venerdì 22 gennaio 2010

LA MIA VITA DENTRO



Presentazione di Pier Luigi Morini*

Leggo i tanti racconti che si intrecciano in questo libro ed osservo affascinato con quale profondità e nitidezza emergano i fondamentali del rapporto dialettico tra qualsiasi diritto penitenziario e qualsiasi sua declinazione pratica. In “Sorvegliare e punire” M Foucault scriveva a proposito del carcere che esso assolve la sua funzione principale in quanto luogo di assoggettamento dei corpi, sia “dentro” che “fuori” le mura. Assoggettamento del corpo dei detenuti, quindi, ma anche del corpo di chi opera all’interno del “dispositivo carcerario” come medici, psicologi, educatori, dirigenti amministrativi e, non con minore efficacia, assoggettamento del corpo di coloro che fruiscono dello “spettacolo del penitenziario”.
L’autore, che di istituti penitenziari ne ha diretti tanti in diverse regioni d’Italia, in una parabola temporale che giunge fino ai giorni nostri abbracciando più di mezzo secolo, svela i sottili particolari del complesso e solo apparentemente caotico dispositivo carcerario con una testimonianza storica lucida e attenta al contesto sociale e culturale del “fuori”. Personaggi anonimi ed illustri si susseguono in una atmosfera a volte tragica a volte surreale, a volte iper-reale, per colorare con le loro vicende umane uno spaccato della storia del nostro paese che rinviene da un brusio di fondo in cui sovente si confondono il clangore di cancelli e le note acute della fanfara delle celebrazioni ufficiali. La narrazione curiosamente si ferma a diversi anni prima che Morsello si congedasse dall’Amministrazione Penitenziaria, gli anni della sua direzione di Lodi, dove abbiamo lavorato insieme. Potrei restare all’opera, ma preferisco lasciare la sorpresa al lettore e dedicare il breve tempo di una prefazione per parlare della mia esperienza dell’autore.
La fama di Morsello raggiunse la Casa Circondariale di Lodi diverse settimane prima ch’egli venisse a dirigerla. Gli eventi di Pavia erano già noti agli operatori dell’Amministrazione Penitenziaria che non mancavano di trasmettere la loro preoccupazione. Già da alcuni anni, insieme alla collega Marika Romanici, gestivo un progetto sperimentale per il trattamento di detenuti autori di reati sessuali come ci era stato richiesto dalla precedente direttrice, ora direttrice C.C. di Milano “San Vittore”. Poichè Lodi rappresentava l’unica realtà attiva sul fronte “sexual offenders” nell’intero panorama nazionale l’iniziativa godeva del pieno appoggio del Provveditorato Regionale della Lombardia. L’annuncio dell’arrivo di Morsello coincise con la quasi certezza che “sarebbe finito tutto” ed invece tale arrivo coincise con il periodo più fertile del progetto nonchè della mia formazione nella filosofia del diritto penitenziario. Ogni qualvolta il “progetto Lodi” si incagliava in qualche paradosso che sembrava ineludibile nella declinazione pratica di qualsiasi Ordinamento Penitenziario il tanto temuto direttore invitava la collega Romanini e me nel suo studio e con tutti gli onori di un eccellente ospite, iniziando con il rito del caffè che da buon partenopeo era maestro nel preparare, tra una suite di Bach e un aneddoto tratto dalla sua esperienza personale, ci rendeva pratica tale filosofia illustrandoci il modo di dipanare la matassa. Sempre con una precisione lessicale ed un gusto per la parola che non ha nulla a che vedere coi vuoti tecnicismi di molti esperti del diritto.
Leggendo questo libro ho riconosciuto alcuni frammenti delle preziose lezioni di quel periodo e sono felice del fatto che il dr. Morsello abbia deciso di estendere tale privilegio al grande pubblico.

Pierluigi Morini
* psicologo, consulente anche per S. Vittore, uno dei fondatori dell’Osservatorio Regionale Autori di Reati a Sfondo Sessuale presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Milano, referente regionale del Coordinamento Nazionale Psicologi Penitenziari, docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Padova e presso l’Università Europea Jean Monnet di Bruxelles
Collana: iSaggi
Data di uscita: 20 febbraio 2010
Pagine: 208
Prezzo di copertina: € 14.00
Isbn: 978-88-89602-93-5

9 commenti:

Francy274 ha detto...

I miei complimenti a Te e a chi ha saputo convincerTi nello scrivere questo libro.
Sono sicura che riscuoterà un grande successo. Conoscere dall'esperienza di chi ha vissuto le carceri italiane come direttore delle stesse è un atto storico senza precedenti, un libro che vorrò senz'altro nella mia biblioteca.
In bocca al lupo Luigi.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Francesca: sperem (dicono a Milano)!

Anonimo ha detto...


Sono molto orgogliosa di te!
Complimenti!!!
Madda

riccardo uccheddu ha detto...

Complimenti, Luigi: e lo dico senza nessuna retorica.
Cercherò di trovare il tuo libro perchè mi interessa conoscere "quel" mondo grazie alle parole di un uomo colto, serio ed anche... ironico come te.
In particolare, mi interessa sapere che cosa pensa un uomo che ha fatto parte delle istituzioni (ma da quello che immagino in modo critico) della detenzione e dei detenuti.
Le sbarre... ricordo quel film di Sordi, sulla casualità e sull'arbitrio, talvolta, della giustizia.
Ma penso che troverò lumi tra le tue pagine.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Riccardo, però andiamoci piano con "l'uomo colto": la cultura è roba seria!

Anonimo ha detto...

bravo babbo!daniela

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Daniela.

riccardo uccheddu ha detto...

Ribadisco la mia stima e la mia valutazione, Luigi.
E se non credi a me come critico della cultura (campo nel quale valgo poco) credi almeno al sardo.
Dato che hai conosciuto alcuni, di noi, sai che non facciamo mai dei complimenti.
Buona domenica.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Un mio maresciallo comandante, oggi scomparso, che si chiamava Salvatore Lentinu, di Barumini, mi diceva che vi sono due categorie di sardi: i longilinei (come lui) e i brevilinei, che avevo conosciuto a San Gimignano fra il personale di custodia.
Aggiungeva, malizioso, che i longilinei era affidabili, gli altri no.
Entrambe le categorie antropologiche non mi hanno mai fatto complimenti, a differenza di altri.
La prima categoria era stata sempre leale.
Ciò premesso, continuo a non ritenermi un uomo colto; esperto, vissuto, disilluso, ingannato sì.
Ciao, grazie per i commenti.