giovedì 14 gennaio 2010

LA DICHIARAZIONE DI FRANCO IONTA


La dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri sullo stato di emergenza nazionale carcere è il punto di partenza dell’articolato piano di intervento del Governo per affrontare non solo il problema del sovraffollamento ma più in generale per dare avvio al nuovo corso del sistema carcere.
Franco Ionta
, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, così introduce il suo ragionamento per uscire dall’emergenza carceraria, sintetizzando quanto è stato discusso dal Consiglio dei Ministri di oggi. Il piano di intervento del Governo poggia su tre aree di intervento: edilizia penitenziaria, implementazione dell’organico di Polizia Penitenziaria, misure deflattive della carcerazione.
La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale delle carceri, il cui limite temporale è stato fissato, a partire da oggi, fino al 31 dicembre 2010, spiega Ionta, nasce con riferimento alla legge 225 del 24 febbraio 1992, una legge della protezione civile che consente di dichiarare lo stato di emergenza nazionale in presenza di situazioni che non siano riferite esclusivamente a espisodi di calamità naturale, ma che si estende a situazioni emergenziali che determinano un allarme nazionale. Il Governo nella sua interezza, continua il Capo del DAP, ha accolto la proposta di dichiarare lo stato di emergenza nazionale delle carceri, dichiarazione che comporta la nomina di un commissario delegato dotato di poteri straordinari per affrontare e risolvere il problema.
L’ordinanza che conferisce al Commissario Delegato poteri eccezionali in deroga alle procedure ordinarie, sarà emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni. Il Commissario straordinario potrà dunque procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d’appalto. Il “braccio operativo” con cui il Commissario straordinario gestirà l’emergenza carcere sarà la Protezione Civile Servizi S.P.A.
Il portato finanziario delle disposizioni di cui all’art. 2, comma 219, della legge 23.12.2009, n. 193,
costituisce premessa per l’individuazione della consistenza numerica di nuovi padiglioni e nuove strutture, tenendo anche conto del presumibile utilizzo dei fondi di bilancio pari a circa 80.000.000 di euro e del finanziamento di talune opere con i fondi a disposizione di Cassa Ammende.
La stabilizzazione del sistema carcerario, prosegue Ionta, passa anche attraverso l’implementazione dell’organico di Polizia Penitenziaria al fine di gestire, in termini di dignità del lavoro e di dignità della detenzione, la popolazione detenuta che, ad oggi, ammonta a circa 64.800 unità, a fronte di una disponibilità stimabile intorno ai 65.000 posti disponibili. Secondo le indicazioni dell’art. 2 comma 212 della legge finanziaria 2010 è prevista l’assunzione di 2.000 unità di Polizia Penitenziaria, i cui tempi devono necessariamente calibrarsi sull’andamento progressivo dello stato delle costruzioni dei nuovi edifici o padiglioni penitenziari.
Oltre all’assunzione di 2000 nuove unità, il Capo del DAP ritiene che occorra supplire al fisiologico turn over determinato dai posti resi vacanti dal personale che lascia il servizio per raggiunti limiti di età. Nell’arco dei prossimi tre anni, spiega Ionta, si prevede un turn over di circa 800 unità in meno all’anno, la previsione, quindi, è di supplire tale carenza con la possibilità di assumere circa 1.800 unità di Polizia Penitenziaria. I tempi di assunzione di nuovo personale, aggiunge Ionta, saranno ridotti rispetto alle ordinarie procedure di reclutamento tramite concorso pubblico, in quanto per almeno mille unità si potrà attingere utilizzando la graduatoria degli idonei non vincintitori del concorso pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 10 ottobre 2008, mentre sarà necessario bandire un nuovo concorso per l’assunzione delle rimanenti mille unità. Per accelerare ulteriormente l’immissione in servizio delle nuove unità di personale, l’attuale durata di dodici mesi di formazione sarà ridotta a sei.
Il terzo punto del “pacchetto carcere”, necessario per consentire una progressiva diminuzione della popolazione carceria, è l’introduzione di misure deflattive alla carcerazione. Tenendo presente che tale esigenza deriva da priorità legate alla sicurezza sociale, il provvedimento allo studio consente di scontare l’ultimo anno di pena in stato di detenzione domiciliare. In riferimento proprio alle tematiche della sicurezza dei cittadini il provvedimento escluderà quei soggetti che scontano una pena per i reati gravi, quali quelli previsti dall’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario e, inoltre, per coloro che contravverrano alle disposizioni sarà previsto un aumento di pena rispetto a quella ora prevista per il reato di evasione.
I provvedimenti, conclude il capo del DAP, devono poter marciare contestualmente e progressivamente nell’arco dei prossimi tre anni. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere l’obiettivo che mi sono dato nell’assumere l’incarico di Capo del DAP, ovvero la stabilizzazione del sistema penitenziario, perché lo stato emergenziale non sia più la condizione ordinaria di un sistema che impegna energie, professionalità, risorse capacità in grado di far funzionare una macchina complessa quale è l’Amministrazione Penitenziaria.

Nessun commento: