martedì 10 novembre 2009

Il premier e lo scempio



di Massimo Fini


Questi del Pdl ci prendono proprio per cretini. E forse hanno ragione. Avendo intuito che a parlar di “prescrizione breve” – col solito scopo di salvare Berlusconi – anche il più sprovveduto dei cittadini capirebbe che ciò significa decine di migliaia di delinquenti fuor di galera subito e che questo, come dice l’ineffabile Fini “potrebbe far arrabbiare la gente”, si sono ora buttati sul “processo breve”.
Che suona meglio.
Anche perché effettivamente il vero, gravissimo problema della giustizia italiana, è l’abnorme lunghezza delle procedure, che tiene sulla graticola per lustri gli innocenti, premia i colpevoli che possono contare, prima o poi, sulla prescrizione, non rende giustizia alle parti lese, annulla la certezza della pena e ha pesanti ricadute su un’equa durata della carcerazione preventiva e sulla possibilità di tutelare il segreto istruttorio.
Ma una legge che stabilisse che i processi non possono durare più di tot anni potrebbe valere solo per il futuro, cioè per i processi che iniziano dal giorno in cui entra in vigore. In caso contrario si taglierebbe di colpo la testa a decine di migliaia di processi in corso e si otterrebbe l’esatto contrario di ciò che si dice di voler perseguire: migliaia di delinquenti uscirebbero di galera, altre migliaia sarebbero salvati da questa prescrizione mascherata, le parti lese non avrebbero giustizia, la certezza della pena andrebbe a farsi fottere.
Ma anche per il futuro una legge che stabilisse sic et sempliciter che i processi non possono durare più di tot anni, senza nel contempo snellire il Codice di procedura penale inzeppato negli ultimi anni da norme cosiddette “garantiste” proprio per allungarne i tempi e salvare così “lorsignori” con la prescrizione (Berlusconi ne è l’emblema), otterrebbe l’effetto del calmiere del pane di manzoniana memoria.
Poiché in questa situazione i processi non potrebbero essere celebrati nei tempi previsti finirebbero tutti nel nulla, o quantomeno vi finirebbero tutti quelli che riguardano reati di complessa indagine, come i reati finanziari che sono quelli in cui sono implicati “lorsignori”.
Tutta una parte dei Codici penali verrebbe così annullata.
Piuttosto che arrivare a questo scempio del diritto tanto varrebbe varare una norma transitoria, sulle orme di quella che vigeva per gli esponenti di Casa Savoia, che dicesse così: “Silvio Berlusconi, i suoi discendenti, i suoi familiari e i membri, a qualsiasi titolo, della Casa di Arcore sono esentati, per il presente, il passato e il futuro, dal rispetto delle leggi penali e civili italiane”.

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