martedì 17 novembre 2009

L’enigma di Fini


di Stefano Feltri


Non è semplice capire quello che sta succedendo dentro la maggioranza, soprattutto quali siano gli obiettivi di medio termine di Gianfranco Fini. Dopo le dichiarazioni e le interviste del weekend, il presidente della Camera ha parlato di nuovo pubblicamente ieri, spiegando che “sarebbe un momento difficile per il paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell’alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono regole del vivere civile”. Che tradotto significa: una riforma si può fare, ma solo con un vasto consenso trasversale, perché se si vuole evitare una nuova bocciatura della Consulta serve una modifica costituzionale. E per sottrarsi al referendum popolare – ad alto rischio fallimento – ci vuole la maggioranza qualificata dei due terzi, cioè serve coinvolgere il Pd. Silvio Berlusconi, però, nonostante il rinvio a gennaio del processo Mediaset a Milano, non sembra disposto ad aspettare tanto.
Mentre la maggioranza si divide e l’opposizione pondera le offerte di dialogo, il protrarsi dei negoziati evidenzia la differenza di posizione tra i soggetti in campo. Dentro il Pdl convivono posizioni come quella di Maurizio Gasparri (“Sulla durata indeterminata del processo, indietro non si torna”) con quelle di Italo Bocchino (“Basta ghedinate, il disegno di legge va riscritto”). Il caso di Nicola Cosentino, poi, si sovrappone alle fratture sulla giustizia e si annuncia come il vero test per Fini, che si è molto esposto per bloccarne la candidatura alla guida della regione Campania. Cosentino non si arrende, ieri ha vantato i suoi rapporti con don Peppino Diana, prete ucciso da quella camorra che, secondo le accuse, lo avrebbe sostenuto nella sua ascesa politica.
Il centrosinistra inizia a dividersi: Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, conferma la linea di contrarietà netta alle soluzioni politiche delle vicende giudiziarie. Il nuovo partito di Francesco Rutelli si mostra meno ostile, dicendo che sarebbe un errore partecipare alla manifestazione di dicembre contro Berlusconi. Giovedì si deciderà il destino europeo di Massimo D’Alema in corsa per diventare ministro degli Esteri Ue. Qualunque cosa succeda, potrebbe avere delle ricadute sulle altre questioni aperte.

Nessun commento: