venerdì 5 febbraio 2010

Di Pietro e Contrada? era lo 007 a spiare il pm


DAL ‘92 A L ‘94 IL POOL SOTTO LA LENTE DEI SERVIZI
di Gianni Barbacetto


Mani Pulite? Un complotto della Cia, con Antonio Di Pietro manovrato dai servizi segreti. Questa tesi, che periodicamente viene fatta riaffiorare nel tentativo di delegittimare Di Pietro e distruggere perfino il ricordo di Mani Pulite, è contraddetta dai fatti. I servizi segreti si occuparono sì di Mani Pulite, tra il 1992 e il 1994, ma già allora per colpire Di Pietro e i suoi colleghi del Pool. Dossierati fin dai primi mesi dell’indagine sulla corruzione: con l’apporto anche di Bruno Contrada, che era il dirigente del Sisde che raccoglieva le informative illegali sui magistrati di Mani Pulite. “La raccolta di materiale informativo comincia tra la primavera e l’estate del 1992, quando appare chiaro che le inchieste non si fermano dopo i primi arresti”: così scrive il Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza nella sua relazione del 6 marzo 1996. “Il questore Achille Serra teneva contatti periodici con Di Pietro per disposizione di Vincenzo Parisi, allo scopo di informare il capo della polizia sulle implicazioni che le vicende giudiziarie milanesi potevano avere sull’ordine pubblico, sulle istituzioni, sulla stabilità delle grandi imprese coinvolte nelle inchieste. Ma la disposizione impartita a Serra dimostra che vi era una preoccupazione politica circa i rischi di destabilizzazione. Questa preoccupazione politica è stata incoraggiata dall’autorità di governo e risulta, come vedremo, fortemente avvertita dal presidente del Consiglio Giuliano Amato”.
A spingere l’attività informativa, in questa prima fase, è Bettino Craxi. E a realizzarla sono soprattutto uomini del Sisde (il servizio segreto civile) e del secondo reparto della Guardia di finanza (il servizio segreto interno alle Fiamme gialle). Non si conoscono, invece, eventuali attività analoghe svolte dal Sismi (il servizio segreto militare). In ogni caso, il Comitato parlamentare non ha dubbi: la raccolta di notizie riservate era assolutamente “illegittima” ed estranea ai compiti istituzionali degli organi di polizia e di intelligence. Le informazioni su Di Pietro e colleghi le raccoglie, per conto del Sisde, la cosiddetta “fonte Achille” (che rimarrà anonima) e riguardano il periodo che va dalla primavera 1992 al 1993. Coordinatore dei centri Sisde del Lazio, che riceve personalmente nelle sue mani alcune delle informative, è Bruno Contrada. Lo stesso Contrada che, invitato come Di Pietro alla cena dei carabinieri di Roma per gli auguri di Natale del 1992, appare sulla fotografia in questi giorni pubblicata con grande rilievo, come prova di chissà quale rapporto oscuro tra l’allora magistrato e l’agente segreto che sarà poi arrestato e condannato per mafia.
Le informative Sisde non sono di grande qualità. Quella datata 29 aprile 1992 e consegnata dalla fonte proprio nelle mani di Contrada, comunica che “Di Pietro sarebbe stato sul punto di prendere provvedimenti nei confronti del figlio dell’onorevole Craxi: un avviso di garanzia” per Bobo. Mai mandato, mai neppure ipotizzato. La nota del 4 maggio insiste: nei confronti di Bobo Craxi sta per essere emesso addirittura un ordine di cattura. Parallelamente, avviene il dossieraggio realizzato da uomini della Guardia di finanza: “Un complesso e intenso lavoro”, spiega il rapporto della Commissione parlamentare, “volto a raccogliere note informative sui magistrati (tra i quali il dottor Di Pietro, il dottor Colombo e altri), sulla loro vita, sulle indagini, sui rapporti dell’uno o dell’altro con i colleghi e con individuati elementi della polizia giudiziaria” e “riferiscono presunte scorrettezze, che poi verranno contestate nelle ispezioni ministeriali dall’autunno del 1994 in avanti”.
È da questi dossier che Craxi attinge per costruire il “poker” annunciato nell’agosto 1992 contro Di Pietro e poi per tentare nel 1994 l’affondo finale contro il Pool e il suo simbolo. Ed è da queste attività informative illegittime che proviene gran parte del materiale che sarà trovato, durante una perquisizione del 1995, negli uffici romani di Craxi in via Boezio. Dice il Comitato: “C’è una sinergia informativa tra le carte in possesso dell’ex presidente del Consiglio e questi documenti. Su alcune situazioni (per esempio le indagini relative ad attività economiche riconducibili al Pci) egli ha utilizzato per le proprie schede materiali provenienti da quei dossier”. Su Di Pietro, poi, Craxi accumula “una serie cospicua di schede informative, idonee a gettare sospetti infamanti e a demolire l’immagine del magistrato. Esse riguardano l’intera carriera del dottor Di Pietro da quando era in polizia, le sue amicizie, una serie di vicende private in base alle quali vengono costruite accuse contro di lui”.

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