
PATRIZIA D’ADDARIO RICOSTRUISCE IN UN LIBRO IL SUO RAPPORTO CON BERLUSCONI
Palazzo Grazioli e le 20 ragazze
Palazzo Grazioli e le 20 ragazze
Rivedo vecchi amici e un giorno uno di loro, Max, mi dice che c’è una persona a Roma alla quale vuole presentarmi. (…) Dopo un’ora arriva Gianpaolo Tarantini, diventerà molto famoso nei mesi successivi, famoso quanto me. Io perché sono andata a letto con Berlusconi, lui perché mi ci ha portato. (…) Appena mi vede Tarantini dice: «Sei bella, vai benissimo, parti subito con me». «Subito? Non se ne parla nemmeno». Mi interroga: «Chi sei, che fai?» eccetera. Gli racconto dei fatti miei, gli dico del residence, del fatto che faccio l’escort per quello. Vuole sapere tutto di me perché in questo modo può presentarmi come sua amica, fa così con tutte le ragazze, si sofferma sulla loro biografia perché sia più semplice la conoscenza successiva col potente di turno. (…) Mi comunica che il mio cachet è di mille euro. Comincia una strana trattativa. Gli rispondo che la mia presenza a una cena fuori sede è di duemila euro, non un centesimo di meno. Gianpi, come mi dice di chiamarlo, sorride. «Tranquilla» mi dice, «stiamo andando dal premier, hai capito? Dal premier». E aggiunge: «Lui è molto generoso, a chi rimane dà anche una busta». Che effetto mi ha fatto? Sarei bugiarda e passerei da stupida se dicessi che non ho avuto un sobbalzo. Il premier? Proprio lui? Il capo del governo? Che ci crediate o meno non ho pensato neanche per un attimo ai soldi che avrei potuto guadagnare da quell’incontro. Un solo pensiero mi è balenato, lui può tutto, lui mi aiuterà. Mi farà costruire il residence, farò l’albergatrice, smetterò di fare il mestiere. Sì, Silvio Berlusconi era la chiave del mio futuro. (…)
Poco trucco tubino nero
Porto con me una piccola valigia, poco trucco, tubini neri, secondo le raccomandazioni di Tarantini. Nessun problema, è la mia mise di sempre, ma aggiungo anche le calze. Il premier, mi fa sapere Gianpi, vuole che le ragazze vadano a gambe nude, io disobbedisco, porto anche le autoreggenti. (…) All’albergo trovo Dino, l’autista di Gianpi. Mi dice di lasciare la valigia, di prepararmi in fretta perché dovrò raggiungere l’hotel De Russie, poco lontano da via Margutta. Dopo un’ora Gianpi mi chiama e mi chiede di raggiungerlo.(...)Mi dà molti ragguagli intimi sul premier, sui suoi gusti sessuali. (...) Vengo riaccompagnata nel mio albergo. E qui vengo a sapere che ci sono altre due ragazze nello stesso hotel che hanno il mio stesso appuntamento. Dopo mezz’ora tutte e tre siamo prese e condotte da Gianpi. Poi insieme a lui ci rechiamo a Palazzo Grazioli. (...) Quando arriviamo a Palazzo Grazioli ci dicono di chiudere i finestrini, i vetri della macchina sono oscurati. Per via dei giornalisti o dei fotografi, ci spiegano. Scendiamo dalla macchina, ci accolgono le guardie della sicurezza, ci scortano fino all’ascensore, saliamo al piano di sopra, ci accoglie una persona alla quale affidiamo i soprabiti, ci fanno accomodare in un grande salone dopo aver attraversato un lungo corridoio. Ci sono divani e un grande televisore a schermo gigante, sul tavolo champagne e focaccine. Arrivano altre ragazze, una coppia di lesbiche, alcune altre escort. Dopo dieci minuti arriva lui, il premier. Saluta tutte, molte le conosce già e le bacia. Poi si avvicina a noi e Gianpi fa le presentazioni. «Lei è Clarissa, piacere». «E lei invece è Alessia» cioè io. «Molto piacere» dice il premier, «sei molto carina». Poi mi invita a sedere sul divano e mentre scambia qualche battuta con le altre ragazze mi guarda fisso. Due ore di filmati
È un harem
Improvvisamente mi chiede: quali sono i tuoi progetti? Non credo alle mie orecchie,Gianpi è stato bravo. Gli sbobino tutta la mia storia del residence bloccato, gli dico che è duro per una ragazza sola, cerco di essere dignitosa
ma chiara. (...)
Poi ci mostra alcuni filmati, ce li descrive, ci parla del G8, di Bush e di sua moglie. (…) I filmati sono lunghi, stiamo ormai da due ore a guardarli e con tutto l’affetto e la stima per la fatica del premier, credo che tutte noi ne abbiamo abbastanza. Finalmente cambia registro, mette un film diverso. Si tratta di un documentario in cui si canta«Meno male che Silvio c’è». Tutti nella stanza cominciano a cantare con le braccia alzate e fanno la ola. Io guardo incuriosita e il mio primo pensiero è che mi trovo in un harem. Lui è il sultano e noi tutte, siamo venti ragazze, le donne a sua disposizione. (...) Mentre mi guardo intorno lui mi prende per mano, mi dice: «Tu ti siedi qui di fronte a me, la mia imprenditrice». Non posso crederci, gli piaccio. (...) Nel salone della festa le ragazze più giovani fanno a gara a chi sta più vicina a Berlusconi. Lui va da ognuna, l’accarezza, ciascuna di loro lo accarezza. Il premier ha bisogno di coccole. Facendo l’escort pensavo di avere visto un bel po’ di cose, ma questa mi mancava, venti donne per un unico uomo. Le cosiddette ammucchiate, o orge, come preferite, prevedono più o meno lo stesso numero di donne e di uomini, altrimenti è difficile distribuire piacere.
Qui gli altri uomini non hanno voce in capitolo. C’è un unico maschio con diritto di copula, il premier. (...)
Allora, per attirare la mia attenzione – i maschi sono tutti uguali, più li ignori, più ti corrono dietro – il presidente improvvisa una storia.
«C’è una ragazza che viene da Bari, molto carina, che vuole fare l’imprenditrice, ma non crede più negli uomini, io le farò cambiare idea, capirà che gli uomini non sono tutti uguali». Lo guardo irritata. «Fai una barzelletta su di me, sui miei guai, ti fanno ridere?» Lui risponde: «So tutto di te». (...) Poi mi invita a ballare. È un ballo appassionato. Mi stringe, mi bacia sulle labbra, mi accarezza, mi dice frasi tenere. Davanti a tutti. (…) «Non andare via» mi sussurra. Poi chiama Gianpaolo e lo porta nell’altra stanza. Mentre parlano, mi guardo intorno ancora una volta. (...)
La crisi del mercato
Le due lesbiche devono essere di casa. Si baciano e si accarezzano e si rivolgono al premier con molta confidenza. «Silvio, qui non si batte chiodo, c’è crisi in giro e noi che lavoriamo in coppia la sentiamo di più». (...) Gianpaolo mi si avvicina e mi dice che lui vuole che io rimanga. Rispondo che «non mi va, che non era nei patti». Il presidente capisce che non sono contenta, mi prende per mano e mi chiede di accompagnarlo a visitare il palazzo. «Vengo anche io?» azzarda una delle ragazze. Lui le dice di sì. Dal salone passiamo nel bagno presidenziale e nella camera da letto. La stanza è grande, chiara, ma quello che attira è il grande letto centrale, molto bello, circondato da tende bianchissime, un enorme piumone soffice soffice.
«Me lo ha regalato Putin» sottolinea il premier. Si allunga e appoggia la testa sul braccio mentre continua a tenermi per mano. Dalla parte opposta del letto c’è l’altra ragazza. Si aggiungono le due lesbiche che dal fondo gli accarezzano i piedi. «Silvio» dicono, «questa settimana andiamo al centro benessere? Ce lo avevi promesso». Lui si rivolge a me e all’altra ragazza: «Venite anche voi? Massaggi, relax, noi cinque tutti insieme, ci divertiremo un mondo». E tutte gridano «sì, sì, sì».
La crisi del mercato
Le due lesbiche devono essere di casa. Si baciano e si accarezzano e si rivolgono al premier con molta confidenza. «Silvio, qui non si batte chiodo, c’è crisi in giro e noi che lavoriamo in coppia la sentiamo di più». (...) Gianpaolo mi si avvicina e mi dice che lui vuole che io rimanga. Rispondo che «non mi va, che non era nei patti». Il presidente capisce che non sono contenta, mi prende per mano e mi chiede di accompagnarlo a visitare il palazzo. «Vengo anche io?» azzarda una delle ragazze. Lui le dice di sì. Dal salone passiamo nel bagno presidenziale e nella camera da letto. La stanza è grande, chiara, ma quello che attira è il grande letto centrale, molto bello, circondato da tende bianchissime, un enorme piumone soffice soffice.
«Me lo ha regalato Putin» sottolinea il premier. Si allunga e appoggia la testa sul braccio mentre continua a tenermi per mano. Dalla parte opposta del letto c’è l’altra ragazza. Si aggiungono le due lesbiche che dal fondo gli accarezzano i piedi. «Silvio» dicono, «questa settimana andiamo al centro benessere? Ce lo avevi promesso». Lui si rivolge a me e all’altra ragazza: «Venite anche voi? Massaggi, relax, noi cinque tutti insieme, ci divertiremo un mondo». E tutte gridano «sì, sì, sì».

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