Lo scorso dicembre la Regione Lazio versa 150 milioni per chiudere i conti in sospeso con la famiglia delle cliniche. Poi l'idillio si rompe. E la dynasty ricorre all'aiuto dei politici
Giovedì 18 dicembre 2008 sembra un giorno prenatalizio come altri. I sani sono in giro per regali, i malati stanno in ospedale. Ma il 18 dicembre di un anno fa non è proprio un giorno prenatalizio qualunque. I malati del Lazio offrono 150 milioni, euro più euro meno, ad Antonio Angelucci, deputato del Pdl e numero uno del gruppo Tosinvest, attivo nella finanza, nell'immobiliare, nell'editoria e, soprattutto, nelle cliniche private con convenzione pubblica. I malati - va detto - non sanno di essere così generosi. Nessuno finora ha saputo della transazione fra la Regione Lazio e la Tosinvest. Ecco come è andata.
Il 18 dicembre davanti ai funzionari del governatore Piero Marrazzo non c'è Tonino Angelucci ma due società di factoring. Ubifactor e Ifitalia hanno rilevato dal gruppo San Raffaele-Tosinvest crediti verso la Regione Lazio per 152,3 milioni di euro relativi al periodo 1995-2006 con la formula del pro solvendo. In altre parole, Tosinvest ha incassato in anticipo il credito dalle due finanziarie. Se Marrazzo riconosce il credito e lo paga, tutto bene. Se Marrazzo non paga, Ubifactor e Ifitalia hanno il diritto di riprendersi le somme anticipate dalle casse della Tosinvest che si è preparata a questa evenienza creando nel suo bilancio un fondo rischi per inesigibilità dei crediti di 55,2 milioni, appena un terzo delle cifre in questione.
Ma del fondo rischi non ci sarà bisogno. Marrazzo paga. La Regione versa 140 milioni di euro di crediti certificati. Altri reucci e principini della sanità locale sono coinvolti dall'operazione per un valore totale di 500 milioni di euro (100 di soli interessi e spese legali). La giunta chiude così una partita che aveva portato i creditori a pignorare fondi della tesoreria regionale. Il San Raffaele, con 27 strutture sanitarie di cui 15 nel Lazio, fa la parte del leone nel grande condono. L'impatto finanziario sui conti del 2009 sarà forte. Nel 2008 il gruppo ha avuto ricavi consolidati per 219 milioni. Di questi, 192 milioni arrivano dal servizio sanitario nazionale (88 per cento del totale). Il profitto netto è stato di 12,9 milioni di euro, meno di un decimo di quanto è arrivato dalla Regione Lazio in un colpo solo con la firma del 18 dicembre. Gli azionisti del gruppo saranno contenti. Già l'anno scorso si sono distribuiti profitti per 36 milioni di euro dalle attività del San Raffaele. Chi siano poi gli azionisti della Tosinvest non è facile dire. Il controllo delle società è in Lussemburgo e si perde, dopo una serie di passaggi e cambi di nome (Aldimo, Lantigos, Financière Margaux, Spa di Antonio e Giampaolo Angelucci, Sgs International), nella superfiduciaria del Granducato Kredietrust. Le ultime tracce reperibili della rete off shore di Tonino Angelucci e del suo delfino, il terzo figlio Giampaolo, si chiamano Aqualegion e Walbond, stanno a Tortola nelle Isole Vergini Britanniche. Neppure un magistrato può sapere chi c'è dietro.
Non per questo i giudici si disinteressano di Tosinvest. Tutto il punto dell'accordo del 18 dicembre è sapere se i crediti certificati dalle Asl lungo un periodo di 12 anni che coinvolge quattro giunte (Osio, Badaloni, Storace e Marrazzo) erano dovuti oppure non lo erano. La risposta arriva il 4 febbraio 2009. La Procura della Repubblica di Velletri mette agli arresti Giampaolo Angelucci, alcuni dirigenti del gruppo e funzionari pubblici delle Asl corrotti per avallare le prestazioni. Gli inquirenti contestano a Tosinvest di avere, nel triennio 2005-2007, truffato il Ssn con fatture gonfiate per interventi mai effettuati o non autorizzati. Per Antonio viene chiesta l'autorizzazione all'arresto alla Camera, dove il deputato Pdl è numero 2 degli assenteisti. La Camera dice di no.
A febbraio del 2009 la tregua armata fra gli Angelucci e Marrazzo salta. Non per la prima volta. I rapporti fra il governatore e l'ex sindacalista Uil diventato padrone della sanità regionale sono una sequenza di alti e bassi. Al momento in cui la giunta si insedia, nel maggio del 2005, l'ex conduttore Rai si trova con un deficit regionale per la sanità che sfiora i 2 miliardi di euro. I fornitori consegnano quello che vogliono e, in compenso, vengono pagati con ritardi che favoriscono il contenzioso. Il sistema dei controlli è a zero. I proprietari delle strutture sanitarie accumulano impegnative e crediti che le società di factoring si contendono pagandoli oltre il 100 per cento del valore, sicure come sono che alla fine incasseranno anche gli interessi. L'ingrato compito di tagliare spetta all'assessore Augusto Battaglia. L'ex parlamentare Ds conosce Tonino Angelucci dai primi anni Ottanta. In poco tempo, diventa il nemico numero uno per il gruppo Tosinvest. Nelle intercettazioni telefoniche viene trattato con epiteti poco lusinghieri. Eppure non è certo un pasdaran. Dice oggi Battaglia: "Alla fine, le cifre contestate da noi e recuperate erano poca cosa, 3 o 4 milioni di euro all'anno. Nel piano di rientro dovevamo chiedere sacrifici a tutti ma certo non potevo autorizzare strutture come quella di Montecompatri che alla sanità pubblica non servivano".
Già a metà del 2007, gli Angelucci si mostrano insofferenti verso l'austerity in corsia. L'ex sindacalista Uil minaccia 500 licenziamenti. Eppure non è in difficoltà finanziarie. Ha appena liquidato il suo 0,4 per cento di titoli Capitalia, incorporata da Unicredito a fine maggio 2007. Su 430 milioni di euro incassati, 300 sono di plusvalenza grazie alla lungimiranza di Cesare Geronzi. Il presidente dell'istituto romano, oggi alla guida di Mediobanca, è il nume tutelare che ha portato la Tosinvest nel patto di sindacato di Capitalia e ha inserito un suo uomo, Ernesto Monti, alla guida della holding italiana del gruppo (Finanziaria Tosinvest).
Come prevede il dettato geronziano, Angelucci ha tanti amici a destra quanti a sinistra. Ha aiutato Massimo D'Alema rilevando 'l'Unità' nel 1998 assieme ad Alfio Marchini. Uno dei principali manager Tosinvest, Carlo Trivelli, è cresciuto a Botteghe Oscure essendo figlio dei deputati Pci Renzo Trivelli e Maria Ciai. Il legale di Giampaolo Angelucci è Guido Calvi, senatore Ds nella scorsa legislatura. Ottimi sono anche i rapporti con Lionello Cosentino, responsabile diessino della Sanità che definisce il sistema sanitario del Lazio come uno dei più arcaici d'Italia. E quando i Nas dei carabinieri incominciano con i sequestri nelle strutture di Velletri e Cassino, Tonino Angelucci chiede al ministro della sanità Livia Turco di intervenire sul generale Saverio Cotticelli, anche se con scarsi risultati.
A parte la liquidazione dei crediti, Tosinvest vuole che la Regione dia il via libera affinché il San Raffaele di Cassino diventi Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) come la Pisana, dove il direttore scientifico è Massimo Fini, fratello di Gianfranco. La promozione a Irccs significa entrare nell'aristocrazia della sanità con sostegni finanziari privilegiati per la ricerca.
Il quotidiano del gruppo Libero viene usato per attaccare Battaglia ma l'assessore tiene duro a prezzo di scontri continui con Marrazzo, che sostiene Angelucci.
La situazione cambia nell'aprile 2008. Il Pdl vince le elezioni, Tonino Angelucci diventa deputato e a giugno Battaglia rassegna le dimissioni. Le deleghe sulla sanità passano al governatore e a ottobre arriva un subcommissario, Mario Morlacco, già direttore dell'agenzia sanitaria pugliese (Ares) e indagato a Bari nell'inchiesta 'La Fiorita'. La stessa che coinvolge Giampaolo Angelucci per un finanziamento da 500 mila euro a Raffaele Fitto durante la campagna delle regionali 2005. Uscito Battaglia, per qualche mese i rapporti Tosinvest-Regione Lazio diventano idilliaci. Già ai primi di dicembre Angelucci dà per certa la transazione e fa girare i soldi con un investimento nella nuova Alitalia. Con l'aumento di capitale tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 la famiglia romana diventa uno dei principali azionisti della compagnia guidata da Intesa San Paolo, principale finanziatore del San Raffaele con 50 milioni di euro di mutuo concesso nel 2008 per l'acquisto degli immobili di Cassino e di Velletri. Nella Cai gli Angelucci versano 35 milioni di euro attraverso Th Sa, uno dei quattro nomi sotto i quali è registrata in Lussemburgo la Financière Margaux (gli altri sono Tosinvest Sa e Tosinvest Italia Sa). In cambio, Monti viene nominato nel comitato esecutivo.
Tutto andrebbe per il meglio senza le inchieste giudiziarie. Circa un mese dopo gli arresti ordinati da Velletri, i magistrati pugliesi provano a coordinarsi con i colleghi laziali. Le pressioni dei giudici e i rilanci di Angelucci su Montecompatri e l'Irccs di Cassino deteriorano di nuovo i rapporti con Marrazzo. Stavolta, in modo irreparabile. A giugno la Regione manda gli ispettori al San Raffaele di Velletri. A luglio, proprio mentre ci sono gli incontri fra il governatore e i trans di via Gradoli, vengono bloccati pagamenti al gruppo San Raffaele per 30 milioni di euro. Ai primi di settembre Montecompatri subisce la revoca dell'assistenza ai malati per la 'reiterazione di comportamenti contrastanti con le norme'. Insomma, è guerra totale e gli Angelucci rispondono colpo su colpo. Secondo quanto racconta Esterino Montino, vicepresidente della giunta, il 12 ottobre Tonino Angelucci fa una sfuriata a politici e manager regionali accusandoli di volerlo rovinare. Appena due giorni dopo, c'è il giallo del filmato di Marrazzo con i trans. Secondo Carmen Masi, Giampaolo Angelucci va nella sua agenzia fotografica e visiona il film girato dagli estortori. Angelucci junior smentisce. Il 15 ottobre c'è il penultimo incontro fra Tonino e Piero, che sa di essere un uomo che non può più dire di no. Il 20 ottobre i due si rivedono un'ultima volta a villa Piccolomini. Il 23 i quattro carabinieri che ricattano il governatore vengono arrestati, il 27 Marrazzo si dimette e il 30 ottobre Elio Guzzanti viene nominato commissario.
La guerra di Piero l'ha vinta Tonino. Ha vinto anche lunedì 30 novembre, quando il Consiglio di Stato ha dissequestrato la clinica di Montecompatri. Quanto ai processi, a Velletri c'è un nuovo procuratore capo, Silverio Piro, e a Bari a giorni ci saranno le richieste di rinvio a giudizio per l'inchiesta La Fiorita. Guido Calvi, avvocato di Giampaolo Angelucci, e Franco Coppi, legale del capostipite, si mostrano fiduciosi. Dicembre per loro è un mese fortunato.
(04 dicembre 2009)
Il 18 dicembre davanti ai funzionari del governatore Piero Marrazzo non c'è Tonino Angelucci ma due società di factoring. Ubifactor e Ifitalia hanno rilevato dal gruppo San Raffaele-Tosinvest crediti verso la Regione Lazio per 152,3 milioni di euro relativi al periodo 1995-2006 con la formula del pro solvendo. In altre parole, Tosinvest ha incassato in anticipo il credito dalle due finanziarie. Se Marrazzo riconosce il credito e lo paga, tutto bene. Se Marrazzo non paga, Ubifactor e Ifitalia hanno il diritto di riprendersi le somme anticipate dalle casse della Tosinvest che si è preparata a questa evenienza creando nel suo bilancio un fondo rischi per inesigibilità dei crediti di 55,2 milioni, appena un terzo delle cifre in questione.
Ma del fondo rischi non ci sarà bisogno. Marrazzo paga. La Regione versa 140 milioni di euro di crediti certificati. Altri reucci e principini della sanità locale sono coinvolti dall'operazione per un valore totale di 500 milioni di euro (100 di soli interessi e spese legali). La giunta chiude così una partita che aveva portato i creditori a pignorare fondi della tesoreria regionale. Il San Raffaele, con 27 strutture sanitarie di cui 15 nel Lazio, fa la parte del leone nel grande condono. L'impatto finanziario sui conti del 2009 sarà forte. Nel 2008 il gruppo ha avuto ricavi consolidati per 219 milioni. Di questi, 192 milioni arrivano dal servizio sanitario nazionale (88 per cento del totale). Il profitto netto è stato di 12,9 milioni di euro, meno di un decimo di quanto è arrivato dalla Regione Lazio in un colpo solo con la firma del 18 dicembre. Gli azionisti del gruppo saranno contenti. Già l'anno scorso si sono distribuiti profitti per 36 milioni di euro dalle attività del San Raffaele. Chi siano poi gli azionisti della Tosinvest non è facile dire. Il controllo delle società è in Lussemburgo e si perde, dopo una serie di passaggi e cambi di nome (Aldimo, Lantigos, Financière Margaux, Spa di Antonio e Giampaolo Angelucci, Sgs International), nella superfiduciaria del Granducato Kredietrust. Le ultime tracce reperibili della rete off shore di Tonino Angelucci e del suo delfino, il terzo figlio Giampaolo, si chiamano Aqualegion e Walbond, stanno a Tortola nelle Isole Vergini Britanniche. Neppure un magistrato può sapere chi c'è dietro.
Non per questo i giudici si disinteressano di Tosinvest. Tutto il punto dell'accordo del 18 dicembre è sapere se i crediti certificati dalle Asl lungo un periodo di 12 anni che coinvolge quattro giunte (Osio, Badaloni, Storace e Marrazzo) erano dovuti oppure non lo erano. La risposta arriva il 4 febbraio 2009. La Procura della Repubblica di Velletri mette agli arresti Giampaolo Angelucci, alcuni dirigenti del gruppo e funzionari pubblici delle Asl corrotti per avallare le prestazioni. Gli inquirenti contestano a Tosinvest di avere, nel triennio 2005-2007, truffato il Ssn con fatture gonfiate per interventi mai effettuati o non autorizzati. Per Antonio viene chiesta l'autorizzazione all'arresto alla Camera, dove il deputato Pdl è numero 2 degli assenteisti. La Camera dice di no.
A febbraio del 2009 la tregua armata fra gli Angelucci e Marrazzo salta. Non per la prima volta. I rapporti fra il governatore e l'ex sindacalista Uil diventato padrone della sanità regionale sono una sequenza di alti e bassi. Al momento in cui la giunta si insedia, nel maggio del 2005, l'ex conduttore Rai si trova con un deficit regionale per la sanità che sfiora i 2 miliardi di euro. I fornitori consegnano quello che vogliono e, in compenso, vengono pagati con ritardi che favoriscono il contenzioso. Il sistema dei controlli è a zero. I proprietari delle strutture sanitarie accumulano impegnative e crediti che le società di factoring si contendono pagandoli oltre il 100 per cento del valore, sicure come sono che alla fine incasseranno anche gli interessi. L'ingrato compito di tagliare spetta all'assessore Augusto Battaglia. L'ex parlamentare Ds conosce Tonino Angelucci dai primi anni Ottanta. In poco tempo, diventa il nemico numero uno per il gruppo Tosinvest. Nelle intercettazioni telefoniche viene trattato con epiteti poco lusinghieri. Eppure non è certo un pasdaran. Dice oggi Battaglia: "Alla fine, le cifre contestate da noi e recuperate erano poca cosa, 3 o 4 milioni di euro all'anno. Nel piano di rientro dovevamo chiedere sacrifici a tutti ma certo non potevo autorizzare strutture come quella di Montecompatri che alla sanità pubblica non servivano".
Già a metà del 2007, gli Angelucci si mostrano insofferenti verso l'austerity in corsia. L'ex sindacalista Uil minaccia 500 licenziamenti. Eppure non è in difficoltà finanziarie. Ha appena liquidato il suo 0,4 per cento di titoli Capitalia, incorporata da Unicredito a fine maggio 2007. Su 430 milioni di euro incassati, 300 sono di plusvalenza grazie alla lungimiranza di Cesare Geronzi. Il presidente dell'istituto romano, oggi alla guida di Mediobanca, è il nume tutelare che ha portato la Tosinvest nel patto di sindacato di Capitalia e ha inserito un suo uomo, Ernesto Monti, alla guida della holding italiana del gruppo (Finanziaria Tosinvest).
Come prevede il dettato geronziano, Angelucci ha tanti amici a destra quanti a sinistra. Ha aiutato Massimo D'Alema rilevando 'l'Unità' nel 1998 assieme ad Alfio Marchini. Uno dei principali manager Tosinvest, Carlo Trivelli, è cresciuto a Botteghe Oscure essendo figlio dei deputati Pci Renzo Trivelli e Maria Ciai. Il legale di Giampaolo Angelucci è Guido Calvi, senatore Ds nella scorsa legislatura. Ottimi sono anche i rapporti con Lionello Cosentino, responsabile diessino della Sanità che definisce il sistema sanitario del Lazio come uno dei più arcaici d'Italia. E quando i Nas dei carabinieri incominciano con i sequestri nelle strutture di Velletri e Cassino, Tonino Angelucci chiede al ministro della sanità Livia Turco di intervenire sul generale Saverio Cotticelli, anche se con scarsi risultati.
A parte la liquidazione dei crediti, Tosinvest vuole che la Regione dia il via libera affinché il San Raffaele di Cassino diventi Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) come la Pisana, dove il direttore scientifico è Massimo Fini, fratello di Gianfranco. La promozione a Irccs significa entrare nell'aristocrazia della sanità con sostegni finanziari privilegiati per la ricerca.
Il quotidiano del gruppo Libero viene usato per attaccare Battaglia ma l'assessore tiene duro a prezzo di scontri continui con Marrazzo, che sostiene Angelucci.
La situazione cambia nell'aprile 2008. Il Pdl vince le elezioni, Tonino Angelucci diventa deputato e a giugno Battaglia rassegna le dimissioni. Le deleghe sulla sanità passano al governatore e a ottobre arriva un subcommissario, Mario Morlacco, già direttore dell'agenzia sanitaria pugliese (Ares) e indagato a Bari nell'inchiesta 'La Fiorita'. La stessa che coinvolge Giampaolo Angelucci per un finanziamento da 500 mila euro a Raffaele Fitto durante la campagna delle regionali 2005. Uscito Battaglia, per qualche mese i rapporti Tosinvest-Regione Lazio diventano idilliaci. Già ai primi di dicembre Angelucci dà per certa la transazione e fa girare i soldi con un investimento nella nuova Alitalia. Con l'aumento di capitale tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 la famiglia romana diventa uno dei principali azionisti della compagnia guidata da Intesa San Paolo, principale finanziatore del San Raffaele con 50 milioni di euro di mutuo concesso nel 2008 per l'acquisto degli immobili di Cassino e di Velletri. Nella Cai gli Angelucci versano 35 milioni di euro attraverso Th Sa, uno dei quattro nomi sotto i quali è registrata in Lussemburgo la Financière Margaux (gli altri sono Tosinvest Sa e Tosinvest Italia Sa). In cambio, Monti viene nominato nel comitato esecutivo.
Tutto andrebbe per il meglio senza le inchieste giudiziarie. Circa un mese dopo gli arresti ordinati da Velletri, i magistrati pugliesi provano a coordinarsi con i colleghi laziali. Le pressioni dei giudici e i rilanci di Angelucci su Montecompatri e l'Irccs di Cassino deteriorano di nuovo i rapporti con Marrazzo. Stavolta, in modo irreparabile. A giugno la Regione manda gli ispettori al San Raffaele di Velletri. A luglio, proprio mentre ci sono gli incontri fra il governatore e i trans di via Gradoli, vengono bloccati pagamenti al gruppo San Raffaele per 30 milioni di euro. Ai primi di settembre Montecompatri subisce la revoca dell'assistenza ai malati per la 'reiterazione di comportamenti contrastanti con le norme'. Insomma, è guerra totale e gli Angelucci rispondono colpo su colpo. Secondo quanto racconta Esterino Montino, vicepresidente della giunta, il 12 ottobre Tonino Angelucci fa una sfuriata a politici e manager regionali accusandoli di volerlo rovinare. Appena due giorni dopo, c'è il giallo del filmato di Marrazzo con i trans. Secondo Carmen Masi, Giampaolo Angelucci va nella sua agenzia fotografica e visiona il film girato dagli estortori. Angelucci junior smentisce. Il 15 ottobre c'è il penultimo incontro fra Tonino e Piero, che sa di essere un uomo che non può più dire di no. Il 20 ottobre i due si rivedono un'ultima volta a villa Piccolomini. Il 23 i quattro carabinieri che ricattano il governatore vengono arrestati, il 27 Marrazzo si dimette e il 30 ottobre Elio Guzzanti viene nominato commissario.
La guerra di Piero l'ha vinta Tonino. Ha vinto anche lunedì 30 novembre, quando il Consiglio di Stato ha dissequestrato la clinica di Montecompatri. Quanto ai processi, a Velletri c'è un nuovo procuratore capo, Silverio Piro, e a Bari a giorni ci saranno le richieste di rinvio a giudizio per l'inchiesta La Fiorita. Guido Calvi, avvocato di Giampaolo Angelucci, e Franco Coppi, legale del capostipite, si mostrano fiduciosi. Dicembre per loro è un mese fortunato.
(04 dicembre 2009)
1 commento:
Ho visto domenica sera REPORT, la trasmissione di Milena Gabanelli, non sono riuscito a seguirla fino in fondo, tanto profondo era ed è il disgusto che provo per questi squali.
Pensavo e penso che ci vorrebbe una Seconda Resistenza ... ma in nome di che?
Posta un commento