
di Sandra Amurri
Ad Ancona ad attendere Pier Ferdinando Casini dove arriva per sostenere quello che definisce un “laboratorio politico che neppure io so dove porterà” rappresentato dall’esclusione della sinistra dalla giunta uscente e dall’alleanza con Pd-Idv-Api uno striscione: ”Cuffaro=Dell’Utri. Fuori i condannati per mafia dal Parlamento”. Mafia, tema scottante per un partito che ha candidato Totò Cuffaro già condannato in primo grado a 5 anni e poi in Appello a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra. Voti siciliani grazie ai quali l’Udc siede in Parlamento.
Presidente è a disagio nel leggere quello striscione con Cuffaro in casa? Chiediamo a Casini : “No, Cuffaro si è dimesso” Si è dimesso da vicesegretario ma non dal partito tant’è che è ancora senatore e membro della commissione Vigilanza Rai in quota Udc. “Non è così Cuffaro si è dimesso anche dal partito“. Notizia, gli facciamo notare, opposta a quella che ci ha appena confermato l’on. Udc Ciccanti, firmatario della mozione per il rilancio della privatizzazione dei servizi pubblici locali (acqua-rifiuti-trasporti..): “Crediamo, come Di Pietro che sostiene De Luca, nella presunzione di innocenza di Cuffaro che ha incontrato persone senza sapere che fossero boss”. Casini chiaramente a disagio taglia corto: “Che debbo dire... evidentemente Ciccanti è male informato: Cuffaro non fa più parte dell’Udc, vede le ho dato una notizia”. Notiziona. Peccato che l’on. Ciccanti continui a smentirla: “Cuffaro è nell’Udc, se Casini dice che non è vero che posso farci?”. Per svelare l’arcano non ci resta che cercare il diretto interessato. Chiamiamo la segreteria al Senato: “Il senatore non c’è non lo vediamo da giorni”. Proviamo con
Stiamo parlando di un Casini che da presidente della Camera espresse solidarietà a Dell’Utri mentre i giudici erano in Camera di Consiglio, che quando qualche giornalista ha osato toccare l’argomento Cuffaro ha sempre giurato sulla sua innocenza, e contravvenendo al suo aplomb, a D’Alema che a Ballarò lo invitava a “fare silenzio e a vergognarsi” su Cuffaro, rispose che non accettava lezioni da chi aveva un Consorte in casa. Un escamotage per “limitare le perdite” in casa Pd e Idv dove l’alleanza con l’Udc e la “cacciata” di Rc, Pdci e SeL non è stata digerita e si deve fare i conti con la candidatura di Massimo Rossi, via d’uscita al tatticismo politico che soffoca la passione e produce astensionismo, ex presidente della provincia di Ascoli noto non solo in Italia per essere stato il primo amministratore ad aver dato vita al bilancio partecipato che si oppone alla privatizzazione dell’acqua e al nucleare cavalli di battaglia dell’Udc e del Pdl insieme nel Lazio, in Campania ma anche in comuni e province marchigiane. Partito che esprime ex senatori e candidati come Luca Marconi responsabile nazionale del Mondo cattolico e Realtà Ecclesiali – sul palco con Casini e Forlani figlio – che a chi scrive si rivolge così: “Sì, siamo amici di Cuffaro, vada a cagare, a lavorare. Si guadagni lo stipendio lavorando”. Uno che sul caso Englaro fa impallidire l’ex Pd Binetti ora sua amica di partito a riprova di come anche in politica cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: “Un sistema ipocrita che non ha il gusto delle cose eterne. Non ci resta che pregare intensamente perché Dio fermi questa follia e ci aiuti a trovare una strada concorde verso la vita eterna”. Arriva l’ora delle foto per Casini con la “cara amica” deputata Pd Merloni e con “l’ex comunista” Ucchielli, segretario del Pd, battuta che riassume la svolta del “nuovo avanzato” dalla Dc. Mentre lo stesso Pd liberatosi dell’Udc grazie a Vendola corre verso il trionfo.

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