martedì 15 dicembre 2009

Saladino connection

ANTONIO SALADINO

di Riccardo Bocca


Il big della Compagnia delle Opere accusato da De Magistris chiede il rito abbreviato. A giudicarlo sarà una gip sposata con un imprenditore a lui vicino

Si chiama Abigail Mellace, è nata a Catanzaro il 25 ottobre 1969 e fa il magistrato: membro dell'ufficio gip-gup (giudici sia per le indagini che per le udienze preliminari) nel tribunale della sua città. Per il momento in Italia non si parla ancora di lei, ma il 15 gennaio partirà in Calabria il processo "Why not" per coloro che hanno chiesto il rito abbreviato, e allora il suo nome non girerà soltanto tra avvocati e pubblici ministeri.

Anche perché, in questa vigilia, sta emergendo un retroscena che la riguarda. Tra i 98 indagati che risponderanno di accuse come associazione a delinquere, truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche, peculato, corruzione ed estorsione, spicca infatti il nome di Antonio Saladino: l'uomo forte in Calabria della Compagnia delle opere e figura chiave del procedimento, il quale ha chiesto lo scorso 27 ottobre il rito abbreviato, e sulla cui innocenza o colpevolezza si esprimerà appunto il giudice Mellace.

Senonché, leggendo il decreto di perquisizione eseguito dalla Procura di Salerno il 2 dicembre 2008 (per valutare la correttezza dei magistrati catanzaresi nell'inchiesta "Why not") si arriva al passaggio dove l'ex titolare dell'indagine, Luigi De Magistris, analizza davanti ai colleghi il materiale sequestrato a Saladino. E consultando questa documentazione (agende, rubriche, biglietti da visita e altro) indica tra «gli atti di interesse investigativo» il «riferimento» all'imprenditore Maurizio Mottola di Amato e alla sua società Impremed srl. Ora: il problema è che Mottola non è un signore qualsiasi, ma è sposato con il giudice Mellace da cui dipende la sentenza su Saladino. E che nel corso di una perquisizione negli uffici di Saladino, avvenuta l'8 febbraio 2007, è stato sequestrato il biglietto da visita di Mottola con i numeri del telefono fisso e di quello cellulare. Quanto di meno opportuno possa capitare per il gup Mellace, che nonostante questo dovrebbe pronunciarsi su un imputato (Saladino) a quanto pare in contatti con il marito. E c'è dell'altro.

In passato, si legge nel decreto di Salerno, De Magistris ha chiesto l'arresto di Mottola, nonché il sequestro preventivo della Impremed durante l'inchiesta sull'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Ma anche in quel caso l'ex pm ha ipotizzato un conflitto d'interessi, dato che a respingere in prima battuta i due interventi su Mottola è stata Maria Vittoria Marchianò: gip che lavora per lo stesso ufficio della collega Mellace, e che stando alla testimonianza rilasciata il 3 marzo 2008 ai magistrati di Salerno dal tenente dei carabinieri Antonio Pisapia, «era notorio» fosse con lei «in ottimi rapporti».

A questo punto, la delicatezza del quadro è evidente: almeno quanto l'imbarazzo di chi nel mondo della giustizia conosce l'intera vicenda. Eppure nessuno, ufficialmente, ne parla. Al massimo commenta, a registratore spento, l'ultimo dettaglio segnalato dai magistrati di Salerno sul gup Mellace. Cioè che il padre Roberto, già indagato e archiviato nel 2001 per bancarotta fraudolenta, poi condannato nel 2008 a nove mesi e dieci giorni per violenza sessuale («Abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della persona offesa»: pena sospesa e non menzione, specificano i magistrati salernitani), è cognato di Antonio Ortuso: soggetto «certamente noto e attenzionato dalle forze di polizia» (testimonianza a Salerno del maresciallo della Guardia di finanza Salvatore Basile), assassinato il 4 settembre 1992 in quello che un'annotazione degli inquirenti cita come un «agguato di mafia».

Ovviamente tutto questo, a partire dagli eventuali contatti tra Mottola e Saladino, passando per la vicinanza tra Mellace e la collega che ha negato l'arresto del marito, fino alla parentela scomoda del padre Roberto Mellace, non esclude che il gup possa condurre al meglio il processo "Why not". Certo, nell'insieme, non è il migliore degli esordi.

(10 dicembre 2009)

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