lunedì 16 novembre 2009

UN’INDAGINE ANCHE SU CESARO, IL “VICE-COSENTINO”


Voci di arresto per il presidente della provincia di Napoli
di Marco Lillo


Ormai i quotidiani lo scrivono apertamente. Ha cominciato venerdì scorso Guido Ruotolo su “La Stampa” e poi ieri ha continuato “Libero”. Secondo i rumors, i pm di Napoli avrebbero chiesto al gip Egle Pilla l’arresto del presidente della Provincia di Napoli eletto con il 52 per cento dei voti a giugno. Se le voci fossero confermate, Berlusconi perderebbe i suoi dioscuri. I successi mediatici nell’emergenza rifiuti sono farina del loro sacco. E se, dopo Cosentino, anche Cesaro rischiasse l’arresto, il premier sarebbe costretto a fare i conti con il doppio fondo di quel sacco: i legami con la criminalità. A “Il Fatto Quotidiano” risulta l’esistenza di un’indagine della Dda sugli affari della famiglia del presidente Cesaro ma al momento in Procura non c’è traccia dell’accelerazione brusca preconizzata dai boatos.
Come per Cosentino, il grande accusatore è Gaetano Vassallo, il “ministro dei rifiuti dei casalesi” ha messo a verbale: “Cesaro è un fiduciario del clan Bidognetti”. Parole che gettano una luce sinistra su questo avvocato che fatica a mettere in fila un discorso in italiano (imperdibile la presentazione del suo programma su Youtube). Vassallo ha raccontato gli affari di famiglia dell’ex socialista che ha conquistato Berlusconi a suon di pacchetti di voti e pacchi di mozzarelle di bufala (una cassa da venti chili ogni due mesi). Due gli affari nel mirino dei pm: il Pip (Piano Insediamenti Produttivi) del comune di Lusciano e la riconversione industriale della Texas Instruments ad Aversa. “Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti”. Il pentito va oltre e sostiene di aver partecipato all’incontro tra il boss, Luigi Guida, detto o’drink, e Cesaro. Ora, a parte il soprannome, che fa riferimento alla sua passione per gli aperitivi, “Giggino o’ drink” non è un colletto bianco. I pm imputano a Guida sette omicidi e l’incontro li lascia perplessi. Vassallo infatti aggiunge: “mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida”. Stiamo parlando del rampollo di una famiglia ricchissima anche se chiacchierata. Nella relazione che portò allo scioglimento del comune nel 1991, si citavano i rapporti tra il clan Puca e una società, la Raggio di sole, nella quale erano azionisti i fratelli Cesaro: Antimo, Luigi e Aniello, allora consigliere comunale. Anche un libro dell’ex sindaco Ds, Arcangelo Cappuccio, edito dalla “Libreria Dante e Descartes”, raccontava i rapporti pericolosi e la malapolitica dei Cesaro. Il libro è scomparso dalla circolazione e l’autore oggi è passato dall’altra parte: è un dirigente del comune, guidato prima da Luigi Cesaro e ora un suo fedelissimo. Difficile resistere a “Cesaropoli”. Luigi sta attento a non mischiare affari e politica. Ma Aniello e i suoi fratelli sono titolari di uno dei più grandi laboratori diagnostici della zona e della polisportiva Sant’Antimo titolare di una squadra di basket di serie B e di un impianto avveniristico, nel quale si allena addirittura il Milan di Berlusconi. L’area era in disuso e il comune l’ha data in concessione proprio a Aniello Cesaro. Inutile dire che quando la Texas finisce a una società di Bologna dietro la quale c’è un parlamentare siciliano di Forza Italia, Ilario Floresta, qualcuno si stupisce. I Cesaro però non restano fuori. La società bolognese cede subito alla Esseci Immobiliare del fratello di Luigi Cesaro, Aniello. Solo per l’opposizione della popolazione Esseci non è ancora riuscita a costruire su quel suolo. Poco male. L’affare più importante è quello di Lusciano. Racconta Vassallo: “il boss Guida ‘o drink interveniva sul sindaco e sull'ingegnere dell'ufficio tecnico di Lusciano per superare i vari ostacoli. Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome (...) una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l'azienda di Cesaro, che in cambio dell'assegnazione versava una percentuale al clan. (...) Luigi Cesaro era stato scelto dal gruppo Bidognetti quale fiduciario e gestore dell'operazione”. Cesaro, quando i verbali uscirono su “L’espresso” replicò: “Non conosco Vassallo né nessun camorrista e non ho mai partecipato ad alcun incontro”. A settembre però si è pentito Luigi Guida. I magistrati hanno già sentito Giggino e i titolari delle imprese concorrenti interessate all’affare. Vogliono capire se davvero hanno abbandonato lasciando via libera a Aniello Cesaro dopo le minacce dei clan.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

CHE ESPRESSIONE INTELLIGENTE!