venerdì 29 gennaio 2010

Reggio, il premier “recita” uno spot contro la mafia


di Antonella Mascali e Sara Nicoli


Prima un attacco elettorale contro la 'Ndrangheta, poi un colpo duro agli immigrati. E per non negarsi nulla, Berlusconi, in trasferta a Reggio Calabria, ha di nuovo preso di mira le fiction sulla mafia, che “danno una cattiva immagine del Paese”. Davvero una giornata a tutto tondo, quella vissuta ieri, comprese le contestazioni. E in attesa di riceverne domani di ben più alte dalla magistratura, il premier ha dato anche l'ultimo sguardo alla cosa che gli interessa di più: la stesura dei tre articoli sul legittimo impedimento.
Sarà approvato dalla Camera tra una settimana. E lo spettro dei processi si allontana. Ieri è andato in scena un surrogato di populismo. Berlusconi ha messo in campo una serie di spot contro la mafia e spianare la strada a Caldoro, candidato in Calabria. Incurante di sfiorare il ridicolo in un territorio asfissiato dalla 'ndrangheta, il premier si è profuso nell'elencazione delle nuove misure del governo: istituzione - per decreto - dell'Agenzia nazionale che gestirà i beni sequestrati alla criminalità organizzata. Poi - via ddl - un codice di leggi antimafia che potrà essere utilizzato da tutte le forze dell'ordine.
Dentro il ddl ci saranno anche misure come la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali, la realizzazione di un sistema di informazione sulle cosche, interventi contro le infiltrazioni della criminalità negli appalti. Alcuni tra i magistrati più impegnati contro le mafie, contattati da Il Fatto su questo tema, hanno dato la stessa risposta: sono parole in contrasto con i fatti di questo governo. Lo scudo fiscale che consente il riciclaggio di capitali mafiosi , la legge che permette la vendita dei beni confiscati, sicuramente pronti a essere ricomprati dai boss. E quanto all'asserita volontà di trasparenza sugli appalti, ci spiega un pm, collima con il il ddl processo breve che affosserebbe i procedimenti per turbativa d'asta. D'altronde lo spettro del processo breve, la riforma del codice di procedura penale che terrà sotto controllo i pm e il ddl sulle intercettazioni, sono tra i motivi della protesta domani all'inaugurazione dell'anno giudiziario in tutti i distretti: le toghe avranno la Costituzione in mano e usciranno dalle aule durante l'intervento del rappresentante del ministero. Ad eccezione dell'Aquila dove ci sarà Alfano. Per rispetto istituzionale e per la situazione post terremoto, è la spiegazione dell'Anm, anche se ci sono magistrati perplessi. Ma Berlusconi ieri in Calabria ha sostenuto che non c'è scontro istituzionale .
Il premier è poi tornato ad attaccare anche le fiction sulla mafia: “Spero che questa moda sia finita”, danneggia l'immagine del Paese. Il solerte direttore di Raifiction, Fabrizio Del Noce, lo ha tranquillizzato: “per il 2010” ce n’è in programma solo una. Ma intanto il messaggio a chi doveva capire è arrivato. Di mafia, meno si parla meglio è. Forse al premier non dispiacerebbe, invece, una fiction sul defunto boss Vittorio Mangano, definito “eroe” da lui e Dell'Utri. Un fatto concreto contro la criminalità è arrivato, invece, da Confindustria, sull'esempio storico della Sicilia. “Tutte le associazioni territoriali del Mezzogiorno - ha spiegato la presidente Marcegaglia - hanno stabilito l'obbligo di denuncia degli imprenditori che vengono vessati dalla mafia e l'obbligo di sospensione o espulsione, dalla Confindustria” delle aziende che non denunciano.
A smascherare l'antimafia parolaia di Berlusconi ci ha pensato Di Pietro:“È un piano che fa gli interessi della mafia: da una parte il governo impedisce di fare i processi e con il processo breve fa un'amnistia totale”. E, a proposito di processi, entrerà nel vivo martedì prossimo la discussione alla Camera sul legittimo impedimento. Ieri Casini ha dato un secco ultimatum alla maggioranza, invitando lo stesso Alfano a non estendere il privilegio anche a ministri e sottosegretari: "Se così fosse - ha detto il leader Udc - noi non lo voteremo". Ma la maggioranza sarà più che compatta. L'approvazione dovrebbe arrivare entro mercoledì sera. Il Pdl parla di un voto definitivo al Senato entro il 25 febbraio. Il giorno in cui la Cassazione dovrà decidere se confermare la condanna o assolvere l'ex coimputato del premier, David Mills.

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