lunedì 2 novembre 2009

"Un detenuto non si picchia in sezione". Audio shock dal carcere di Teramo



di GIUSEPPE CAPORALE

"Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra un superiore e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali.

ASCOLTA L'AUDIO

Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima.

In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano.
La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto".
Proprio questa mattina la Bernardini ed il segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, faranno visita al carcere.

Intanto la Uil chiede chiarezza e verità anche a tutela della professionalità e dell'impegno quotidiano della polizia penitenziaria di Teramo.

"Noi possiamo solo affermare - sottolinea la segreteria regionale - che la violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo che, invece, pur tra mille difficoltà hanno più volte operato con senso del dovere, abnegazione e professionalità. Ciò non toglie che la verità vada ricercata con determinazione e in tempi brevi. Noi vogliamo contribuire a questa ricerca impedendo, nel contempo, che si celebrino processi sommari, intempestivi e impropri".

Anche il notevole sovraffollamento è causa di forti tensioni. L'istituto potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti; un flusso di traduzioni che determina l'esaurimento di tutte le risorse disponibili.

(2 novembre 2009)

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

COSE DA PAZZI!
SONO FELICE DI NON FARE PIU' IL MESTIERE DI DIRIGERE UN CARCERE.
MOLTI ANNI FA, DURANTE IL DECENNIO DEGLI ANNI DI PIOMBO, MI RESI CONTO CHE C'ERANO TROPPE CADUTE DALLE SCALE.
C'ERA VERAMENTE UNA RAMPA DI SCALE, ERA PROPRIO LI' CHE ACCADEVA IL FATTACCIO.
PERALTRO, I DETNUTI NON PRESENTAVANO APPARENTI SEGNI DI PESTAGGIO.
POI FINALMENTE UNO DI ESSI MI SVELO' IL SEGRETO: ASCIUGAMANI BAGNATI E ATTORCIGLIATI, NON LASCIANO SEGNI.
NON MI RESTO' DA FARE ALTRO, FECI UN ORDINE DI SERVIZIO RISERVATO, MINACCIANDO I SOTTUFFICIALI E I CAPIPOSTO CHE LI AVREI DENUNCIATI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA COMPETENTE PER TERRITORIO.
NON SCHERZAVO E LO SAPEVANO.
GLI EPISODI NON SI RIPETTERO, PER QUANTO A MIA CONOSCENZA.

Chica ha detto...

...avevo appena letto questo articolo su Repubblica ...mi è venuto in mente il discorso che si faceva ieri...ma, queste cose la gente che sta "fuori" le ha sempre immaginate e vociferate..ovvio che senza prove reali non si possa fare niente...e adesso? spero di si...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NO, COSE COSI' NON FILTRAVANO E I DETENUTI NON VENIVANO MASSACRATI COSI' IN CELLA O NELL'AMBITO DEL CARCERE, CHE IO RICORDI.
FACEVA PARTE DEL RUOLO, DETENUTI DA UNA PARTE, PERSONALE DI CUSTODIA DALL'ALTRA.
CHI LE PRENDEVA SE LE TENEVA.
EPPURE I TEMPI ERANO VERAMENTE DURI, LE BR E AFFINI SPARAVANO E AMMAZZAVANO.
OGGI E' DIVERSO, C'E' FEROCIA NELLE ISTITUZIONI IN GENERE (VEDI IL CASO DELLA TERRORISTA BLEFARI) E FRA IL PERSONALE DEL COMPARTO SICUREZZA.
MANCA IL SENSO DELLA PIETA', SIAMO DIVENTATI DISUMANI.
E LE PERSONE MUOIONO.