
È sempre solo un problema di audience. In tutto questo dibattere, accanirsi, insultarsi interessa pochissimo, in realtà, quello che si dice: il merito, il senso delle parole, il significato del pensiero.
No, non è questo che interessa.
È il metodo: è dove lo dici, a quante persone parli, quanto ti si sente.
Fateci caso. Non si discute mai di una proposta o di un'obiezione quando viene formulata nelle sedi proprie: in Parlamento, in Tribunale, a un convegno, in un'aula universitaria, su un giornale che propone il confronto delle idee.
Poche o pochissime (non milioni, comunque) sono le persone che ascoltano quelle parole: dunque le si ignorano. Se poi le stesse cose vengono trasmesse dalla tv ecco che allora diventano un fatto. Come se la vita accadesse in tv.
Certo, non è una novità. È impressionante però vedere una domenica qualsiasi come l'intero mondo mediatico e politico si mobiliti per un fatto successo in tv.
Non conta cosa dici, conta quanta gente ti ascolta. È questo che fa paura: che gli italiani comodamente seduti in salotto vedano volti e sentano concetti di cui quasi nulla sanno, di solito la tv dei temi reali quasi nulla dice.
Ieri è successo con Armando Spataro. Il procuratore aggiunto di Milano ha detto in tv quel che dice in ogni occasione da mesi: che è in atto da parte del governo il tentativo di depotenziare il ruolo e la funzione della magistratura, che gli uomini messi alla guida dei ministeri agiscono in base ad una logica aziendale, che l'unico scopo è quello di mettere la sordina a certi procedimenti e rendere più difficili le indagini.
Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha osservato che col processo breve si rischia l'estinzione del reato. Lo aveva detto in un'intervista a Saverio Lodato su questo giornale il 17 novembre, come del resto in cento altre occasioni.
Spataro il 30 ottobre ha parlato per ore, a l'Unità, in un forum che trovate ancora nell'edizione on line. Ha scritto e ha detto in ogni dibattito le medesime cose.
Solo oggi però la maggioranza di governo reagisce. Come se sentisse queste parole per la prima volta il capogruppo Pdl al Senato grida al disegno eversivo: «Spataro e Ingroia indossano la toga per coprire i propri disegni politici, la volontà popolare non sarà cancellata da queste manovre».
Il nesso tra la volontà popolare e il corso dei processi continua a sfuggire ad ogni persona di buon senso ma quello che conta, si sa, è ripetere lo slogan all'infinito: alla fine sembra quasi abbia senso.
Il piduista Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, si indigna per l'offensiva mediatico-giudiziaria. Nessuno ribatte a quel che Ingroia e Spataro dicono: semplicemente si afferma che non dovrebbero parlare, di certo non in tv.
Vi proponiamo oggi un ampio documento del Cepej, la commissione europea che controlla il funzionamento della Giustizia in Europa. Dati, cifre, valutazioni tecniche.
Vi proponiamo oggi un ampio documento del Cepej, la commissione europea che controlla il funzionamento della Giustizia in Europa. Dati, cifre, valutazioni tecniche.
La magistratura italiana è in sofferenza non per eccesso di mezzi e di margini d'azione, per difetto. Il processo breve si ottiene dando più strumenti alla giustizia, non togliendogliene. In Sicilia i magistrati scrivono al presidente della Repubblica: nei luoghi dove ci sarebbe più bisogno mancano i giudici nelle procure. Parliamo di questo, magari.


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