martedì 8 dicembre 2009

Tagli, bavagli e regali alle mafie. Tremonti blinda la manovra



La Finanziaria arriva in Aula con un record negativo già incassato: è il primo caso di blindatura di fatto già in Commissione. Quella delle ultime 48 ore a Montecitorio è la cronaca di una capitolazione del Parlamento, con il Presidente della Camera ridotto al silenzio dal pugno duro di Giulio Tremonti, che vince su tutta la linea. E in serata commenta «fatto un buon lavoro».

Chiusura su tutto: governo e maggioranza non accolgono nessuna proposta. Un grave atto politico, attacca l’opposizione che promette una dura battaglia in Aula, dove però si profila la fiducia. Pier Luigi Bersani non usa mezzi termini. «Ci chiudono la bocca - dichiara - Non possiamo parlare di nulla, né di redditi, né di occupazione, né degli investimenti».

A nulla è servita una nottata di tentativi, su detrazioni per famiglie e bonus per bambini, o sostegno per i lavoratori. Nulla. Neanche la disponibilità mostrata dalle opposizioni di ridurre le proprie proposte per un esame più veloce apre il varco. Anzi. In mattinata Pdl e Lega ritirano le loro proposte (400) e si preparano a votare il testo già pre-confezionato dal relatore Massimo Corsaro insieme al governo: un pasticcio di misure spot che non rispondono alla crisi, mettono a rischio comparti importanti dello Stato, come la lotta alla mafia e concedono anche una mancia di micromisure ai parlamentari. «Ceti deboli abbandonati - sintetizza Michele Ventura del Pd - messa a tacere anche la maggioranza».

A quel punto i capigruppo Pd, Idv e Udc si presentato da Gianfranco Fini per denunciare l’ennesima anomalia. «È la prima volta che nessun deputato riesce a inserire modifiche in Finanziaria - commenta il capogruppo Pd Pier Paolo Baretta - Fini ha preso atto, non poteva far altro». Le opposizioni abbandonano i lavori e convocano la stampa. Nello stesso momento il centrodestra vara compatto e silenzioso il testo senza modifiche. Ma in Aula il dibattito sarà «caldo» annuncia l’opposizione.

Segue un duello a distanza con accuse reciproche. «Nessuna anomalia, la maggioranza era d’accordo con il governo, l’opposizione ha sollevato solo questioni procedurali», attacca il viceministro Giuseppe Vegas sostenuto dal relatore. «Vegas non faccia il provocatore», replica a stretto giro Baretta. Intanto la Lega, che all’inizio aveva tentato di smarcarsi, prova a mettere il cappello su qualche misura. Come le risorse per il rimborso Ici garantite ai Comuni. «Un tentativo patetico - commenta Antonio Misiani del Pd - Le risorse sull’ici sono un atto dovuto e non certo una concessione della Lega. Ma cosa si dirà ai cittadini del nord sui tagli alla sicurezza (210 milioni) e sull’inutilità delle ronde?»

Il solco con le opposizioni è incolmabile, sul piano delle regole e su quello del merito. A partire dalle risorse. I quasi 8 miliardi utilizzati provengono dallo scudo fiscale e dal Tfr dei lavoratori. «È un pasticcio fatto di una tantum - attacca Giuseppe Galletti, Udc - e il 70% delle misure serve per ripristinare fondi tolti dalla manovra del 2008, come i libri di testo e la scuola. Non c’è nessun nuovo intervento». «Una Finanziaria senza prospettiva - aggiunge Antonio Borghesi, Idv - che dà poco alla scuola, alla disoccupazione e ai precari, ma riserva 210 milioni alla legge mancia del Parlamento». Spetta a Baretta elencare le disposizioni-vergogna. sulla mafia con un regalo alle cosche con la messa in vendita degli immobili, sull’Abruzzo con l’obbligo di restituire le tasse, sull’editoria con la cancellazione del diritto soggettivo delle testate a ottenere i fondi, sul lavoro. Non è prorogato il bonus famiglia (arriverà con il milleproroghe?), non si parla neanche di poveri.

Il capitolo occupazione è tra i più preoccupanti in tempo di crisi. «Su un miliardo e 100 milioni stanziati, ben 860 milioni sono destinati alla detassazione di secondo livello - attacca l’ex ministro Cesare Damiano - Per gli ammortizzatori restano solo 265 milioni». Come dire: più soldi a chi guadagna e nulla a chi resta senza reddito. L’aumento dal 20 al 30% del sussidio di disoccupazione destinato ai co.co.pro, poi, è una finzione. Per accedere al contributo (massimo 4.000 euro annui) sono necessari tanti requisiti, che già quest’anno, a fronte di circa 200mila precari rimasti a casa, hanno potuto usufruire del bonus non più di 2.000. «È il solito gioco di Tremonti - continua Damiano - che prima stanzia, e poi inserisce ostacoli per utilizzare i fondi». Mobilitata anche la Cgil. «Nulla per il lavoro, nulla per i pensionati», attacca Agostino Megale.

08 dicembre 2009

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