venerdì 12 febbraio 2010

Donne e Bmw: ci pensa Amemone, il nuovo Tarantini

RITA DI GIOVACCHINO

di Rita Di Giovacchino

C’È UN NOME che ricorre in quasi tutte le pagine dell’ordinanza: Diego Anemone, giovane costruttore romano, classe 1971, finora sconosciuto, capo di una modesta azienda. Diego, per gli amici della Ferrattella – il dipartimento che faceva capo prima a Balducci e poi a De Sanctis, due dei quattro arrestati – viene descritto dal gip di Firenze come il centro gravitazionale attorno a cui ruota l’intero mostruoso ingranaggio dei Grandi appalti.

Corrotto e corruttore, Anemone riveste molteplici ruoli.

A lui si rivolgono le imprese che fanno parte del “gelatinoso sistema” di distribuzione dei lavori pubblici. E’ lui che procaccia affari, elargisce favori, spiccia faccende, acquista auto di lusso, assume domestici e poi li licenzia. Ed è ancora Anemone che procura denaro liquido, da utilizzare per pagare mazzette, si presume; ci riesce grazie agli strani rapporti di amicizia con don Evaldo Biasini, un prete di Grottaferrata che gestisce un centro a favore degli africani, al quale probabilmente affida assegni in cambio di contanti. Ma Anemone si preoccupa anche e soprattutto della felicità del Principe, ovvero Bertolaso. Come? Al solito, mettendo a disposizione escort di livello, non “le solite stelline del cazzo”, ma professioniste serie e collaudate come Monica la brasiliana o Francesca. L’Alto commissario ha un debole per lei tanto da farle recapitare un regalino. “Una cosa che le avevo promesso da tempo. Te ne occupi tu?”, chiede Bertolaso. Lui e Anemone parlano di tutto: donne, appalti, rialzo dei costi, licenze e festini. Ma anche beghe da risolvere quando qualcuno degli esclusi – vedi Marco De Santis, fratello di Fabio, anche lui a Regina Coeli – li minaccia. “Dì a quel Diego che lo mando in galera, siete una cricca di delinquenti”. Non è chiaro il motivo per cui Fabio De Santis, che ha preso il posto di Balducci, debba rivolgersi a Diego e non direttamente a Bertolaso. C’è un personaggio nuovo nelle cronache degli scandali italiani, quello del giovane imprenditore rampante che nel sistema di corruzione mette il sesso tra le merci di scambio. Diego non ricorda un po’ Gianpaolo Tarantini, il ras della sanità di Bari, che ha messo nei guai Berlusconi presentandogli Patrizia D’Addario? Per imitarlo Anemone aveva perfino organizzato “una festa megagalattica a favore di Bertolaso”.

Musica, fiori, belle donne.

Era il settembre 2008 e Anemone cercava di indorare la pillola perché i costi dei lavori alla Maddalena erano improvvisamente lievitati di 70 milioni circa. Ma Bertolaso quella sera non poteva: la festa viene rinviata al 28 settembre. Tra una battuta e l’altra si accenna alla presenza di “ragazze di qualità” La qualità è importante. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ci tiene, e quando non chiama Anemone si rivolge al suo braccio destro Simone Rossetti (il lenone): “Sono Guido, appena atterrato dagli Stati Uniti...”, frase ormai celebre. Ma anche questo Rossetti non ricorda un po’ Massimiliano Verdoscia, il factotum di Tarantini? Molti fatti vanno accertati, l’avvocato Filippo Dinacci, che difende Bertolaso, ha già detto che di “mostruoso in questa storia c’è solo un mastodontico equivoco”. Non ci sono prove del passaggio di denaro, solo coincidenze tra date e telefonate. E poi le fuggitive incursioni dell’Alto commissario al Centro benessere sulla Salaria “Sport village” dove ad attenderlo c’erano Monica o Francesca. Non solo massaggi, scrive il gip. Che più avanti sottolinea: “Appare comprensibile, attesi i rispettivi ruoli, che Anemone abbia un occhio di riguardo nei confronti dell’illustre conoscente, soggetto con un importante e decisivo ruolo istituzionale che gli permette di gestire e decidere la spesa pubblica connessa alla realizzazione degli appalti del G8 di cui l’Anemone è aggiudicatario... Molte sono le telefonate da cui appare evidente come sia Bertolaso ad avere le chiavi della cassaforte”.

Nessun commento: