venerdì 8 gennaio 2010

La serva serve


di Marco Travaglio


Non sapendo più cosa fare e dire per riabilitare il noto corrotto latitante, “Libero” s’è messo a pubblicare a puntate le lettere che giornalisti, politici e intellettuali scrivevano a Craxi quand’era potente. Come se l’esistenza di molti servi riabilitasse il padrone che se li teneva a corte.
E’ vero che, come diceva Mussolini, “è difficile non diventare padroni in un paese di servi”. Ma è anche vero, come diceva il maggiordomo Jeeves nei romanzi di Wodehouse, che “un padrone lo si giudica dai servitori che si sceglie”. Eppoi, leggendo le suppliche degli infiniti postulanti a Bottino, uno si domanda: ma a che titolo tutta quella gente piativa favori a Craxi nella certezza che quello li avrebbe elargiti, usando lo Stato e il Parastato come il cortile di casa? Ma non era un grande statista del riformismo europeo?
Fra le varie lettere garofanate spicca quella di Giovanni Minoli, 3 maggio 1989: “Caro Bettino… In questi ultimi dieci anni ho prodotto molti dei programmi che hanno avuto più successo come Aboccaperta, Piccoli Fans, Blitz, o di immagine come Sì però, Soldi soldi soldi, Quelli della notte, e Mixer… Come capostruttura ho anche determinato molte delle scelte di fondo del palinsesto… Non sono come forse ti hanno fatto credere solo ‘quello che fa Mixer’ ma un dirigente Rai che ha fatto molte, delle non moltissime scelte qualificanti di RaiDue… Per questo ritengo che avrei potuto essere considerato un interlocutore nel momento dell’ennesima difficilissima scelta circa il destino della Rete 2. Dico difficilissima perché il tempo degli errori è finito, i soldi della Rete anche, e l’egemonia del Pci e della Dc realizzata con un alto tasso di contenuto professionale qui in Rai è cosa fatta, e non contrastabile in modo approssimativo… Non sono mai stato capace di spendere tempo nelle manovre di corridoio e nelle chiacchiere… Io credo di essere fatto così. Se servo, ci sono… Con affetto”.
A parte la punteggiatura, colpiscono un paio di soavi espressioni.
Minoli che si dipinge come “incapace di spendere tempo nelle manovre di corridoio e nelle chiacchiere” denota un’immodestia davvero eccessiva.
Ma è la chiusa che è impareggiabile: “Se servo, ci sono”.
Ma certo che serve. Serve da una vita. Pare che già Totò, quando diceva “la serva serve, urca se serve!”, alludesse segretamente a Minoli, all’epoca poco più che in fasce.
Raggiunta la maggiore età, ai tempi di Mixer (programma bellissimo, ma da allora rifà sempre quello), Gianni si produsse in alcuni spot elettorali per il Psi da pelle d’oca, nei quali intervistava Craxi col garofano all’occhiello e assiso su uno sgabello notevolmente più basso del trono del Capo, come il Mussolini accanto a Hitler nel “Dittatore” di Chaplin, per segnalare anche nella postura il proprio ruolo gregario.
Da allora, come Picasso, ha conosciuto vari periodi multicolori: da craxiano a martelliano a berlusconiano a veltroniano a prodiano a ri-berlusconiano ma non abbastanza per riacciuffare RaiTre.
Ecco: sono almeno vent’anni che, a ogni cambio di governo, anzi a ogni stormir di fronda, Minoli riesuma il vecchio file intitolato “Se servo ci sono”: copia, incolla, cambia la data, l’intestazione e il destinatario, stampa, imbusta, lecca pure il francobollo e imbuca.
Purtroppo, però, gli anni passano e non c’è più la servitù di una volta.
Oggi il Minoli serve sempre, ma un po’ meno di un tempo: troppo professionale per essere affidabile. Oggi va fortissimo il modello Johnny Raiotta, dal nome del direttore del Sole 24 Ore (già al Manifesto, alla Stampa, al Corriere, al Tg1) che l’altro giorno ha annunciato l’elezione di Tremonti a “Uomo dell’anno” per volontà imperscrutabile “delle grandi firme del giornale”.
Poi s’è scoperto che le “prestigiose firme” del giornale erano all’oscuro di tutto.
Tremonti l’aveva eletto lui, Raiotta, in beata solitudine. All’unanimità. Dinanzi a cotanta maggiordomitudine, anche i Minoli devono arrendersi e levarsi il cappello: largo al Sòla 24 Ore.

11 commenti:

Francy274 ha detto...

Certo che Marco non fa nulla per "farsi amare" :)).. Impareggiabile la citazione di Jeeves, maggiordomo del ricco Wooster al quale risolve ogni sorta di guai, ci vedo Ghedini in questo :DD
Mi stupisce sempre più, ieri sera ad AnnoZero al povero Castelli gli ha insaponato di brutto i "vetri" sui quali affannosamente s'arrampicava ccon la sua ormai inutile arroganza.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Castelli sarebbe ai miei occhi 'patetico' se non venisse il suo comportamento ritenuto 'eroico' dai suoi leghisti.
Ergo, anch'egli è un pericoloso tribuno, capace di parlare alla stramaledetta pancia dei suoi, dei loro (della Lega) stramaledetti elettori, che iniziano ad essere tantissimi! Te l'immagini se la Lega, oltre a vincere le regionali nel veneto (è sicuro!) le vincesse anche in Piemonte? Triveneto, Piemonte e Lombardia nelle mani della lega + il PdL: tutto il nord Italia produttivo senza eccezioni nelle loro mani!
Castelli, che io ho conosciuto personalmente quando venne a inaugurare la palazzina per le attività di osservazione e trattamento e quelle scolastiche nel carcere da me per ultimo diretto, è anche uno con tanti ma proprio tanti peli sullo stomaco. Ti basti pensare a come ha assalito quella giovane, bella e preparata precaria siciliana con argomenti stucchevoli, ma con una potenza di fuoco di interdizione impressionante, anche se priva di qualsiasi contenuto.
Un vero e proprio "interruttore da combattimento".
Di fronte a questi carri armati mi dici a cosa serve la pacatezza di Pierluigi Bersani? Quel tipo di pacatezza? Va bene in Marco Travaglio, che è dotato di un autocontrollo straordinario, capace di evitare (quasi) sempre la rissa e di piazzare uno - due stoccate micidiali contro le raffiche dell'avversario e di scegliere con tempismo perfetto il momento di colpire: un cecchino, togliendo alla parola ogni contenuto dispregiativo.
Leggi l'altro articolo di Marco Travaglio, in cui intervista Barbara Spinelli, una donna dalla mente acuminata e dalla cultura sterminata, vi troverai argomenti che contraddicono anche mie valutazioni sul 'discorso di fine anno'!
Ci faccio una figuraccia!

Francy274 ha detto...

Vero, vero, Castelli come tutti i Jeeves sono macchine da guerra, però la precaria siciliana non si è lasciata minimamente intimorire, ciò denuncia che la gente non ha più voglia di tacere e vuole finalmente farsi sentire, a me ha dato grande soddisfazione.

Leggerò quel post, in quanto alla Tua figuraccia.. non prendertela.. capita, nelle persone con la Tua capacità d'analisi, di cercare valide motivazioni in comportamenti e discrsi subdoli di chi rappresenta una così elevata carica istituzionale.. succede nelle migliori famiglie :DD

Francy274 ha detto...

Dimenticavo : lo avevamo detto a priori entrambi che Bersani non era uomo da contrastare i "guerrieri" del PDL, ma i simpatizzanti del PD hanno optato diversamente. Franceschini, se pur non altamente combattivo, avrebbe saputo fare di meglio.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Jeeves però era corretto. La signora sicliana si è difesa bene, ma la voce di Castelli sovrastava la sua ed era molto difficile seguirne le argomentazioni.
Quanto al discorso del Presidente, avrei dovuto acquisirne la copia in pdf e leggere lo scritto, che crea meno suggestioni del parlato.

riccardo uccheddu ha detto...

L'articolo è notevole almeno da 3 punti di vista: 1) per lo stile, scorrevole e solo in apparenza facile; 2) per il contenuto e 3) per come mette in evidenza la sudditanza, anzi il vero e proprio servilismo di tanti cosiddetti intellettuali italiani.
Voglio ragionare soprattutto sul 3° punto.
Chi è un intellettuale? Non è sic et sempliciter uno che scrive libri e/o tiene lezioni all'università, arraffa (qui il termine è necessarissimo) una rubrica su qualche "giornale" ecc.
No, secondo me un intellettuale è, o meglio dovrebbe essere un uomo o una donna che sfrutta la propria intelligenza per stimolare il potere ad atti permeati di democraticità e di ricerca del bene comune.
Un intellettuale è o dovrebbe essere un uomo o una donna che non teme d'entrare in urto col potere, ma che all'occorrenza sa anche sfidarlo e contrastarlo.
Il VERO intellettuale, così come il VERO artista, è questo. O è COSI' o NON è un artista nè un intellettuale, ma semplicemente una persona priva di qualsiasi dignità e moralità.
Nel nostro Paese, con l'eccezione di uomini come Gramsci, Pasolini, Sciascia e pochissimi altri, la norma è sempre stata il servilismo.
Da che cosa nasce questa attitudine deteriore e vergognosa?
I limiti morali sono evidenti. Aggiungo però che forse, il motivo si trova anche nei limiti culturali di molti, che sono più che autentici artisti o intellettuali, degli "antiquari della cultura", come li chiamo io.
Oh, avranno anche studiato e creato, come no.
Ma non hanno ancora capito che l'arte e la cultura devono diventare carne viva, espressione autentica dell'esistenza e non banale estetismo. Questo, l'aveva già capito benissimo il De Sanctis, accidenti!
Ma chi in tutta la sua vita non ha mai neanche sospettato tutto, questo... fa il servo.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ergo, noi, pur non essendo intellettuali 'stricto sensu', non siamo servi ma persone dotate, ancora, di ideali, di una morale personale e di un'etica nella vita di relazione, basata sul rispetto delle libertà individuali.
L'hai buttata in filosofia, vero?
Dal tenore del tuo commento si ha come l'impressione che tu non conosca Marco Travaglio, ma sono sicuro che non è così.

riccardo uccheddu ha detto...

Semplifico...?
Si può anche non essere intellettuali "strico sensu" e tutto quel che aggiungi, certo. Proprio così.
Poi ci sono gli intellettuali "di ruolo" che dormicchiano e non dovrebbero.
Quanto a Travaglio, si comporta da VERO intellettuale. Non pensavo d'averla "buttata in filosofia", Luigi.
Ancora su Travaglio: riconosco d'aver letto e di leggere suoi articoli, di seguirlo in tv ma di non aver ancora letto suoi libri. A parte questo, mi pare che noi siamo più d'accordo di quanto non sembri. Francamente, non vedo il problema.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Dai Riccardo, hai capito bene cosa intendevo dire, ma 'ad abudantiam' lo preciso.
Però prima di devo esortare a non semplificare, i tuoi commenti sono più ficcanti quando sono articolati com'è fino ad ora accaduto.
Premetto ancora che tu ti sei messo ad analizzare l'articolo di Travaglio, ignorando che sia io che Francy274 lo seguiamo da qual dì, dunque lo conosciamo bene in ciò che scrive per la stampa quotidiana e settimanale, anche se devo ammettere che è una conoscenza per me abbastanza recente.
Ebbene, tu te la prendi con gli pseudo-intellettuali, quelli piuttosto mosci, quelli che hanno un atteggiamento servile (se faccio nomi mi becco una querela, ma sappiamo chi sono), che mettono il loro sapere al servizio della menzogna e lo tradiscono.
Ebbene, mi è venuto naturale pensare e scrivere, che noi (io, Francy274) non siamo degli intellettuali ma tuttavia siamo persone che rispettano morale ed etica. Insomma, rafforzavo il tuo concetto, grati di avere tu affrontato il discorso di chiarire che cos'è un intellettuale. Chi meglio di te lo può fare? O no?

riccardo uccheddu ha detto...

Benissimo, Luigi.
Sai cos'è, forse mi complico un po' la vita!
Tutto chiaro e chiarito, quindi.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non c'era proprio nulla da chiarire salvo che io sono di 25 anni meno giovane di te (!) e che i libri di Travaglio li ho acquistati e letto pure!
Quasi tutti.