In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici è un passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultati nel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche uno studio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedono questi test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica.
Il vermetto in questione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed è lungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma di possedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modello molto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Un esempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302 neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno di ogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisi subitanea.
Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luce ultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito si nutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi né di reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado di riacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosi dell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.
Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" è stato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazioni etiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sono convinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà il contrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento".
(21 novembre 2009)
Il vermetto in questione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed è lungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma di possedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modello molto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Un esempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302 neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno di ogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisi subitanea.
Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luce ultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito si nutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi né di reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado di riacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosi dell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.
Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" è stato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazioni etiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sono convinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà il contrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento".
(21 novembre 2009)
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