mercoledì 2 dicembre 2009

L'ira di Berlusconi su Fini: «Chiarisca o non voglio più vederlo»



Incredulo, ferito, umiliato, offeso. E furioso, co­me mai con l’alleato, che oggi vede come un nemico. Lo de­scrivono così Silvio Berlusco­ni, che su Gianfranco Fini ieri, da Milano e in collegamento te­lefonico con il gruppo dirigen­te del partito, ha sfogato tutta la sua rabbia perché «quell’in­grato si permette di parlare di me in quei termini» e lo fa con «un procuratore della Repub­blica! Cose da pazzi! E io do­vrei fidarmi di lui, quando di­ce quelle cose sui pentiti che in­fangano il mio nome? Eh no, così non si va avanti, adesso chiarisce e chiede scusa, o fa marcia indietro o io non lo vo­glio più vedere, per me è fuo­ri ».

Uno sfogo lungo e accorato, quello del Cavaliere, che in collegamento con lo stato maggiore del Pdl convo­cato in tutta fretta in via dell’Umiltà — c’erano i coordinato­ri Bondi, La Russa e Verdini, i capigrup­po Gasparri e Cic­chitto, il vice Qua­gliariello e anche Bocchino (al telefo­no, in stretto colle­gamento con Fi­ni)—, è arrivato a ipotizzare una raccol­ta di firme in Parla­mento per una mozio­ne di sfiducia contro il presidente della Camera (ma la mossa, peraltro tecni­camente impossibile, è stata sconsigliata dai suoi interlocu­tori — da Quagliariello a Verdi­ni, da La Russa a Cicchitto — perché «non dobbiamo far pre­cipitare la situazione»), e sta­rebbe pensando di convocare un Consiglio nazionale del par­tito per votare su una linea di sostegno alla sua persona e di sconfessione dell’ex leader di An.

Per ora però, è passata una linea molto dura ma non quan­to il premier avrebbe voluto. E cioè una richiesta formale di chiarimento a Fini da parte del partito, vergata durante il verti­ce e affidata ad una nota del portavoce Capezzone: «Non commentiamo i fuorionda. Nell'ultimo ufficio di presiden­za del Pdl ci siamo espressi all' unanimità sull'utilizzo dei co­siddetti 'pentiti', sull'uso poli­tico della giustizia, sul tentati­vo in atto di ribaltare il risulta­to della ultime elezioni politi­che. Quel documento per tutti noi esprime la linea di fondo del Pdl. Tocca ora al presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d'accordo».

Si chiede dunque un mea culpa a Fini, o comunque un riallineamento alle posizioni della stragrande maggioranza del Pdl, che assiste attonito e spaventato a uno scontro di cui non si vede né la fine né l’approdo. E crescono — so­prattutto dopo il fuorionda sui pentiti di mafia — i già forti so­spetti sul gioco a cui si stareb­be prestando Fini, che comun­que — assicurano i maggioren­ti del Pdl —, dopo «questo enorme errore, è solo, nemme­no della ex An lo segue più nessuno». Perché c’è un punto ol­tre il quale non si può andare: «Io — dice Osvaldo Napoli — non credo ai complotti, ma fi­no a questo punto non crede­vo neppure che ci fosse un apo­stolato a favore dei complot­ti... ».
2 dicembre 2009

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