di Peter Gomez
Che il vero problema del paese siano le tangenti e il malaffare lo hanno detto un po’ tutti:
Così, di bustarella in bustarella, il Belpaese viaggia allegramente verso il baratro. Gli unici che sembrano non accorgersene sono i partiti non a caso ritenuti dal 44 per cento degli italiani (dati di Transparency) al primo posto tra le organizzazioni più corrotte (prima di imprese, funzionari pubblici, media e magistratura). E all’ultimo posto, con un indice di fiducia pari solo al 12% (lo ha spiegato in una conferenza stampa Silvio Berlusconi) nella classifica sul gradimento e l’affidabilità delle istituzioni. Certo, poi si può fingere, come fa il presidente del Consiglio che tutto questa avvenga perché gli uomini politici partecipano a trasmissioni televisive definite “pollaio”. E magari ci si può persino compiacere se il maggiore quotidiano italiano, come ha fatto ieri il Corriere della Sera, decida di non dare spazio in prima pagina alla notizia dell’arresto in flagranza di reato del presidente della Commissione urbanistica del comune di Milano, Milko Pennisi, impegnato proprio in questi giorni nell’esame del nuovo piano regolatore della città.
Ma la realtà è quella che è. Diciotto anni dopo Mani Pulite, l’Italia è tornata ad essere un paese di ladri. Con una importante differenza. Legislatura dopo legislatura alle guardie sono state progressivamente tolte le armi. Per questo, in attesa che con l’approvazione della legge sul processo breve, sull’immunità dei ministri e sul taglio delle intercettazioni telefoniche, il processo sia concluso, Il Fatto Quotidiano ha deciso di compilare un elenco (necessariamente breve per ragioni di spazio) degli scandali maggiori e minori dei 12 mesi. Probabilmente alcuni dei protagonisti, al termine di anni di processi e d’inchieste, ne usciranno assolti. Ma qui a contare più che i nomi, è il fenomeno. Perché c’è gente che (a tutti i livelli) si sta mangiando il paese. E nessuno pare intenzionato a fermarla.
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