L'ordine di Berlusconi è, per ora, quello di "mandare avanti in fretta sia il processo breve che il legittimo impedimento". Da approvare entrambi, nelle rispettive commissioni di Senato e Camera, prima di Natale, e in aula a gennaio, alla ripresa dei lavori dopo la pausa per le feste. Ma in anticipo sulla sospensione, come confermano autorevoli fonti del Pdl, sarà presentato anche il nuovo testo dell'ormai ex lodo Alfano, lo scudo congela processi per le quattro più alte cariche, stavolta in veste costituzionale. I giuristi sono alle prese con gli ultimi dettagli per cucire il testo addosso alla sentenza della Consulta che ha bocciato il vecchio lodo. Poi, con tre carte da giocare sul tavolo, e in base alle convergenze che si determineranno, "si vedrà quale taglierà il traguardo per prima".
Ma lo scenario che il Cavaliere impone ai suoi è il seguente: al più presto le nuove regole sul legittimo impedimento, allargate anche a ministri e parlamentari, in modo da non dare l'idea che ancora una volta si lavora solo e sempre per lui, per il "capo". "Ho bisogno di una legge che mi faccia prendere fiato" ha detto nei giorni scorsi. Una nuova e inedita modulazione del rapporto tra impegni istituzional-politici e presenza alle udienze per esercitare il proprio diritto alla difesa che consenta al capo del governo di rallentare il più possibile, se non addirittura sospendere (per sei mesi, secondo la proposta Costa-Brigandì), la sua partecipazione ai processi. A preoccupare Berlusconi è soprattutto il caso Mills, dove l'incombere della prescrizione (aprile 2011) potrebbe spingere i giudici a un'accelerazione.
Incassato il legittimo impedimento, si aprirà la trattativa tra processo breve e lodo bis. Il primo è una sorta di fisarmonica, può essere allargato e ristretto a secondo dell'esigenza politica. Può anche essere approvato, come dicono in questi giorni i maggiorenti del Pdl, "rendendolo del tutto inoffensivo". Ad esempio, come già ipotizza il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, con una norma transitoria che applichi il processo breve ai dibattimenti in corso, ma solo a quelli "indultabili", cioè ai reati commessi prima del maggio 2006. Caliendo aggiunge: "Quello del processo breve è un principio giusto. Ma il testo attuale va reso costituzionale. Poi si può modulare la durata delle fasi processuali in modo che vi rientrino tutti i reati, anche quelli gravi, ma con scansioni temporali differenti". Ma tutto dipenderà dal comportamento delle opposizioni sul lodo bis e dalla possibilità di raggiungere per quel provvedimento i due terzi dei voti in modo da evitare il ricorso al referendum. I "berluscones" stimano che, se il risultato fosse quello, potrebbero portare a casa la legge in sei-sette mesi.
L'antipasto sarà il dibattito sul legittimo impedimento. Che parte alla Camera, in commissione Giustizia, mercoledì. Tocca al relatore Enrico Costa, che è anche capogruppo del Pdl, illustrare la sua proposta firmata con il leghista Matteo Brigandì. Dice Costa: "La legge non è blindata, il nostro obiettivo è trovare un consenso che vada oltre quello della maggioranza. È positivo che l'Udc abbia presentato la sua proposta. E so che anche nel Pd c'è la consapevolezza che si potrebbe arrivare a un testo base condiviso". Costa è ottimista, anche se la sua omologa, la democratica Donatella Ferranti, ha bocciato il suo lodo definendolo "un'amnistia mascherata". E il centrista Michele Vietti l'ha definito "un anagramma del lodo Alfano che viola il principio di uguaglianza". Costa lancia comunque un amo all'opposizione: "Discutiamo, smussiamo gli angoli, comprendiamo la ratio della legge. L'agenda di un premier non può essere dettata da una sola parte, è giusto che il legislatore individui in modo chiaro cosa rientra nel legittimo impedimento, per evitare confini incerti e interpretabili in modo diverso a seconda dei giudici". Ma tra una legge-ponte, come chiede l'Udc, e uno stabile pre-lodo bis, come lo pretende Berlusconi, e un "nulla" come vogliono Pd e Idv, sarà difficile mettersi d'accordo.
(7 dicembre 2009)
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