domenica 10 gennaio 2010

“ALLA CAMERA L’ATTACCO FINALE AI DIRITTI”


Parla Cesare Damiano (Pd): con 42 articoli il governo smantellerà le tutele dei lavoratori
di Elisabetta Reguitti

Attenzione al contratto dei marittimi, potrebbe trasformarsi in un grimaldello per destrutturare il lavoro in Italia. Partendo magari proprio dai contratti in deroga e la possibilità di stabilire orari di lavoro concordati con sindacati territoriali. Cesare Damiano – già ministro del Lavoro durante il governo Prodi – capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera e che lancia l’allarme sulla discussione, che riprenderà la prossima settimana, del collegato lavoro: cinquantadue articoli di cui solo sette però hanno lo stesso identico testo approvato nella precedente (seconda) discussione alla Camera. Ma Damiano parla di emergenza Lavoro di cui anche la minoranza di governo deve prendere consapevolezza.
E’ davvero così grave l’articolo 8 sull’orario di lavoro dei marittimi?
Certamente perché creerebbe un gravissimo precedente. Nel testo infatti si legge che le deroghe possono essere stipulate con le sigle sindacali comparativamente più rappresentative a livello territoriale. E chi ci dice che queste forme di accordi vengano stabilite al ribasso rispetto agli interessi di una piuttosto che un’altra categoria? Il pericolo è il proliferare di sindacati di comodo e di accordi pirata. Discuteremo un documento che tra l’altro, nell’articolo 50, prevede che venga “novellata”, cioè ripresa, una norma precedentemente abrogata. A dispetto di ogni incongruenza normativa che prevederebbe il ritorno del testo al Senato. L’articolo 25 è poi uno schiaffo per le lavoratrici visto che prevede che i contributi figurativi, ai fini pensionistici, nel caso di maternità o congedi parentali valgano soltanto se c’è costanza di lavoro. La lavoratrice che rimane incinta, non essendo più protetta dalla procedura del “licenziamento in bianco” (abolito dal governo Berlusconi già nel 2008 nonostante la sottoscrizione dei ministri Carfagna, Prestigiacomo e Gelmini di un ordine della Camera che proponeva di tutelare il lavoro delle donne) viene lasciata a casa e a quel punto decade il suo diritto di presentare domanda di riscatto del congedo di maternità.
Tutto ciò cosa significa?
E’ evidente una volontà politica di indebolire il lavoro in ogni sua attuale forma, tutela e garanzia. Anziché trovare forme diverse e migliori per proteggere i lavoratori si imbocca la direzione opposta, per renderli più fragili e vulnerabili. Qui non si tratta solo di smantellare quanto fatto dal governo Prodi; si vuole abolire la concertazione . Non è certo un mistero che il ministro Maurizio Sacconi preferisca il termine “complicità” tra le parti sociali. Un concetto a mio avviso molto pericoloso perché non si tratta di un semplice superamento delle contrapposizioni ideologiche quanto piuttosto una linea di condotta che produce il rischio di perdere di vista il ruolo e gli interessi che si rappresentano. In tema di sicurezza sul lavoro, per esempio, penso all’abolizione della responsabilità solidale in capo al committente negli appalti.
L’Istat dice che in un anno 400 mila persone sono state espulse dal mercato del lavoro. Lei pensa che il rischio maggiore sia che alla ripresa le fabbriche si trovino senza operai o che molte imprese, soprattutto le medio piccole, non riaprano più?
Facendo i calcoli rispetto alle ore di cassa integrazione risulta che le persone che perderanno il lavoro saranno un milione. Temo che dopo la prima fase in cui gli ammortizzatori sociali sono riusciti a narcotizzare il sistema economico ci sarà la fase delle ristrutturazioni, dei tagli e delle chiusure.
Il vero tsunami nel mondo del lavoro sta per arrivare.
Nel frattempo però le casse dell’Inps sono floride grazie ai 250 mila “imprenditori” che hanno aperto una partita Iva per riuscire ad accaparrarsi un posto di lavoro sia pur a tempo determinato.
Sono lavoratori dipendenti a tutti gli effetti mascherati dalla partita Iva ma senza alcuna copertura o tutela. Una realtà che nel mio mandato ho sempre cercato di contrastare. Ai lavoratori a progetto vanno garantite le stesse tutele di cui beneficiano gli altri e la copertura degli ammortizzatori sociali. E’ giusto riconoscere che i contributi dei lavoratori parasubordinati della gestione separata contribuiscono a rendere floride le casse dell’Inps. Casse che, comunque, sono migliorate anche per il calo delle uscite per anzianità da attribuire, come tutti riconoscono, alla riforma concertata dal governo Prodi nel 2007 con le parti sociali. Da qui al 2013 continuerà l’innalzamento progressivo dell’età richiesta per andare in pensione di anzianità. I conti Inps miglioreranno anche per i prossimi anni e i lavoratori non dovranno subire l’impatto del cosiddetto scalone voluto da Maroni.
La cronaca riferisce di molti casi di aziende italiane in crisi controllate da fantomatici fondi esteri. Che valore ha oggi il patrimonio “umano” di quelle imprese?
Vicende come quelle di Eutelia sono state evidenziate dalla crisi ma dipendono da problemi a cui bisogna porre rimedio con politiche industriali che vadano nella direzione di incentivare i rapporti anche con gli enti locali per il mantenimento degli insediamenti. Non parlo di protezionismo, quanto piuttosto di leggi che salvaguardino il capitale umano e la produzione nei territori. Le grandi imprese multinazionali evitino la delocalizzazione delle loro produzioni altrove e il sistema produttivo non esternalizzi parte dell’attività nell’infinita rincorsa della diminuzione dei costi a scapito della qualità.

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