Frank Agrama, chi era costui? Ruota tutta intorno a questa domanda l’indagine Mediatrade-Rti ufficialmente chiusa ieri dal pm milanese Fabio De Pasquale, con la notifica del 415 bis, l’atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Mentre il centrodestra, come un sol uomo, protesta per un provvedimento ampiamente annunciato in cui l’unica sorpresa è la presenza tra i 12 indagati di Piersilvio Berlusconi, accusato di frode fiscale fino al 2009 nella sua qualità di presidente Rti e vicepresidente Mediaset, i riflettori tornano ad accendersi sull’egiziano Mohamed Farouk Agrama, da tempo cittadino americano e da tempo considerato dalla procura il “socio occulto di Silvio Berlusconi”. È Agrama infatti il proprietario (ufficiale) di un tesoro da oltre 100 milioni di euro già sequestrato in Svizzera. E creato, per l’accusa, gonfiando il costo dei diritti televisivi acquistati negli Usa da Mediaset. Soldi che in parte, secondo il pm, andavano a gonfiare le tasche del ricchissimo proprietario di Mediaset e di alcuni suoi dirigenti. A Berlusconi è per questo contestata una appropriazione indebita di circa 34 milioni in concorso con l’amico mediorintale, con Daniele Lorenzano (ex capo acquisti diritti di trasmissione per il Biscione), e gli ex manager di Mediatrade Roberto Pace e Gabriella Ballabbio. Un reato “allo stato non coperto da prescrizione” che sarebbe stato commesso tra Milano e Dublino dal 30 luglio 2002 fino al 30 novembre 2005. Per la procura di Milano, insomma, Berlusconi rubava soldi dalle casse della sua società quotata negli anni in cui era per la seconda volta presidente del Consiglio. Fino al 30 settembre 2009, il premier avrebbe poi concorso pure in un’evasione fiscale da circa 8 milioni di euro con suo figlio, con Fedele Confalonieri, a Agrama, Lorenzano, Pace, Ballabio e Giorgio Dal Negro (definito socio occulto di Lorenzano).
IL RUOLO DI AGRAMA. I nuovi guai del presidente del consiglio nascono comunque tutti dall’antico legame con Agrama, un intermediario di diritti che Piersilvio Berlusconi, dopo la quotazione di Mediaset, tentò inutilmente di far fuori dalla catena degli acquisti di film americani ricevendo in risposta una serie di lettere molto pressanti che spinsero l’azienda a continuare il rapporto con lui. Agrama, del resto, sa molte cose. Nato al Cairo, regista in Libano e poi sullo scorcio degli anni Sessanta, residente a Roma, dove comincia a dirigere e produrre pellicole trash, come L’amico del Padrino e Sesso e pazzia, Agrama diventa l’uomo di Berlusconi a Los Angeles a partire dai primi anni Ottanta. Qui compra pellicole per conto del Cavaliere dalla Paramount e nel 1983 fonda, su Sunset Boulevard, la casa di produzione Harmony Gold, nei cui uffici avrà pure sede l’unico Club californiano di Forza Italia. Con lui lavora da subito un altro storico collaboratore del premier, Lorenzano (oggi residente in Marocco), mentre Agrama prende a rifornire il gruppo di Segrate di diritti su programmi Usa, tramite la Wiltshire Trading, in apparenza gestita da amministratrici di Hong Kong, come Paddy Yiu Mei Chan e Katherine Chun May Hsu. Secondo l’accusa, anche questa società svolge «un ruolo di intermediario analogo a quello di Universal One e Century One (due off shore personali di Berlusconi su cui venivano accantonati fondi neri ndr)”. I pm sostengono addirittura che, tra il 1988 e il 1999, Fininvest prima e Mediaset poi abbiano speso 170 milioni di euro più del dovuto nell’acquisto di diritti dalla Paramount. Che sia il Cavaliere il dominus della situazione, lo si evince da molti documenti riassunti in una lunga relazione redatta dalla società di revisione Kpmg. In un memorandum interno della Paramount del 3 marzo ’92, il manager Peter Carey si rivolge, per esempio, al collega Joe Lucas lamentandosi dell’errore commesso inviando materiale pubblicitario alla Wiltshire Trading: “La sola cosa di cui siamo orgogliosi è di servire un cliente e quando si chiama Berlusconi è estremamente importante che il servizio sia perfetto. In un’altra nota del 18 luglio ’97 indirizzata a Joe Lucas, alla voce «Berlusconi receivables» (crediti da incassare da Berlusconi), si legge: “Porto alla tua attenzione il significativo ammontare dei crediti scaduti di Harmony Gold/Wiltshire Trading». Mentre in una lettera dell’11 febbraio 1999, inviata su carta intestata Wiltshire Trading ai vertici di Paramount e per conoscenza a Pier Silvio Berlusconi, Agrama commenta: «Il gruppo Berlusconi lavora con Paramount da più di vent’anni e ha preso programmi per oltre 250 milioni di dollari». Insomma Berlusconi e Agrama, dal punto di vista delle major americane, sono la stessa persona. Agrama nega. Ma gli amici lo descrivono come molto preoccupato. Perchè negli Usa la sua storia potrebbe ora interessare il poco tenero fisco americano.
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