di Claudia Fusani
Ferragosto 2009, Roma, piazza Ungheria, quartiere Parioli, mattina, camminano uno di fianco a l’altro, sulla sinistra Guido Bertolaso, eroe e angelo del terremoto in Abruzzo, sulla destra Diego Anemone, l’imprenditore emergente, anzi emerso, e problem solvers, dallo scaldabagno rotto alla prostituta, di funzionari e gran commis. Parlano fitto, fitto: il G8 è appena finito con successo, all’Aquila però, non alla Maddalena dove anzi i cantieri sono nei guai. E con loro il costruttore Anemome. I carabinieri possono solo fotografare, non certo ascoltare, un momento di intimità professionale. Gli investigatori del Ros scrivono nelle loro informative di «inquietanti rapporti di collusione tra l’introdottissimo costruttore e il potente sottosegretario».
Da una settimana Bertolaso va ripetendo «non c’entro nulla col sistema gelatinoso». Semmai «ho avuto un eccesso di fiducia mal riposta». E in effetti, posto che Francesca sia una massaggiatrice vera, che «la serata megalattica» al Salaria Sport village o l’altra con Monica la brasiliana siano marginali e ininfluenti, sembrano altre le figure centrali, l’imprenditore Anemone, ad esempio, il gran commis Angelo Balducci e giù per li rami del sistema gelatinoso. Ma a spedirlo sotto inchiesta per corruzione è proprio l’anomalo («definirlo sospetto è un eufemismo» scrive il Ros) rapporto con Anemome. Il quale, è bene dirlo, dal Dipartimento per lo sviluppo e il turismo (Balducci) con il sovrintendenza della Protezione Civile ha avuto assegnati i seguenti appalti: Stadio centrale del tennis al Foro Italico e Nuovo museo dello sport a Tor Vergata (Mondiali di nuoto 2009); aereoporto internazionale dell’Umbria di Sant’Egidio (Unità d’Italia). Nel grande cantiere della Maddalena Anemone fa la parte del leone: ha in appalto il palazzo della Conferenza e l’area delegati; residenza dell’Arsenale; area di stampa e servizi di supporto. Quasi cento milioni di appalti su un totale di 370.
Un’intera informativa di 252 pagine è dedicata al ruolo di Bertolaso e ai suoi rapporti con Anemone, Balducci e Rossetti. Il 9 settembre 2008, i lavori in Sardegna sono stati appena affidati, Anemome (A) chiama con insistenza Bertolaso (B). A: «Abbiamo la possibilità di verderci, anche stasera quando vuoi tu». B: «Chiamami più tardi». L’incontro viene spostato al giorno dopo. A: «Ci possiamo vedere dove ci siamo visti l’altra volta». B: «Va bene, verso le 8-8 e mezza, a fine giornata». Il 19 settembre la scena si ripete, stessa insistenza, stessa disponibilità da parte del sottosegretario. Stesso luogo d’incontro. Anemone chiede di incontrarlo con un sms alle 22 e 08: «Avrei bisogno di incontrarti domani che poi parto». E Bertolaso, alle 23 e 39, risponde: «Domani verso le 10 e 30 piazza Ungheria». La mattina dopo, intorno alle 9, Anemome telefona a don Evaldo Biasini: «Senti don Evà, scusa se ti scoccio, stamattina devo vedere una persona verso le 10 e mezzo, tu come stai messo?». Don Evaldo: «Di soldi? Qui a Albano ne ho solo 10, già a Roma potrei darteli, debbo poi portarli in Africa, vediamo».
L’incontro con Bertolaso ha per oggetto i lavori della Maddalena. Da successive telefonate tra Anemone con Della Giovampaola e poi con la moglie Vanessa si capisce che l’incontro con il sottosegretario è stato «positivo»: «Tutto bene, sì sì».
17 febbraio 2010
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