mercoledì 4 novembre 2009

La voce del padrone


di Fabrizio d'Esposito


Racconta un amico strettissimo del Cavaliere: «Silvio non ha mai smesso i panni dell'imprenditore. Ancora oggi, da premier, quando incontra industriali italiani o stranieri la prima cosa che fa è informarsi sulle loro aziende e poi chiedere la pubblicità per le sue tv e i suoi giornali. Per lui è una cosa naturale». Già, «naturale». Lo spot prima di tutto. Non a caso Indro Montanelli lo chiamò «il più grande piazzista del mondo».
Ma oggi, purtroppo, il fondatore del Giornale e della Voce non c'è più e sono tre lustri esatti che il principale vulnus di questa sgangherata Seconda Repubblica rimane il gigantesco conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi. Nel frattempo le sue fortune si sono moltiplicate. Come ha documentato Giovanni Valentini nel suo recente libro La sindrome di Arcore il quattro volte presidente del Consiglio è diventato «l'uomo più ricco d'Italia e uno dei più ricchi del mondo con un patrimonio valutato intorno ai dodici miliardi di dollari». Come una sostanziosa legge finanziaria oppure il Pil di un piccolo Stato.

L'impero economico del Cavaliere è vastissimo e da oggi il Riformista inizia una lunga serie di incursioni nell'immane conflitto tra l'interesse pubblico e gli affari propri del presidente del Consiglio. Il punto di partenza lo offre la cronaca di queste settimane e si chiama Mondadori, oggi guidata da Marina Berlusconi, primogenita del premier. Due le immagini-simbolo. La prima l'ha rivelata il settimanale A e risale al 7 ottobre scorso. Il giorno fatale per il lodo Alfano, bocciato dalla Corte costituzionale. Berlusconi è rinchiuso a Palazzo Grazioli, la sua residenza privata a Roma. Non è solo. Oltre ai suoi legali e ai più fidati collaboratori, c'è sua figlia Marina. In un'altra stanza del palazzo di via del Plebiscito, la presidente del gruppo editoriale discute con uno stuolo di avvocati il ricorso in appello alla sentenza del Tribunale civile di Milano che riconosce alla Cir di Carlo De Benedetti un risarcimento di 750 milioni di euro per il lodo Mondadori. Tutto al secondo piano di Palazzo Grazioli. Lodo continuo sulla famiglia. Da una parte il padre alle prese con quello intestato al guardasigilli Alfano, confezionato per i suoi guai giudiziari. Dall'altra la figlia che si barcamena con una vicenda dei primi anni novanta. Un passato che si ostina a non passare.
La seconda istantanea del versante Mondadori del conflitto d'interessi berlusconiano è stata scattata dagli investigatori. Il presidente del Consiglio era al corrente del video con Marrazzo e la trans Natalì, al centro del ricatto dei quattro carabinieri infedeli. Questo, almeno un mese prima del blitz giudiziario. Ma il sospetto è che il premier sapesse qualcosa già a luglio, quando il nastro sarebbe stato offerto anche al futuro direttore del Giornale Vittorio Feltri. In ogni caso, è stato Berlusconi stesso ad ammettere il suo conflitto rivelando la catena informativa che lo ha coinvolto. Per il video era stato interpellato Alfonso Signorini, doppio direttore di Sorrisi e di Chi. Signorini poi ha chiamato il suo editore Marina Berlusconi e infine la figlia ha telefonato al papà.

Sin dai tempi del Noemigate di Casoria, primavera dello scorso anno, Alfonso Signorini riveste un ruolo cruciale nella strategia comunicativa del Cavaliere malato di satiriasi. In pratica, il giornalista più rosa d'Italia è stato l'inventore del pink-tank di Palazzo Grazioli (a proposito, una precisazione per i compagni finiani di Fare Futuro: il copyright è del Riformista, non di Repubblica) e sta seduto settimanalmente su almeno un milione e mezzo di copie vendute. Le 900mila e passa di Sorrisi. E le oltre 400mila di Chi.
Solo in Italia, i periodici della Mondadori sono trenta. Si va dall'auto alla casa, dal gossip alla moda, dai giardini agli adolescenti (o minorenni), dalla salute alla scienza, dalla tv alla tecnologia. Insomma, il conflitto d'interessi del premier è visibile per strada, ogni volta che passiamo davanti a un'edicola. Una valanga patinata che arricchisce la famiglia Berlusconi e che quando è il caso mistifica e falsifica le notizie sul Cavaliere. Come dimostra la disinformazione di Signorini sugli scandali sessuali del suo editore. Alcuni settimanali, poi, sono solo un pretesto per rastrellare inserzioni. Meri contenitori pubblicitari con tanto di direttore responsabile. L'elenco delle testate nella tabella sopra, curata da Gianmaria Pica, dà un senso evidente della potenza in mano a Berlusconi. Un sovrano di carta, non solo dell'etere.

Gli affari che si muovono attorno a Mondadori sono a più livelli. E il conflitto d'interessi non manca di incrociare se stesso quando sfogliando Chi o Sorrisi o Panorama si scorgono pagine che reclamizzano Mediaset Premium. Chi paga chi? Su Sorrisi una mezza pagina di pubblicità costa 46.500 euro se orizzontale, 51.150 euro se verticale. La più cara è la seconda di copertina: 170.450 euro. Un poco più basse le tariffe su Chi: una mezza pagina verticale viene venduta a 31.750 euro; una pagina intera a 42.350. La seconda di copertina è offerta a 131.700.

Con la sua corazzata mondadoriana, il Cavaliere rastrella una bella fetta della torta pubblicitaria su carta (in ogni caso inferiore a quella televisiva). Altro capitolo è quello delle inserzioni di carattere istituzionale. Un esempio: Geo del mese di novembre. Le prime due pagine celebrano una montagna di neve immacolata con pini imbiancati. «Concediti più di una vacanza. Sei in Lombardia». È la pubblicità del «Sistema turistico della Regione Lombardia». Due pagine al costo di quasi centomila euro. Per la precisione: 98.390 euro. Ora, quella regione è governata da una giunta di centrodestra presieduta dal ciellino Roberto Formigoni. Quindi se qualcuno chiede pubblicità per un periodico di proprietà del padrone del Pdl chi è che può dire di no? Anche questo è un aspetto non secondario della confusione tra pubblico e privato che fa capo al presidente del consiglio. Tutte le strade portano al conflitto d'interessi.

4 novembre 2009

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