giovedì 12 novembre 2009

Gli affari dei Cosentino nella centrale di Sparanise


LA PROCURA DI NAPOLI STA INDAGANDO ANCHE SUGLI INTERESSI DELLA FAMIGLIA
di Marco Lillo


La procura di Napoli sta indagando anche sugli affari economici della famiglia Cosentino. Mentre il Parlamento valuta se concedere l’autorizzazione all’arresto del sottosegretario all’Economia, la Guardia di finanza, su delega dei pm, sta studiando la storia di uno dei più grandi business sorti in Campania nell’ultimo decennio: la centrale termoelettrica a Turbogas a Sparanise, provincia di Caserta.
Per ora non ci sono indagati, ma l’attenzione dei magistrati si concentra, in particolare, sul reticolo di società.
La storia di questo impianto da 800 megawatt, inaugurato nel 2007 e sponsorizzato politicamente dall’allora onorevole Cosentino, è stata già raccontata dal nostro giornale. Si tratta di uno degli esempi più evidenti di commistione tra politica e imprenditoria, tra destra e sinistra. Quest’impianto ha portato ben pochi benefici economici ai cittadini di Sparanise e dintorni, i quali, invece, sicuramente soffriranno le ricadute ambientali della produzione di energia destinata ad essere consumata altrove. A guadagnarci di sicuro sono sia la più importante società per azioni controllata dai comuni rossi dell’Emilia Romagna, Hera spa, sia una società molto vicina alla famiglia dello stesso sottosegretario Cosentino. La Hera spa di Bologna, infatti, vanta nel suo gruppo una controllata, Hera Comm Mediterranea. Quest’ultima ricava ogni anno circa 50 milioni di euro dalla vendita di una quota pari a circa il 10 per cento del totale prodotto dalla centrale ed è partecipata solo al 50 per cento da Hera, mentre il restante è di una società misteriosa che si chiama Scr.
È proprio la Società Commercio e Rappresentanza srl, la società che ha ideato il business dell’energia tra gli allevamenti di bufale. Non è possibile sapere chi sono i veri proprietari perché l’azionariato è schermato da una fiduciaria. Una cosa è certa: i consiglieri che la rappresentano sono Giovanni Cosentino, fratello del sottosegretario e patron della Aversana Petroli, e un suo amico, l’allevatore di bufale, Enrico Reccia. In passato, quest’ultimo, compariva come presidente del consiglio sindacale di una cooperativa nel quale era sindaco Salvatore Della Corte, poi arrestato e condannato come complice del numero uno dei Casalesi, Michele Zagaria. Nel consiglio della Hera Comm Mediterranea, il rappresentante della società multiservizi controllata da 180 comuni, in gran parte rossi dell’Emilia Romagna, siede tranquillamente accanto a Reccia e Cosentino. La Scr è la società che ha comprato a prezzi stracciati i terreni dove sorge la centrale per poi rivenderli con una plusvalenza di 9 milioni di euro alla Calenia Energia che poi ha realizzato e gestisce la stessa struttura. Calenia è di proprietà all’85 per cento della multinazionale svizzera Egl, e al 15 di Hera.
Nel primo anno intero di esercizio, il 2008, la società emiliano-campana, Hera Comm Mediterranea, ha venduto 50 milioni di euro di energia per un utile di circa 6 milioni.
Oltre a questo guadagno perpetuo ha ottenuto anche una plusvalenza immediata legata ai terreni dove è stata costruita la centrale. Inoltre, Hera Comm Mediterranea, ha sede in un capannone della società Aversana Petroli della famiglia Cosentino, nell’area industriale di Caserta.
Dopo la richiesta d’arresto per il sottosegretario, tornano di attualità i rapporti pericolosi di tutta la sua famiglia, compreso Giovanni, con i camorristi. Se Nicola è il politico di Casal di Principe, Giovanni è il principale imprenditore. Mentre il primo partiva dalla provincia per arrivare al ministero dell’Economia, il secondo è riuscito a costruire un gruppo da 100 milioni di fatturato nel settore della distribuzione del gasolio. La società Aversana Petroli è controllata dai cinque fratelli Cosentino, l’unico escluso è proprio il “politico”. La sua crescita impetuosa è stata però fermata nel 1997 quando la prefettura di Caserta ha negato la certificazione antimafia: Giovanni, infatti, risultava sposato con la sorella del boss Giovanni Russo, detto “Peppe ‘u padrino”. Questa circostanza è ricordata anche nell’ordinanza di arresto per il sottosegretario. La famiglia tentò di aggirare l’ostacolo mettendo a capo dell’Aversana, Mario, ma la prefettura disse ancora no, perché Giovanni restava comunque socio, e poi anche Mario, era stato fermato in compagnia di un camorrista, pregiudicato per estorsione e rapina. A togliere le castagne dal fuoco ai Cosentino, fu il nuovo prefetto, Maria Elena Stasi, che alla fine sbloccò la certificazione. Il caso ha voluto che lo stesso prefetto sia stato candidato, come Cosentino, nel Pdl e oggi siede in Parlamento accanto a lui. Dopo la richiesta d’arresto per il sottosegretario, le attività commerciali tra Hera e i suoi familiari diventano ancora più imbarazzanti. A il Fatto Quotidiano, Hera risponde: “Non conoscendo gli atti, non siamo in grado di esprimere giudizi sull’impatto che potrebbero eventualmente avere sulla gestione della società partecipata da Hera. Continueremo quindi a seguire con grande attenzione l’evoluzione della vicenda nell’ottica di tutelare correttamente il patrimonio aziendale”.

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