Dal suo letto di sofferenza, Silvio Berlusconi ha fatto ieri una mossa ragionevole: il suo messaggio rassicurante («l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio»), in una giornata in cui il dibattito parlamentare alla Camera sull’aggressione di domenica aveva avuto un esito sconfortante, ha riempito il vuoto politico che la ripresa di insulti e attacchi di tutti contro tutti non poteva colmare. Certo è davvero preoccupante che il tempo della riflessione su quanto è accaduto e della solidarietà con il presidente del consiglio che ne è stato vittima sia durato appena lo spazio di ventiquattro ore. Gli inviti ad abbassare i toni e a raffreddare il clima, ripetuti anche ieri dal Capo dello Stato, hanno ritrovato purtroppo una platea di sordi. La confusione avrebbe certo preso di nuovo il sopravvento, se appunto il premier non si fosse deciso a prendere, per quanto può, l’iniziativa.
Al di là del contenuto elementare del messaggio, che non tocca nessuna delle questioni aperte, e perfino deteriorate, com’è accaduto al «processo breve» dopo il parere negativo del Csm, Berlusconi ha inteso mostrarsi consapevole del fatto che, ancor di più dopo l’aggressione che ha subito, tocca a lui entrare nel merito del da farsi. Sollecitato, in questo, dall’intervento di Bersani a Montecitorio, in cui il leader del Pd ha invitato ad abbandonare la lunga e ormai inutile discussione sul clima politico deteriorato che starebbe alla base di quanto è successo, per tornare al vivo del confronto politico.
Bersani in altre parole ha detto – e Berlusconi lo ha capito benissimo – che lui e il suo partito, a pagare i conti di Di Pietro e del fronte politico-mediatico antiberlusconiano accusati dal capogruppo del Pdl Cicchitto nell’aula della Camera, non ci stanno. Se il premier e il governo ritengono che la riapertura dei canali di comunicazione a tutti i livelli, avvenuta in conseguenza della drammatica domenica di Milano, possa essere utilizzata per cercare di interloquire politicamente, e magari trovare una soluzione diversa da quelle che fin qui stentano, al problema dei processi di Berlusconi e più in prospettiva a quello delle riforme, si accomodino. Bersani – e non solo lui – aspettano di sapere se ci sono nuove proposte, e giudicarle. Se invece il centrodestra proverà ad usare l’aggressione a Berlusconi solo per fare campagna elettorale, il Pd reagirà duramente. La parola, a questo punto, torna al Cavaliere. Che ha davanti a sé una grossa occasione e, da come s’è comportato ieri, sembra volerne approfittare in positivo. Che poi ci riesca veramente, è un altro discorso.
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