venerdì 6 novembre 2009

L’ITALIA CHE TIRA COCA, PRIMI IN EUROPA


Operai e professionisti, un consumo di massa
di Oliviero Beha


Sì, c’è un’altra cocaina che somiglia tantissimo a quella di cui si parla riferita agli sniffatori Vip, ai parlamentari da sottoporre a test, agli uomini di potere e a quelli di spettacolo, a quella dei video di Marrazzo ma anche della storiaccia di Lapo Elkann, senza neppure risalire troppo indietro per li rami della beneamata dinastia a quattro ruote… Somiglia tantissimo fino a sembrare la stessa. E invece no, è alla lettera la stessa ma anche un’altra cocaina. Nello tsunami di polvere bianca che ha scosso l’Europa inondandola stando all’ultimo dossier dell’Osservatorio continentale sulle droghe, con l’Italia tra i paesi in testa alla speciale classifica, c’è molta di questa “altra cocaina”. Abbastanza lontana da quell’idea di privilegio, di vizio, di proibito che da sempre si associa a una certa sfera sociale. Sono ricchi, si annoiano…
No qui sono anche poveri, e si drogano per tirare avanti come fossero degli atleti del successo o anche solo della sopravvivenza, si dopano per “essere all’altezza” e non rimanere indietro in una competizione esistenziale che travolge di frequente tutto, sentimenti, famiglie, professioni e qualunque tipo di valore tradizionale. L’importante è “farcela”, e per farcela si fanno. Curioso paradosso: è una specie di gara sportiva senza niente di sportivo, mentre lo sport troppo spesso ricorre al doping e alla mancanza di regole esattamente come il resto che vorrebbe/dovrebbe sublimare. Oggi consuma cocaina a prezzi quasi stracciati un numero esorbitante di italiani, quasi fosse una specie di “aiutino” come dice la mammana televisiva. Sniffano artisti, pseudoartisti e muratori, impiegati e operai, manager e sottomanager in una scala quasi senza censo, giovani e vecchi con tutte le classificazioni del caso, uomini e donne. E troppo spesso gli incidenti stradali smascherano la dipendenza di chiunque sia al volante da alcool e droghe, cocaina appunto in primis.
Un’umanità affidata all’euforia del momento, i freni inibitori che non frenano, una sensazione di onnipotenza estemporanea e soprattutto l’idea di essere in grado di continuare sotto un peso sempre più opprimente. E questo consumo avviene nella conoscenza di tutti a partire dai periodici ed evidentemente “recitativi” gridi d’allarme dei vari ministri degli Interni delle due sponde, ma nella mancanza di consapevolezza di ognuno. Travolti. Una sniffata collettiva ci seppellirà?

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