E’un gioco, semplice e all’apparenza innocuo. Ma dietro ai lustrini cela tante insidie, e la sua vera natura: quella di una imposta non dichiarata. É il monito di “Win For Life! La tassa sulla speranza”, libro di prossima pubblicazione (ma già disponibile sul sito dell’editore Iacobelli) dedicato all’omonimo gioco, lanciato lo scorso 29 settembre e già popolarissimo nelle ricevitorie e nei bar italiani.
La Sisal l’ha creato su mandato dei Monopoli di Stato, che volevano raccogliere fondi per l’Abruzzo devastato dal terremoto. In tre mesi, Win For Life ha rastrellato puntate per 442 milioni. Il 23 per cento, ovvero 102,9 milioni, verrà devoluto alle zone colpite dal sisma. E ciò basta perché il nuovo gioco venga celebrato come una lotteria benefica.
Ma Ennio Peres, matematico e coautore del libro con il collega Riccardo Bersani, protesta: “Quello dei fondi all’Abruzzo è l’aspetto più amorale di questo gioco. Berlusconi aveva promesso che non avrebbe messo nuove tasse per trovare fondi per la ricostruzione. Ma Win For Life di fatto lo è, perché spinge milioni di persone a versare continuamente soldi che andranno anche allo Stato. Sarà un caso – aggiunge – ma è stato lanciato sul mercato il 29 settembre, ossia proprio il giorno del compleanno del presidente del Consiglio”. E il successo è stato immediato, per un gioco dalle regole semplicissime. Per giocare, basta marcare almeno 10 dei venti numeri su un’apposita schedina, arrivando a un massimo di 14 cifre (ma esistono anche schedine pre-stampate). A ogni puntata, da uno o due euro, il terminale aggiunge un ulteriore numero tra 1 e 20, detto “numerone”. La combinazione di cifre andrà poi confrontata con quella estratta. Chi indovina la serie di 10 numeri più il numerone vince il premio massimo, ovvero una rendita ventennale di 4000 euro mensili al netto delle tasse. Un miraggio nell’Italia della crisi, che taglia i consumi ma spende sempre di più per lotterie e giochi. Secondo l’Agenzia giornalista concorsi e scommesse, nel 2009 i giochi pubblici hanno incassato 53 miliardi di euro: il 12,5 per cento rispetto al 2008, il doppio rispetto a cinque anni fa.
L’industria del gioco è la terza del Paese per fatturato, superata solo da Eni e Fiat. I giocatori abituali sono circa 30 milioni, e ogni italiano spende in media 900 euro all’anno per il Superenalotto o i Gratta e Vinci. Oppure per Win For Life. Come concessionaria, l’azienda Sisal ha diritto al 4 per cento dei soldi ricavati dalle puntate. Una buona percentuale, visto il riscontro ottenuto dal gioco. Gli italiani affollano le 28 mila rivendite, dove si può puntare sulle combinazione di numeri: dalle ricevitorie sino ai bar e alle tabaccherie. Ma Win For Life ha le sue controindicazioni, pesanti. Con i suoi 13 concorsi giornalieri, può dare facilmente assuefazione. “Se posso sapere ogni ora se ho vinto o perso, sono portato a riprovarci subito” spiega la psicologa Daniela Capitanucci, presidente dell’associazione And (Azzardo e nuove dipendenze) di Varese. Che nel libro di Peres e Bersani avverte: “Win For Life si presenta come un gioco innocuo, tranquillizzante, ma in realtà è ad alto rischio. La ripetitività e il risultato immediato che lo caratterizzano creano dipendenza e favoriscono un atteggiamento compulsivo”.
A renderlo rischioso sono anche la facilità di comprensione delle sue regole e l’accessibilità. “Il meccanismo dei dieci numeri più uno lo capisce anche un bambino – sottolinea Capitanucci – e si può giocare ovunque: indicatori precisi dell’alto rischio di dipendenza da Win For Life”. Infine, il nuovo gioco della Sisal offre la possibilità di una rendita ventennale. Un premio agognato da giocatori di ogni fascia sociale, soprattutto in questo momento di forte recessione. Win For Life è insomma una tentazione continua e irresistibile per quei 700 mila italiani inclini a dipendere dal gioco d’azzardo. In più, come si sottolinea nel libro, è un gioco in cui il pronostico è una predizione, non una previsione: “Le proprie personali analisi sulla scelta dei numeri non aumentano di un briciolo le possibilità di vincere rispetto a chi versa distrattamente l’obolo in ricevitoria”. Non basta. “Il regolamento – sostiene Peres – è ambiguo e spesso fuorviante. Ad esempio, riporta l’elenco dei premi, ma non specifica che andranno divisi per il numero dei vincitori. E questo vale anche per la rendita ventennale, tanto che all’inizio sono nati grandi equivoci”.
L’industria del gioco è la terza del Paese per fatturato, superata solo da Eni e Fiat. I giocatori abituali sono circa 30 milioni, e ogni italiano spende in media 900 euro all’anno per il Superenalotto o i Gratta e Vinci. Oppure per Win For Life. Come concessionaria, l’azienda Sisal ha diritto al 4 per cento dei soldi ricavati dalle puntate. Una buona percentuale, visto il riscontro ottenuto dal gioco. Gli italiani affollano le 28 mila rivendite, dove si può puntare sulle combinazione di numeri: dalle ricevitorie sino ai bar e alle tabaccherie. Ma Win For Life ha le sue controindicazioni, pesanti. Con i suoi 13 concorsi giornalieri, può dare facilmente assuefazione. “Se posso sapere ogni ora se ho vinto o perso, sono portato a riprovarci subito” spiega la psicologa Daniela Capitanucci, presidente dell’associazione And (Azzardo e nuove dipendenze) di Varese. Che nel libro di Peres e Bersani avverte: “Win For Life si presenta come un gioco innocuo, tranquillizzante, ma in realtà è ad alto rischio. La ripetitività e il risultato immediato che lo caratterizzano creano dipendenza e favoriscono un atteggiamento compulsivo”.
A renderlo rischioso sono anche la facilità di comprensione delle sue regole e l’accessibilità. “Il meccanismo dei dieci numeri più uno lo capisce anche un bambino – sottolinea Capitanucci – e si può giocare ovunque: indicatori precisi dell’alto rischio di dipendenza da Win For Life”. Infine, il nuovo gioco della Sisal offre la possibilità di una rendita ventennale. Un premio agognato da giocatori di ogni fascia sociale, soprattutto in questo momento di forte recessione. Win For Life è insomma una tentazione continua e irresistibile per quei 700 mila italiani inclini a dipendere dal gioco d’azzardo. In più, come si sottolinea nel libro, è un gioco in cui il pronostico è una predizione, non una previsione: “Le proprie personali analisi sulla scelta dei numeri non aumentano di un briciolo le possibilità di vincere rispetto a chi versa distrattamente l’obolo in ricevitoria”. Non basta. “Il regolamento – sostiene Peres – è ambiguo e spesso fuorviante. Ad esempio, riporta l’elenco dei premi, ma non specifica che andranno divisi per il numero dei vincitori. E questo vale anche per la rendita ventennale, tanto che all’inizio sono nati grandi equivoci”.
4 commenti:
non per niente gia' quando esisteva solamente il Lotto, questo era stato definito "la tassa degli imbecilli" ora qesti "gratta e vinci" rappresentano la "tassa dei disperati"
Inutile dire che con dei semplici calcoli matematici la probabilita' di vincita e' estremamente bassa e inoltre mettendoci anche gli imbrogli.....
Poi io avrei dei grossi dubbi anche sulla veridicita' di vincite miliardarie che ogni tanto saltano agli onori della cronaca.....
Questi dubbi li stai facendo venire anche a me.
come ho sempre sostenuto io, uno stato, quando si affida alla fortuna per tirare a campare, è semplicemente fallito.
inoltre sarebbero da denunciare per circonvenzione d'incapaci!
Totalmente d'accordo con te! Io non gioco mai!
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