La commissione “Lavoro” in un paese civile e democratico non dovrebbe avere nulla a che fare con il destino di ragazzi di 15 anni. Invece un emendamento al disegno di legge sul lavoro, collegato alla Finanziaria, è stato approvato proprio da quell’articolazione della Camera: l’apprendistato potrebbe assolvere a tutti gli effetti l’obbligo di istruzione.
Come insegnante democratica ho assistito alla generale levata di scudi contro il provvedimento. Con sollievo, perché improvvisamente l’Italia sembra rendersi conto di quanto la frequenza scolastica sia elemento portante e concreto dello sviluppo, della crescita e del progresso di una società. Con disorientamento, perché l’indignazione di oggi è incongruente rispetto alla noncuranza con cui sono state affrontate l’ambiguità e la manipolazione di concetti fondativi della democrazia e delle pari opportunità, quando sarebbe stata possibile una vera battaglia sull’innalzamento dell’obbligo scolastico comprensivo dei primo biennio della superiore.
Nel corso degli ultimi 10 anni questa materia ha appassionato solo (alcuni) addetti ai lavori: la legge 10 del 2000, con Berlinguer e De Mauro, innalzava l’obbligo scolastico dai 6 ai 15 anni di età; significava tutti dentro la scuola, come ancora adesso accade fino ai 13 anni, alla terza media.
Nel corso degli ultimi 10 anni questa materia ha appassionato solo (alcuni) addetti ai lavori: la legge 10 del 2000, con Berlinguer e De Mauro, innalzava l’obbligo scolastico dai 6 ai 15 anni di età; significava tutti dentro la scuola, come ancora adesso accade fino ai 13 anni, alla terza media.
Su quella legge si sono accaniti gli interventi più fantasiosi, tutti lesivi del diritto/dovere allo studio degli adolescenti.
L’astuzia politica è stata giocare su un’ambiguità linguistica: sostituire al concetto di obbligo “scolastico” (scuola, cultura, socializzazione, condivisione, integrazione, recupero, inclusione) quello di obbligo “di istruzione”.
Dal ministro Moratti, passando per Fioroni, fino a Gelmini, l’obbligo di istruzione può così essere assolto a scuola, ma anche nei “percorsi e progetti” che diversi enti locali affidano alle agenzie formative private, esterne al sistema scolastico.
Dal ministro Moratti, passando per Fioroni, fino a Gelmini, l’obbligo di istruzione può così essere assolto a scuola, ma anche nei “percorsi e progetti” che diversi enti locali affidano alle agenzie formative private, esterne al sistema scolastico.
Coloro che ci governano hanno progetti certamente chiari, soprattutto quando si tratta di divaricare in maniera definitiva sorti e immobilizzare destini socialmente determinati: si pensi alla normativa sull’immigrazione.
Ecco dunque l’idea di far assolvere l’obbligo – l’unico che ormai la nostra legislazione contempla, quello di “istruzione” – anche nell’apprendistato: peraltro un tentativo di superare surrettiziamente anche l’età minima per lavorare, fissata dal precedente governo di centrosinistra a 16 anni.
Rinunciare definitivamente all’età di 15 anni alla formazione scolastica per imparare un mestiere, equivale – secondo Cazzola e i suoi seguaci – all’ultimo anno di istruzione.
Contemporaneamente, è il nostro stesso paese che rinuncia a lavoratori e cittadini più consapevoli.
È questo il risultato della svendita di principi e diritti praticata negli ultimi 10 anni. Inutile dire che le vittime predestinate di questo clamoroso passo indietro della civiltà saranno “gli sfigati”: invece che attrezzare scuole, provvedere a programmi di recupero culturale e soprattutto di motivazione, diminuire l’attuale rapporto alunni-docente che impedisce la relazione educativa, disporre strategie formative, lo Stato li indirizza e confina nel lavoro precoce.
La scuola così com’è non è adatta a includere tutti i giovani cittadini, rispettando le loro individualità.
La risposta è allontanare le variabili scomode, confinandole nell’addestramento di basso profilo, impoverendo al contempo la scuola con tagli clamorosi.
Mentre sarebbe stato necessario darle un respiro flessibile, attraverso investimenti economici, umani e professionali. Come continua ad esigere l’art. 3 della Costituzione.
Dove fossero coloro che oggi si indignano sui media, mentre alcuni di noi insegnanti non rinunciavano a gridare quanto la strada presa fosse pericolosa, non sta a me dirlo.
Certo tacevano. L’impressione è che oggi sia tardi per rimuovere il vuoto drammatico che quel silenzio ha provocato.
Ecco dunque l’idea di far assolvere l’obbligo – l’unico che ormai la nostra legislazione contempla, quello di “istruzione” – anche nell’apprendistato: peraltro un tentativo di superare surrettiziamente anche l’età minima per lavorare, fissata dal precedente governo di centrosinistra a 16 anni.
Rinunciare definitivamente all’età di 15 anni alla formazione scolastica per imparare un mestiere, equivale – secondo Cazzola e i suoi seguaci – all’ultimo anno di istruzione.
Contemporaneamente, è il nostro stesso paese che rinuncia a lavoratori e cittadini più consapevoli.
È questo il risultato della svendita di principi e diritti praticata negli ultimi 10 anni. Inutile dire che le vittime predestinate di questo clamoroso passo indietro della civiltà saranno “gli sfigati”: invece che attrezzare scuole, provvedere a programmi di recupero culturale e soprattutto di motivazione, diminuire l’attuale rapporto alunni-docente che impedisce la relazione educativa, disporre strategie formative, lo Stato li indirizza e confina nel lavoro precoce.
La scuola così com’è non è adatta a includere tutti i giovani cittadini, rispettando le loro individualità.
La risposta è allontanare le variabili scomode, confinandole nell’addestramento di basso profilo, impoverendo al contempo la scuola con tagli clamorosi.
Mentre sarebbe stato necessario darle un respiro flessibile, attraverso investimenti economici, umani e professionali. Come continua ad esigere l’art. 3 della Costituzione.
Dove fossero coloro che oggi si indignano sui media, mentre alcuni di noi insegnanti non rinunciavano a gridare quanto la strada presa fosse pericolosa, non sta a me dirlo.
Certo tacevano. L’impressione è che oggi sia tardi per rimuovere il vuoto drammatico che quel silenzio ha provocato.
7 commenti:
Ormai è chiaro che le Nostre tasse non servono ai diritti sociali ma al benessere di una casta sempre più bramosa d'averi.
La scuola segue il destino degli ospedali, dell'INPS e così via dicendo.
Chi disse "date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio?" .. mi pare che tutto sia nella norma nel Paese dei credenti, questo colpevolizzare chi ha taciuto mi sa di assoluzione verso chi ha abusato. Brunetta colpevolizza i genitori incapaci di creare lavoro per i figli perchè amano tenerseli a casa, Berlusconi colpevolizza le massaie che hanno rovinato l'economia, Tremonti colpevolizza gli azionisti perchè non hanno saputo investire.. Insomma è colpa di tutti tranne che dei politici, con queste convinzioni andremo molto più lontano ancora .
Evviva l'Italia!!
Condivido il post in toto ed altrettanto dicasi per il commento di Francy274.
Aggiungo (o meglio ribadisco) una "cosetta" che ti avevo già detto sul mio blog.
Le nostre scuole stanno scadendo sempre più per i motivi egregiamente ricordati nel post.
E c'è, se possibile, di peggio.
La maggior parte delle scuole italiane non è a norma neanche per quanto riguarda la sicurezza fisica(!) del personale scolastico.
Si tratta di edifici fatiscenti che andrebbero se non abbattuti, almeno ristrutturati radicalmente.
Sono scuole in cui mancano i riscaldamenti, gli infissi cadono a pezzi, talvolta sono costruite non si sa nè come nè con quale criterio: vedi il crollo della scuola di S. Giuliano... le misure anticendio, poi, sono una leggenda.
Il coordinamento tra amministrazione pubblica e scuola non esiste: pensa che nella mia città, uno dei licei più prestigiosi era circondato da alberi secolari o quasi; be', di punto in bianco (per poter costruire nelle vicinanze un parcheggio) gli alberi sono stati abbattuti. C'è stato il cedimento di qualche muro, che non ha ammazzato alcune decine tra studenti, bidelli e professori solo perchè l'anno scolastico era ormai finito.
Nel prossimo commento parlerò anche del lato più propriamente scolastico-pedagogico.
Lo disse Gesù. La nostra classe politica è infima ormai da un ventennio (ancora una volta!), mediocri quelli di centro-sinistra, delinquenti e stronzi quelli di centro e centro-destra.
Ci sono speranze: NO!
"Lo disse Gesù"... che cosa? Non ho capito.
"Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio"
Il problema è che questi qui danno sia quello che è di Dio sia quello che è di Cesare, alle... scuole private!
Al di là delle battute (che non sono poi tanto tali) considero davvero una prepotenza ed un'assurdità che la scuola privata, che come recita la Costituzione deve essere "senza oneri per lo Stato", goda di tanti privilegi.
Inoltre, non trovo giusto neanche che molte di esse siano "parificate" alle pubbliche.
Pubbliche che pur in rovina o quasi, prevedono comunque il rispetto delle graduatorie.
Vero è che prima o poi i presidi (temo che in alcune regioni l'abbiano già fatto o lo stiano facendo) possono passare alle "chiamate nominali" ed allora, ciao graduatorie...
Sono d'accordo. Il responsabile è Bettino Craxi, che durante il suo governo rinegoziò i "Patti Lateranensi".
Certo, meglio sarebbe se la c.d. "Santa Sede" fosse alle Isole Cayman!
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