venerdì 5 febbraio 2010

De Magistris scalda il congresso Idv. «Voto Di Pietro ma io più giovane»


«Io lo dico subito: io approvo la mozione Di Pietro». Così Luigi De Magistris intervenendo dal palco del congresso Idv spegne sul nascere l'ipotesi di una sua candidatura contro Antonio Di Pietro. Ma poi aggiunge: «Tra me e Antonio ci sono venti anni di differenza. Per mia fortuna e per tua sfortuna».

IL PROGRAMMA - Così ha preso il via all'hotel Mariott di Roma venerdì pomeriggio e che si concluderà domenica mattina il primo congresso dell'Italia dei Valori. «L'alternativa per una nuova Italia». È questo lo slogan scelto per cercare di raggiungere l'obiettivo, come spiega il leader Antonio Di Pietro nella mozione con cui si candida alla presidenza: cioè quello di passare da un movimento d'opinione che si riconosce nel suo leader, ad un partito d'azione strutturato con una classe dirigente scelta attraverso un normale processo democratico. Luigi De Magistris viene indicato come un potenziale concorrente per la leadership a Di Pietro ma che per queste assise ha deciso di non presentare alcuna candidatura e di schierarsi a fianco dell'ex pm di Mani pulite. Chi invece ha deciso di correre per la presidenza con una propria mozione è il deputato Francesco Barbato che ha chiesto «più trasparenza e maggiore democrazia», anche se la sua sembra destinata ad essere una candidatura di bandiera. Appare quindi pressoché scontata l'elezione di Antonio Di Pietro, che interverrà domenica mattina e poi chiuderà i lavori congressuali domenica.

DE MAGISTRIS - Luigi De Magistris ha preso la parola in un mare di applausi. «Credo che Di Pietro debba essere alla guida di un grande percorso politico, per farlo bisogna passare da movimento politico a partito d'azione. Per farlo - ribadisce- occorre fare una squadra. È inutile pensare ai duelli». A Di Pietro, De Magistris riconosce che «lui è l'unico che si fece vivo», nel culmine della vicenda giudiziaria che lo vide protagonista. «Ero una figura controversa - rievoca - con 100 procedimenti giudiziari a mio carico. Qualcuno più di quelli del premier, con la differenza - sottolinea - che io mi sono fatto processare». «Nel '92 consegnavo gli scritti per il concorso il magistratura - ricorda - Di Pietro era un mito e ci siamo detti, chi l'avrebbe detto che ci saremmo trovati insieme... Certo, se lui, come leggo in questi giorni, era collegato alla Cia, al Mossad o a chissà quale soggetto destabilizzante, allora anche io devo essere una cellula di qualcosa. Magari dei cubani, visto che guardo più a sinistra». «Non reprimiamo il dissenso interno», chiede e rimbrotta Pd e sostenitori della trattativa con l'Udc: «Il Pd passa più tempo a dialogare con l'Udc che con noi. Ci sono persone perbene anche nell'Udc ma - avverte - quel partito non sarebbe entrato in Parlamento senza Cuffaro e allora con quel partito si può fare un laboratorio di cannoli più che quello politico che vorrebbe Donadi». «Sta bene se ci sono sensibilità diverse in un partito», ripete ritagliandosi il ruolo di "pontiere" a sinistra che indica a Idv il compito di «baricentro del centrosinistra». Paura di sbandare a sinistra? «Non è vero che ci allontiamo dal centro perchè dove il riferimento è la Costituzione - replica - non ci sono distinzioni di quel genere». Né il totem della questione morale è a significato unico: «Non si tratta solo del casellario penale pulito - spiega - ma del bene comune come obiettivo», mentre «la classe dirigente di un partito non può essere fatta solo con le tessere».

DONADI - Anche Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, ha tenuto il suo discorso: «Hanno ragione ad avere timore di noi perchè sappiamo che loro sono il male di questo paese. Ma il male non trionferà - aggiunge - fino a quando gli uomini per bene continueranno a battersi, e noi non ci fermeremo mai, mai». Per domenica è in programma l'intervento di Guy Verhofstadt, leader di Alleanza dei democratici e liberali per l'Europa, il gruppo al quale sono iscritti gli europarlamentari dell'Idv.

Redazione online
05 febbraio 2010

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