I Tutor autostradali di Paolo Berlusconi sponsorizzati da Balducci & co?
Ora arriva la legge che vale più di 1 mld
di Daniele Martini
Più Tutor per tutti! È il grande momento degli apparecchi per rilevare la velocità delle auto destinati a sostituire gli autovelox e la cui realizzazione è in mano alla società Autostrade e alla Engine, un’azienda di Viterbo specializzata in software con appena 10 mila euro di capitale che, come ha raccontato Il Fatto Quotidiano domenica 21 febbraio, ha ottenuto l’omologazione per un modello battezzato Celeritas, grazie al fattivo interessamento di Angelo Balducci, il presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici, ora in carcere per lo scandalo della Protezione civile, sollecitato allo scopo da Paolo Berlusconi. Al Senato stanno preparando una legge che sembra scritta sotto dettatura della lobby dei Tutor e che secondo gli esperti è il presupposto normativo per la grande fioritura dei nuovi congegni su tutto il territorio nazionale e su ogni tipo di strada, dalle consolari alle provinciali, dalle statali alle autostrade, 400 mila chilometri in totale. È un affare gigantesco perché in ballo ci sono i proventi delle multe per eccesso di velocità, l’80% circa del totale delle contravvenzioni elevate ogni anno che è di almeno 1 miliardo e 200 milioni di euro secondo le stime più prudenti, quasi 2 miliardi secondo altre valutazioni.
Partecipare al business del Tutor significa entrare in possesso delle chiavi di un tesoro, un gigantesco bancomat automobilistico sempre in funzione, 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, Natale e Pasqua compresi. A pagare saranno gli automobilisti, quelli indisciplinati, ovviamente, anche se la gestione degli autovelox non lascia presagire niente di buono neanche per gli altri. Strada facendo gli autovelox da apparecchi per sanzionare gli scapestrati, si sono spesso trasformati in una specie di tagliola usata in maniera furba, subdola e in alcuni casi addirittura fraudolenta dai comuni per rimpinguare i bilanci. Il Tutor è l’evoluzione della specie, una sorta di autovelox al quadrato, un po’ più sofisticato e moderno, che invece di misurare la velocità in un punto X, la calcola su un tratto di strada, da X a Y, in genere alcuni chilometri.
Essendo nuovo, il Tutor appare meno compromesso del predecessore, e poi la società Autostrade, che per prima l’ha omologato alla fine del 2004 e poi l’ha messo in pista su un terzo della rete (circa 2 mila chilometri su 6 mila), da mesi lo presenta come un sistema miracoloso, in grado di salvare decine di vite soprattutto sull’A1 tra Roma e Milano. Siccome al pari dell’autovelox il Tutor è inoltre un sistema praticamente “pronta cassa”, c’è da prevedere che tra tutti i soggetti interessati all’installazione, cioè i proprietari di strade, comuni, province, Stato, ci sarà la corsa all’acquisto del nuovo congegno. Ciò stimolerà una fioritura di Tutor che con molta probabilità darà l’avvio ad una specie di catena di Sant’Antonio stradale. L’interesse al Tutor da parte dei suoi utilizzatori finali è forte e incentivato proprio dalla legge in approvazione al Senato. Per iniziativa del relatore, Angelo Maria Cicolani, e del presidente della commissione Infrastrutture, Luigi Grillo, entrambi Pdl, dal nuovo testo è stato fatto sparire qualsiasi vincolo per gli enti proprietari delle strade e riscossori delle multe circa l’uso dei soldi incassati. In precedenza, invece, il Codice della strada del 1992, stabiliva che almeno metà dei proventi dovesse essere utilizzato dai proprietari di strade per la manutenzione. Questo principio era stato sostanzialmente confermato, anzi, reso addirittura più stringente nel testo di riforma del codice approvato l’estate passata alla Camera con un voto bipartisan. Con queste premesse il sì del Senato al provvedimento sembrava una passeggiata e invece l’iter si è impantanato proprio per scelta della maggioranza che ha voluto inserire a sorpresa, ma a tutti i costi alcuni emendamenti particolarmente controversi. Evidentemente nel frattempo è successo qualcosa e secondo alcuni osservatori quel “qualcosa” è direttamente collegato all’ingresso del fratello del capo del governo nel business del Tutor. Se al Senato passerà il testo con gli emendamenti del tandem Cicolani-Grillo, in futuro gli enti proprietari di strade, a cominciare dai comuni, potranno tranquillamente scegliere se spendere i soldi per la manutenzione delle strade o per l’acquisto e l’ammodernamento dei Tutor, cioè di macchinari che come bancomat gonfiano i bilanci comunali. Non occorre essere maghi per prevedere che pressati dai conti in rosso, molti sindaci e presidenti di provincia opteranno per i Tutor alimentando la catena di Sant’Antonio che si sta mettendo in moto.
Nuovi Tutor, oltretutto, non vuole dire solo acquisto dei macchinari, ma anche gestione degli impianti, e poi riparazioni, manutenzione, aggiornamenti software e via spendendo. Con buona pace dello stato pessimo di molte strade e di tutte quelle ditte, circa 5 mila, specializzate in manutenzione stradale, da quelle della segnaletica alle aziende asfaltatrici, da quelle che forniscono i guard rail a quelle che tagliano l’erba lungo i cigli. Una trentina di associazioni di ditte specializzate in manutenzione aderenti alla Confindustria hanno scritto alcuni giorni fa una lettera molto risentita al ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ricordandogli che “mentre si fa un gran parlare di far affluire risorse alla piccola e media impresa… di fatto non si fa che finanziare le grandi opere o le operazioni, come questa dei Tutor, che riguardano poche imprese”.
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