
Ringrazio Gian Carlo Caselli per i ringraziamenti e ponendo fine ai salamelecchi - sinceri i miei e forse ironici i suoi - gli pongo un paio di quesiti. Benché il suo articolo s’intitoli “Brunetta docet”, avrei infatti tanta voglia d’imparare. Partendo da un tema che con l’articolo 1 della Costituzione non c’entra molto, Caselli introduce la definizione di “processo innocente”. Cos’è? E cosa, invece, quello colpevole?
Di mio so che le lungaggini processuali, purtroppo normali, ci mettono regolarmente sul banco degli accusati presso la Corte di Strasburgo, dove fioccano le condanne per l’Italia. Sono questi, i “processi colpevoli”?
In tal caso, potremmo annoverare Caselli fra i seguaci del processo breve.
In quanto alle “improvvide” impostazioni aziendalistiche, Caselli è stato male informato, perché quel che ho chiesto è proprio il rispetto del diritto.
Faccio un esempio: il codice prevede tempi certi, e brevi, per il deposito delle motivazioni delle sentenze ma i magistrati ritengono “ordinatori” quei termini, e non solo non li rispettano ma trascinano per anni quell’adempimento. Caselli forse ne ha sentito parlare.
Io chiedo che non accada più e che le inefficienze siano penalizzate, proprio per rispettare i diritti del cittadino. E’ d’accordo o no?
E veniamo all’articolo 1. Secondo Caselli il richiamo al lavoro ha un grande valore, specie se ci sono disoccupati e crisi economica. Secondo me, no. Anche perché quei problemi, che sono grandi e seri, ci sono adesso, vigente l’articolo. Fra le due cose, pertanto, non c'è alcuna relazione.
Non ho proposto la modifica della seconda parte dell'articolo, che stabilisce la sovranità popolare. Mi sta benissimo.
Ma Caselli sostiene che se si modifica la prima parte cade anche la seconda. Vuol spiegarmi il perché? A me sfugge, ma è anche vero che sono solo un economista. Ci dia qualche lume, lui che s’occupa di diritto. Ancora grazie.
(* ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione)
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Anch’io, e senza ironia, ringrazio il ministro Brunetta. Potersi confrontare con lui su temi di rilievo è una opportunità che apprezzo.
(* ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione)
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Anch’io, e senza ironia, ringrazio il ministro Brunetta. Potersi confrontare con lui su temi di rilievo è una opportunità che apprezzo.
Processi “innocenti” è sintesi di un concetto che ho espresso altre volte, richiamando la tecnica di Erode. Nel senso che la riforma del c.d. “processo breve” rischia di sacrificare – per salvarne un paio che interessano qualcuno – molti altri che con tali interessi non c’entrano, e perciò sono appunto innocenti.
Che le disfunzioni del sistema giustizia siano intollerabilmente gravi è purtroppo sotto gli occhi di tutti, a partire dai magistrati, che hanno le loro responsabilità, ma nello stesso tempo non si sottraggono certo alla sfida della produttività e della professionalità. Come prova il fatto che sono stati essi stessi a proporre quei controlli quadriennali (con relative sanzioni) che ora sono legge dello Stato in forza del nuovo ordinamento giudiziario.
Fermo restando che l’approccio aziendalistico mi sembra “improvvido” se non tiene conto delle specificità della funzione giudiziaria, io penso che alle disfunzioni si debba porre rimedio innanzitutto con più risorse materiali ed umane.
In particolare colmando finalmente i vuoti pesantissimi (media nazionale: circa il 15% in meno rispetto all’organico) che si registrano oggi per quanto concerne il personale amministrativo.
Come un ospedale non può funzionare adeguatamente senza il giusto numero di infermieri, così un tribunale non può – letteralmente non può – funzionare senza segretari e cancellieri.
Infine, il problema dell’art. 1. Come tutti, ho letto che il ministro Brunetta vorrebbe cambiare la prima parte della Costituzione a partire dall’art. 1. Questo articolo – nella sua complessiva formulazione – è cardine della prima parte della Carta. Poiché sono convinto che tale prima parte non sia da cambiare, il discorso sull’intiero art. 1 mi è sembrato e mi sembra assolutamente pertinente.
Prendo atto che il ministro non ha niente contro l’ultima parte dell’art. 1, e ne sono sinceramente lieto (anche se, ricollegandomi alla sua lettera, non posso non osservare che la norma stabilisce non solo la “sovranità popolare”, ma anche i “limiti” entro cui essa deve esercitarsi: limiti, mi permetto di ribadire, fondamentali in democrazia).
Altrettanto sinceramente, torno a ringraziare il ministro Brunetta e cordialmente lo saluto.
Gian Carlo Caselli
Gian Carlo Caselli
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