"Di questo passo perdiamo le elezioni"
di FRANCESCO BEI
Dentro il Pdl è una guerra di tutti contro tutti. Il primo a saperlo è Silvio Berlusconi, che osserva con insofferenza crescente la maionese impazzita di via dell'Umiltà. "Adesso" si è sfogato due sere fa "la devono finire con queste camarille, perché di questo passo andiamo a perdere le elezioni".
Il problema allora non è la posizione di Denis Verdini, perché - come fa notare un berlusconiano lealista - "non si cambiano i generali mentre la battaglia è in corso". Ci sarà tempo, dopo il voto, per ripensare al destino del coordinatore finito al centro delle intercettazioni. E magari sostituirlo con Claudio Scajola. Al di là del comunicato di ieri, che qualcosa si sia rotto tra Berlusconi e il suo braccio destro nel partito lo sostengono in tanti. E si fa notare come il premier stavolta abbia evitato accuratamente di attaccare i magistrati per difenderlo. Come pure abbia tardato qualche giorno per mettere nero su bianco la sua solidarietà all'uomo di Fivizzano, una non casuale asimmetria rispetto al calore manifestato subito per Letta e Bertolaso.
Ma al momento, a poche settimane dal voto, l'unica scelta possibile è quella di blindare Verdini e mandare un segnale ai tanti suoi avversari: "Basta con i giochi di potere interni". A chi si riferiva il premier con la sua denuncia? Il destinatario principale è il finiano Italo Bocchino, vicecapogruppo alla Camera. Gli uomini del Cavaliere sono convinti che sarebbe proprio Bocchino ad alimentare le voci di un possibile cambiamento al vertice di via dell'Umiltà. Come quella sul mite Sandro Bondi che finirebbe numero uno, con Bocchino come vice. Non è un caso quindi che Berlusconi, incontrando venerdì alla Camera alcuni deputati, abbia chiesto loro un parere sulla "fedeltà" del vice capogruppo.
Nonostante gli attacchi, nella mappa interna al partito di maggioranza Verdini appare ancora in posizione preminente. Con Sandro Bondi impegnato al governo, è l'uomo forte a cui Berlusconi ha affidato il compito di arginare gli ex An. Una posizione che viene contrastata con tutte le forze da altri forzisti della prima ora. Uno è sicuramente Mario Valducci, responsabile enti locali del Pdl, a cui Verdini ha sottratto ogni ruolo nel partito. Da mesi Valducci aspira a prendere il posto movimentista che fu di Michela Brambilla e ha dato vita - insieme a Giorgio Stracquadanio - a una struttura parallela che non risponde a via dell'Umiltà. Si tratta degli oltre 500 club della libertà, sparsi per tutta la penisola (e molti proprio in Toscana, la terra di Verdini), che si propongono come alternativa ai circoli Pdl. Vicino a Valducci, ma in maniera autonoma, si pone un altro big come il ministro Franco Frattini. I due condividono la medesima avversione a Verdini e per questo si sono tatticamente alleati. L'intesa è stata suggellata la scorsa settimana con la nascita di Task Force Italia, una struttura leggera che affiancherà i club di Valducci. Una "squadra di intervento" di berlusconiani della prima ora, pronti a stendere una rete di sicurezza intorno al premier se il Pdl dovesse saltare. Ne fanno parte Frattini, Stracquadanio, Deborah Bergamini, Micaela Biancofiore, Isabella Bertolini, la giovane Annagrazia Calabria, Paola Pelino. Ha spiegato
Le "camarille", come le chiama Berlusconi, hanno trovato l'occasione per scontrarsi nella composizione delle liste per le candidature. Una battaglia così feroce che due sere fa, quando si parlava della lista bloccata per
(21 febbraio 2010)
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