sabato 14 novembre 2009

Pd, tanti dubbi sul corteo. "Molti dei nostri ci andranno"


di GOFFREDO DE MARCHIS

Organizzeremo iniziative comuni con Idv e Udc, daremo battaglia. Pierluigi Bersani ha preso di petto il tema giustizia, ma ora il ddl sul processo breve lo mette di fronte al primo grande bivio della sua segreteria. I toni alti, lo scontro frontale delle dichiarazioni sembrano avere uno sbocco naturale: la piazza. Il principale collaboratore di Bersani, Filippo Penati, avverte: "È un'ipotesi da non escludere".

Il segretario del Pd si prepara a discuterne nelle riunioni di lunedì con i segretari regionali e con la direzione, le sue prime uscite con gli organismi dirigenti dopo l'ascesa al vertice del partito. Nell'incontro che ha avuto con Antonio Di Pietro, quando ancora il processo breve non era sul tavolo, spiegò che non poteva aderire alla manifestazione dell'Idv contro Berlusconi. "Ma tu vai avanti, tanti militanti ed elettori del Pd, vedrai, saranno in piazza con te".

Dice ora Penati: "Quel corteo non lo snobbiamo affatto, sappiamo bene che potrebbero esserci tanti dei nostri". Tanto più che il 5 dicembre, nella manifestazione organizzata dai blogger, non ci saranno bandiere di partito. "Detto questo, un grande partito, se decide una mobilitazione popolare, lo fa su una sua piattaforma, non si confonde con quella di altri", continua Penati. Ma se la scadenza del 5 dovesse montare, se davvero il popolo democratico fosse ipnotizzato dalla protesta contro premier e leggi ad personam, Bersani dovrà tornare a spiegare la sua posizione e quella del partito.

Il segretario del Pd, abituato agli anni di governo nella sua regione l'Emilia, è un frequentatore di piazze sindacali, di picchetti davanti alle fabbriche, ma sembra più allergico agli appuntamenti "personali" e dichiaratamente ideologici. Alla vigilia del G8 di Genova (alla vigilia, è bene ripeterlo) commentava pasolinianamente la possibilità di essere nel corteo dei contestatori: "Se dovessi andare, starei dalla parte dei poliziotti", disse allora. Oggi tante cose sono cambiate.

Bersani è ora il numero uno del centrosinistra, il prossimo appuntamento elettorale, quello fondamentale delle regionali, è praticamente alle porte, la sua posizione sulla giustizia finora è stato molto chiara: sì a riforme fatte nell'interesse dei cittadini, no secco a provvedimenti per una sola persona, il Cavaliere. Ed è arrivato il processo breve.
Solo in apparenza i toni di Bersani, Casini e Di Pietro coincidono sul nuovo provvedimento che Berlusconi si è ritagliato su misura.

L'ipotesi di piazza continua a essere respinta dal leader centrista. "Il ddl è una porcheria, ma noi siamo coerenti: torniamo al lodo Alfano. E vediamo se il Pd sta dalla nostra parte o da quella di Di Pietro", dice il braccio destro di Casini, Roberto Rao. Il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi è contrario all'iniziativa unilaterale dell'ex pm ma ieri ha spedito una lettera ai capigruppo di Pd e Udc per proporre una mozione comune a favore delle dimissioni di Nicola Cosentino.

Il veltroniano Giorgio Tonini, avversario di Bersani al congresso, concede: "Possiamo anche scendere in piazza, certo, ma i veri riformisti devono avere un loro pacchetto di proposte. Non si limitano a difendere lo status quo". Al Senato il gruppo Pd sta già provando a presentare mozioni con i propri progetti. E in discussione potrebbe esserci anche un lodo Alfano sotto forma di legge costituzionale: "Andrebbe valutato", dice Tonini. Ecco quindi la prima prova politica di Bersani segretario. "Il nodo esiste", ammette Penati. Come scioglierlo?

(14 novembre 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

IO NON LI CAPISCO PIU'!
PIERCASINANDO PROPONE UN LODO ALFANO BIS, IL PD DICE CHE SI PUO' ESAMINARE.
MA SE LO RICORDANO L'ART. 3 DELLA COSTITUZIONE? E I LETTORI LO HANNO MEMORIZZATO?
ROBA DA MATTI.