
Si fa presto a dire «fate presto». Con il processo breve, battezzato dalla maggioranza di governo, due anni e basta per ogni grado di giudizio; altrimenti tutti a casa, niente assoluzione né condanna. E perché non due giorni? Siccome la giustizia è la grande ammalata della nostra cittadella pubblica, questa riforma finirà per innalzare ulteriormente il numero delle prescrizioni, già oggi indegno d’un paese civile. Tuttavia se la giustizia è una lumaca, non ha senso ammazzare la lumaca; serve piuttosto sgombrare il suo percorso dai troppi ostacoli. Quali? Spulciando i dati esposti a fianco ne ricaviamo almeno tre lezioni.
Primo: non è vero che l’Italia spenda poco per il suo apparato giudiziario. Però spende male, dilapida quattrini in un’organizzazione elefantiaca, che avrebbe bisogno d’una robusta cura dimagrante. E spende una miseria per i poveri, che a conti fatti sono anche i più penalizzati dall’inefficienza del sistema. Lo dimostra il doppio record circa la spesa destinata al patrocinio legale gratuito (la più bassa in Europa), nonché circa il costo dei processi (il più alto d’Europa).
Secondo: per guarire la giustizia bisognerebbe innanzitutto liberarla dalle grinfie delle lobby. C’è una lobby dei magistrati, divisi in correnti oppure in cordate, ma uniti nella resistenza contro ogni riforma che li chiami a rispondere del proprio operato. E c’è una lobby degli avvocati, così sfacciata che nessuno dei grandi studi professionali si è mai iscritto al registro (volontario) dei lobbisti di Bruxelles, così potente da spingere una riforma delle professioni (il Senato sta per approvarla) che nega ogni compenso ai praticanti, ripristina l’obbligatorietà delle tariffe minime cancellata dopo le liberalizzazioni di Bersani, svincola la parcella dal buon risultato della lite.
Terzo: il rapporto Anaci (settembre 2009) segnala 180 mila nuove cause condominiali nell’ultimo anno. Curioso come seguitiamo a trascinare i nostri avversari in tribunale, benché i tribunali italiani siano più affollati del metrò di Tokio. Ancora più curioso che nessun riformatore abbia pensato di potenziare l’ADR (Alternative Dispute Resolution), cioè procedimenti alternativi al contenzioso giudiziario. In Francia e in Spagna li applicano anche per i delitti minori, attraverso un risarcimento finanziario alle vittime. Negli Usa il patteggiamento è la regola e il processo l’eccezione. Ma l’Italia non è affatto un paese normale.


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