ANTONIO DI PIETRO
Riporto l'intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata oggi a pagina 6 del quotidiano.
Digitando su You Tube la ricerca "Ponzio Pilato" , tra i risultati compare anche un mio video girato il 24 giugno, sei mesi fa, in cui denunciavo il degrado economico, sociale, istituzionale in cui ci ha trascinati questo governo.
Ebbene, son passati sei mesi e nulla, nulla, e ancora nulla è cambiato poichè viviamo in un immobilismo pressoché totale con il Parlamento congelato su riforme ad personam per salvare pochi a scapito di molti.
Un immobilismo politico che umilia i disoccupati, le imprese in difficoltà, gli anziani e tante famiglie, che non potranno permettersi un pasto dignitoso neanche a Natale, e continuano a sperare in riforme che non arriveranno mai.
CdS: Onorevole Antonio Di Pietro, Silvio Berlusconi, parlando dell'attentato subito una settimana fa, e dell'attentatore, dice che «un clima d'odio influenza le menti labili».
Di Pietro: «Guardi: sul piano psichiatrico, Berlusconi ha certamente ragione. È’ possibile che mentì malate, o particolarmente deboli, possano essere eccitate da una certa atmosfera che, purtroppo, si respira nel Paese. Ma a me, a noi, il punto che interessa non è tanto quello psichiatrico, quanto quello politico, giusto?... E allora io mi domando: chi ha fomentato questo brutto clima?».
CdS: Lei, e il suo partito, l'Italia dei Valori, secondo la maggior parte degli esponenti del Pdl siete tra i maggiori indiziati.
Di Pietro: «Ah sì?».
CdS: Sì.
Di Pietro: «E no, proprio no... Io erano settimane che ovunque mi fosse possibile, sui giornali e alla televisione e persino sotto il palco di piazza San Giovanni, in quella magnifica manifestazione che fu il No B-day, ricordavo come il governo ignorasse pericolosamente tutto l'enorme disagio sociale montante. E non solo: arrivai ad essere persine esplicito. Dissi: attenti che qui, prima o poi, a qualcuno saltano i nervi...».
CdS: Insamma, onorevole: la notizia è che lei davvero non si sente responsabile nemmeno un po' di questo clima politico così aspro che...
Di Pietro: «Mi ascolti bene: non soltanto non mi sento assolutamente responsabile. Ma addirittura accuso e denuncio».
CdS: Chi accusa?
Di Pietro: «Questo governo. Un governo che alimenta tensioni ignorando gli interessi dei cittadini, la disoccupazione crescente, dimenticandosi di chi soffre e minando invece di continuo la Costituzione, perseguendo interessi privati di stampo... scriva bene: di stampo piduista. Un governo che pur di raggiungere i propri scopi fa un ignobile ricorso sistematico al voto di fiducia, che utilizza il Parlamento per assicurarsi ogni genere di impunità e che...».
CdS: Capito. E la denuncia?
Di Pietro: «Denuncio il finto buonismo di una opposizione che, di fronte alle nefandezze che ho appena elencato, ha un atteggiamento pilatesco».
CdS: D'Alema sostiene che ciò «che viene chiamato inciucio a volte invece è un compromesso che può essere utile al Paese».
Di Pietro: «Le dico: io D'Alema lo rispetto, ma non lo condivido».
CdS: Sia più preciso.
Di Pietro: «Cosa chiede D'Alema? Riforme. Chiede cioè quanto chiedono sessanta milioni di italiani, compreso, è chiaro, il sottoscritto. Il problema è che per fare una riforma occorre essere in due: e purtroppo, in Italia, Berlusconi, da quando fa politica, ogni volta che si è seduto a un tavolo per discutere non è mai stato d'accordo su niente».
CdS: Quindi quella di D'Alema è utopia? O ingenuità?
Di Pietro: «D'Alema è stato intempestivo. Ciò che propone è tecnicamente, materialmente, eticamente impossibile».
CdS: Il ministro Giulio Tramonti però apre. Nell'intervista rilasciata al Corriere dice che è il momento di varare riforme condivise.
Di Pietro: «Se qualcuno chiedesse a Dracula di gestire la banca del sangue, Dracula si tirerebbe indietro?».
CdS: Tremonti è Dracula?
Di Pietro: «No, Dracula è quel clan, quel gruppo di persone che gestiscono la politica italiana, che condizionano le banche, che lavorano solo per ottenere benefici personali, o per le proprie aziende... Perciò io credo che la prima riforma da fare sia anche l'unica, per ora, possibile».
CdS: Sarebbe?
Di Pietro: «Mandare a casa Berlusconi».
CdS: Senta, nel dettaglio: sul cosiddetto «legittimo impedimento», alter- nativa al ddl per il «processo breve», qual è la sua posizione?
Di Pietro: «Penso che sia inaccettabile scegliere la strada del male minore».
CdS: Una strada che a molti osservatori, anche nell'opposizione, sembra tuttavia essere politicamente ragionevole.
Di Pietro: «Ragionevole stabilire che la legge è uguale per tutti tranne che per Silvio Berlusconi?».
CdS: Cosa pensa di D'Alema candidato alla guida del Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi?
Di Pietro: «Ah! È candidato?».
CdS: Sembra di sì.
Di Pietro: «Mah... Non ho preconcetti. D'Alema ha sempre servito bene il Paese: è stato premier, ministro e, dunque, ha le carte in regola... Solo, ecco, con amarezza mi chiedo perché certe cariche così importanti debbano essere decise nei sottoscala e non in Parlamento...».
CdS: Regionali, alleanze. Aggiornamento sui rapporti con l'Udc?
Di Pietro: «Io non ho preclusioni sull'Udc, ma su talune candidature non eticamente compatibili È un messaggio importante dire ai lettori: guardate, noi candidiamo solo gente perbene. Io stesso, nel mio partito, sono molto vigile».
CdS: Vigila anche su altro all'interno dell'Idv?
Di Pietro: «Non ho capito la domanda...».
CdS: Vigila sui dissidenti?
Di Pietro: «Il prossimo anno avremo un bel congresso. Certo non so se il partito, così giovane, possa già fare a meno di me...».
CdS: Un'ultima domanda: ha visto su YouTube quel video che mette in dubbio l'autenticità dell'attentato contro Berlusconi?
Di Pietro: «Sì, l'ho visto... Quel video è una solenne fesseria».
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