giovedì 17 dicembre 2009

Cacciatore di mafiosi

ALFONSO SABELLA

Ino Corso è un palermitano il cui nome, nei dossier dell'antimafia, non risulta. Lo cita un giorno il mafioso "pentito" Giovanni Brusca davanti ad uno dei magistrati che negli anni Novanta dà la caccia ai più sanguinari boss di Cosa nostra. Il pubblico ministero si chiama Alfonso Sabella, nel suo carniere sono già finiti criminali del calibro di Leoluca Bagarella, Massimo Capomaccio, lo stesso Brusca – l'uomo che ha premuto il telecomando della strage di Capaci-. Il mafioso e il pentito hanno un obiettivo comune: la cattura di Pietro Aglieri, capomandamento ai vertici di Cosa nostra, ritenuto responsabile della strage Borsellino. "Tempo fa" esordisce Brusca sforzandosi di ricordare dettagli utili a identificare i fiancheggiatori di Aglieri, "Bernardo Provenzano ha raccomandato a Bagarella un certo Ino Corso per un palazzo che questi e i suoi familiari dovevano costruire nella zona della Noce".
Per gli addetti ai lavori, e questo Sabella lo spiega nel suo intrigante libro "Cacciatore di mafiosi", la triangolazione Corso-Bagarella-Noce non è casuale. Così, racconta Sabella, seguendo questo anonimo titolare di un autosalone di Palermo, arriviamo alla cattura di Aglieri, scovato in un edificio alla periferia di Bagheria dove era riuscito a realizzarsi una piccola cappella con tanto di altare.
Detta in questo modo la fine della latitanza di Aglieri sembra un gioco da ragazzi: il libro invece accompagna la sottile inquietudine vissuta dal magistrato e dalle centinaia di poliziotti e carabinieri impegnati nella difficile caccia ai boss in fuga dalla legge.
"Cacciatore di mafiosi" è un manuale che svela trucchi, segreti, intuizioni e metodi investigativi che durante gli anni Novanta (ma si può prolungare il tutto fino ai recenti arresti di Provenzano e Salvatore Lo Piccolo) hanno fatto finire in galera boss e capicosca per anni inafferrabili.
Sabella è stato per molti anni pm a Palermo, quando il pool antimafia era guidato da Gian Carlo Caselli. Anni di polemiche, ma anche di successi investigativi e storie terribili. Come il rapimento e l'assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, sequestrato e ucciso per convincere il padre a ritrattare. Curatori del libro sono Francesco Vitale e Maria Silvia Resta.
UMBERTO LUCENTINI

Nessun commento: