domenica 3 gennaio 2010

Il capitano Ultimo torna a Palermo. "Riunisco la squadra antimafia"


di PINO CORRIAS


Al telefono dice: "Si chiamerà Festa della legalità, Palermo, 15 gennaio prossimo, anniversario in cui celebriamo la cattura di Salvatore Riina: vittoria dello Stato contro Cosa Nostra. Sarà una festa pubblica, con musica e qualche racconto".

Ci saranno Gigi D'Alessio e Cristiano De Andrè. Ci saranno tutti i vecchi della squadra, Arciere, Vichingo, Omar, Oscar, Pirata, Nello, Barbaro, Aspide, Ombra. Ci sarà il generale Mario Mori che allora ci guidava. Ci sarà un sacco di gente, servitori dello Stato e popolo, come è giusto che sia". Sarebbe la prima volta, gli dico. "La prima di una serie, se vuole ne parliamo".
Quando vuole. "La trovo io".

Tre giorni dopo sbuca dal flusso della folla. Si mette a camminare di fianco, dice: "Eccomi qua". Ha calzoni mimetici, sneakers ai piedi, giaccone militare verde, sciarpa elastica al collo. È magro e veloce. Sembra un volto tra tanti. Invece è Sergio De Caprio, ex Capitano Ultimo, ora colonnello dei carabinieri, allenato a vivere mimetizzato da quando Cosa nostra lo ha condannato a morte diciassette anni fa. Dal giorno in cui con i suoi nove uomini della Crimor, dopo duecento giorni di indagini, appostamenti e notti insonni bloccarono dentro al traffico di Palermo l'auto su cui viaggiava Toto' Riina, gli spalancarono la portiera, lo sfilarono dal sedile, lo stesero sull'asfalto a faccia in giù, gli dissero "Carabinieri! Lei è in arresto" e gli serrarono le manette ai polsi dopo 23 anni, 6 mesi e 8 giorni di latitanza.

Era il 15 gennaio 1993. Ore 8,55. Uscita del condominio di via Bernini 54. Hanno appena fotografato la piccola Citroen guidata da Salvatore Biondino, che scivola con passeggero a bordo in mezzo alle quattro auto appostate lungo le vie di fuga. Aspettano quell'auto da due giorni. Da quando il pentito Balduccio di Maggio ha riconosciuto, in una registrazione filmata davanti a quei cancelli, Ninetta Bagarella, la moglie di Riina. I ragazzi di Ultimo presidiano quell'uscita da dentro la Balena, un furgone bianco scassato parcheggiato sul marciapiede opposto. Segnalano l'auto via radio. Segnalano il passeggero a bordo. Balduccio di Maggio che è con loro in Balena, vede e riconosce il boss. Adrenalina corre.

Le quattro auto meticce degli investigatori si staccano dai marciapiedi e si mettono in scia. Un chilometro di traffico, fino allo slargo del Motel Agip sulla circonvallazione, quando le auto accerchiano, e i ragazzi scendono, bloccano, arrestano, e poi filano via, senza luci, senza sgommate, senza sirene, verso l'approdo della Caserma Bonsignore dove in un minuto si irradia la notizia che allaga le agenzie di stampa, i telegiornali. Mentre tutti i vertici dell'arma convergono intorno a Giancarlo Caselli, il procuratore capo di Palermo, coordinatore delle indagini che sembrano chiudersi proprio in quei minuti, con la prima vittoria dello Stato, sette mesi dopo i boati di Capaci e poi di via D'Amelio.

Da allora la vita investigativa di Ultimo e del suo gruppo di uomini invisibili è diventata una salita. C'è stato il processo per la mancata perquisizione del covo di Riina. C'è stato lo smantellamento della squadra. Arciere è finito a Pinerolo, Vichingo in una stazione di Asti, Pirata, Omar e Oscar si sono dimessi, gli altri dispersi in altri nuclei. Il processo e l'accusa lo hanno reso furente: favoreggiamento di Cosa nostra. L'assoluzione (con formula piena) non ha ancora rimarginato le ferite. "Combattere tutta la vita la mafia e finire sotto processo accusato di averla favorita è un destino che non avevo previsto. Ho vissuto sospeso su un filo a mille metri d'altezza. Senza rete, senza sonno".

La risalita comincia ora. Con l'incarico alla guida del Noe, il Nucleo ecologico dei Carabinieri, una trentina di distaccamenti sul territorio nazionale a caccia di ecomafie, traffici illegali, ecoterrorismo. Ma anche con iniziative fuori dall'Arma, sul territorio, con l'associazione Volontari del Capitano Ultimo, una casa famiglia al Prenestino, 30 ettari di periferia romana, assegnata dall'allora sindaco Veltroni, confermata da Alemanno, risistemata, con 600 mila euro, grazie a Raul Bova, l'attore, e alla nazionale cantanti, dove verranno ospitati ragazzi difficili, "i più deboli, gli ultimi".

E adesso con questa serata al Palauditore di Palermo, la Festa della legalità. Nessun problema per la sicurezza? Ultimo sorride: "La sicurezza è un problema del Prefetto. Ma noi possiamo sempre dare una mano, visto che ci saranno tutti i vecchi dei Reparti speciali, quelli del nucleo scorte di Palermo, un sacco di brava gente".

La serata, con il pianoforte di Gigi D'Alessio e la chitarra di Cristiano De Andrè, servirà a raccogliere fondi per inaugurare la Casa famiglia, e anche un po' a raccontarsi. "E ringraziare i servitori dello Stato, quelli che ogni giorno danno la vita e qualche volta il sangue. Quelli che non hanno mai fatto trattative con la mafia, perché con la mafia non si tratta, ma si accerchia, si isola e si distrugge". Per raccontare un po' di quegli istanti che hanno nutrito le loro vite e la loro solitudine. "Per regalarci un po' di luce, dopo la penombra".


(3 gennaio 2010)

8 commenti:

Francy274 ha detto...

Mi trincero dietro la mia grande ignoranza ed esprimo in sordina un parere a freddo, così, d'impulso:
mi suona da pagliacciata, una festa per ricordare la vittoria dello Stato contro la mafia.. si? davvero? Per qualche boss arrestato abbiamo vinto la mafia???
Gigi D'Alessio canterà la felicità di uno Paese che è contro la mafia?.. sarà, forse, boh!!

Manu ha detto...

Un uccellino mi ha detto che oggi dovrebbe essere una giornata molto speciale per te ..... se è vera la notizia che l'uccellino mi ha suggerito ti faccio i miei migliori auguri
se invece ho sbagliato
te li faccio ugualmente sarà solo per affetto

un grande abbraccio
Manu

Anonimo ha detto...

Ma... hai visto a:
Reggio Calabria, 3 gen. - (Adnkronos) - "Si tratta di un attentato diretto dalla criminalita' organizzata alla Procura generale". Cosi' il procuratore generale del tribunale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, ha commentato parlando con i giornalisti l'esplosione dell'ordigno avvenuta questa mattina davanti al portone d'ingresso del palazzo di giustizia in piazza Castello. Una bombola con materiale esplosivo, innescato da una miccia, e' esplosa alle 4.50 danneggiando il portone blindato della Procura generale e del vicino ufficio del giudice di pace."

Che inizio d'anno, tra le altre cose (Brunetta & company!)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

'nsomma. Parere nè temerario nè d'impulso ma poco informato.
Io rileggerei bene l'articolo, adesso che l'ho completato con le mie consuete sottolineature colorate.
Per me quell'Uomo è un Eroe, usato per catturare Totò Riina e poi gettato via, fino al punto da ultimo di togliergli, uno-due mesi fa la scorta, poi riassegnata.
Sai cosa hanno fatto i suoi 'ragazzi'? Si sono offerti di fargli da scorta liberi dal servizio (quelli ancora in servizio)! E' passata quasi sotto silenzio questo notizia ma sul mio blog c'è.
Ho già suggerito ai lettori di questo blog di leggere questo libro: Alfonso Sabella-Cacciatore di uomini-Oscarm Mondadori-Ero 9,50. Trovi le notizie nella cartella "LIBRI DA LEGGERE".
Compralo, costa poco, leggilo, ti costerà tanta fatica e raccapriccio, alla fine ti sarà dischiuso un mondo infernale che vorresti non aver mai conosciuto, sia pure in un libro, ma saprai valutare meglio le notizie. Alfonso Sabella faceva parte del pool antimafia di Giancarlo Caselli a Palermo, a cui fu aggiunto dopo la cattura di Totò Riina, ma di latitanti mafiosi ne ha catturati tantissimi, con Carabinieri e Polizia di Stato, in una sola circostanza coordinati nella stessa indagine.
Qundo Caselli (torinese) divenne il capo del D.A.P. (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) chiese a Sabella (siciliano) di seguirlo e lo mise a capo dell'Ufficio ispettivo del DAP, scelta felicissima, quando Caselli andò via (si prevedeva una vittoria, e ci fu, del centro-destra) a coordinare un organismo della UE detto Eurojust (poi tornò a Torino come Procuratore Generale, ecc.) Sabella fu subito buttato via perchè ... ma compra il libro, non te ne pentirai.
Tenendo a mente che magistrati e forze dell'ordine sono cosa diversa dai governi in carica, specie quest'ultimo.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sì Manu, oggi compio 72 anni, malvissuti!
;-) Grazie!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sì, ho letto su Repubblica.
A me pare che la matrice mafiosa (nella fattispecie la 'ndrangheta) ci possa stare: una bombola di gas da 20 kg. con tritolo in quantità imprecista e la miccia, fatta esplodere nottetempo, alle 5 di questa mattina, in modo da non provocare danni a persone estranee.
Si mette male in Calabria, l'intimidazione è volta a chi si occupa di confische dei beni mafiosi e dei processi d'appello pendenti presso quella Corte d'Appello.
Più tardi c'è stata una seconda esplosione, in una pescheria, che rimarca e sottolinea la matrice mafiosa.
Le modalità sono le stesse dei ricatti estorsivi ai commercianti, solo indirizzati più in alto.

Francy274 ha detto...

Si lo compro, sto già leggendo la Bolla, aggiungo anche questo da Te suggerito..
Non era contro il Capitano, ne tanto meno contro il Giudice Caselli il mio commento ma bensì contro Gigi D'Alessio, come dire.. là dove ci sono cose serie arriva sempre la decorazione che rende tutto una pagliacciata.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ti sei salvata in corner!
;.)