Chi lo sa se è poi vero che «la politica non era invitata». Di sicuro, ieri sera alla cena di Arcore, i toni erano leggeri, le battute frequenti, e scarsissima la voglia di ripiombare nelle quotidiane pesantezze. Intorno alla tavola di villa San Martino, c'erano Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Roberto Cota, il capo dei deputati leghisti. E, come anticipato al Giornale da Giulio Tremonti, si è parlato «soprattutto di amicizia».
Riferiscono i presenti che il premier non abbia fatto pesare a Bossi neppure il suo ultimo scherzetto. Quello di accordarsi, attraverso Calderoli, con i coordinatori Pdl Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini per mantenere in capo alla Lega il ministero dell'Agricoltura fino a dopo le Regionali. In sostanza, se il neocandidato presidente del Veneto per il centrodestra Luca Zaia vincerà la sua corsa, il Popolo della Libertà avrà sì un ministero in più. Ma soltanto se entrambe le regioni affidate alla Lega — il Piemonte e il Veneto — consegneranno alla coalizione il presidente. Non per un calcolo piccino sulle poltrone, per amor del cielo: il fatto è, spiegano nel Carroccio, che «bisogna esser sicuri che tutti corrano nella stessa direzione». Anche quando il candidato non è quello sperato.
Tradotto, il messaggio del Carroccio al Pdl è il seguente: mettete alla frusta le Regioni dello scontento, altrimenti ci rimettete un ministro. Fatto sta che, sul momento, il presidente del Consiglio non aveva gradito il rilancio: per il suo partito, la Regione del Leone è carne viva. Ma, appunto, la serata di ieri era per lo scambio degli auguri. E del resto, mettersi a parlare di sostituzioni o, peggio ancora, di rimpasti a Natale per elezioni che si svolgeranno a fine marzo sarebbe stato il modo più diretto per complicarsi la vita. Difficile però pensare che non sia stata spesa neppure una parola sulla questione rilanciata ieri dall'instancabile Calderoli: quella di una «Convenzione costituente, una sorta di Bicamerale allargata agli enti locali, composta da una settantina di persone e incaricata di sottoporre alle Camere un testo condiviso di riforma costituzionale». Anche se resta difficile prevedere se lo spirito di pacificazione seguito all'aggressione al premier supererà l'arrivo della befana.
Marco Cremonesi
20 dicembre 2009
Riferiscono i presenti che il premier non abbia fatto pesare a Bossi neppure il suo ultimo scherzetto. Quello di accordarsi, attraverso Calderoli, con i coordinatori Pdl Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini per mantenere in capo alla Lega il ministero dell'Agricoltura fino a dopo le Regionali. In sostanza, se il neocandidato presidente del Veneto per il centrodestra Luca Zaia vincerà la sua corsa, il Popolo della Libertà avrà sì un ministero in più. Ma soltanto se entrambe le regioni affidate alla Lega — il Piemonte e il Veneto — consegneranno alla coalizione il presidente. Non per un calcolo piccino sulle poltrone, per amor del cielo: il fatto è, spiegano nel Carroccio, che «bisogna esser sicuri che tutti corrano nella stessa direzione». Anche quando il candidato non è quello sperato.
Tradotto, il messaggio del Carroccio al Pdl è il seguente: mettete alla frusta le Regioni dello scontento, altrimenti ci rimettete un ministro. Fatto sta che, sul momento, il presidente del Consiglio non aveva gradito il rilancio: per il suo partito, la Regione del Leone è carne viva. Ma, appunto, la serata di ieri era per lo scambio degli auguri. E del resto, mettersi a parlare di sostituzioni o, peggio ancora, di rimpasti a Natale per elezioni che si svolgeranno a fine marzo sarebbe stato il modo più diretto per complicarsi la vita. Difficile però pensare che non sia stata spesa neppure una parola sulla questione rilanciata ieri dall'instancabile Calderoli: quella di una «Convenzione costituente, una sorta di Bicamerale allargata agli enti locali, composta da una settantina di persone e incaricata di sottoporre alle Camere un testo condiviso di riforma costituzionale». Anche se resta difficile prevedere se lo spirito di pacificazione seguito all'aggressione al premier supererà l'arrivo della befana.
Marco Cremonesi
20 dicembre 2009
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