi del Cavaliere c’era di calare a Roma domani, con calma. La strenua resistenza dell’alleato lo costringe ad anticipare l’arrivo (già questo lo maldispone). Si aggiunga che Berlusconi è molto irritato dalle parole di Fini l’altra sera su RaiTre. Non gli va già quella battuta, «il Pdl non è una caserma», unita all’altra («un leader non è il monarca assoluto»). L’ha entusiasmato invece un commento sul «Foglio», dove Ferrara sostiene che a decidere chi governa dev’essere il popolo, non le procure della Repubblica. Di sicuro Berlusconi non si presenterà all’incontro con tono dimesso. Il partito delle elezioni anticipate ieri sera guadagnava nuovi adepti. Chi scommetteva sulla rottura senza rimedio, e chi su un soprassalto di buonsenso.

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

SE GIANFRANCO FINI SI RIMANGIA QUELLE BRILLANTI E CONDIVISIBILI AFFERMAZIONI DA FABIO FAZIO, SI SPUTTANA PER SEMPRE DI FRONTE AL SUO ELETTORATO: SE LO POTRA' PERMETTERE? CONSIDERATE LE SUE NON TROPPO DISSIMULATE AMBIZIONI AL QUIRINALE DOPO LA SCADENZA DEL SETTENNATO DI GIORGIO NAPOLITANO? IO DICO DI NO.

Chica ha detto...

io dico che hai ragione....:)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ENTRO LA MATTINATA LO SAPREMO.
E' IN CORSO LA RIUNIONE FRA I TRE GRANDI.