giovedì 4 marzo 2010

La sostanza e la forma



ANTONIO DI PIETRO
4 Marzo 2010

Visto quello che sta succedendo riammetterei le liste per incapacità manifesta degli interessati sia nel Lazio che in Lombardia.

Da una parte le firme sono state depositate oltre i tempi utili a causa di un panino, dall’altra non sono valide.

Dovrebbe bastare per capire che affidarsi alla Polverini e a Formigoni, e soprattutto a chi gli sta intorno, equivale a suicidarsi.

Devo aggiungere che, nel caso lombardo, la gaffe conta ben poco rispetto ai risultati della gestione Formigoni che, in quindici anni, è riuscito a rendere invivibile la regione più ricca d’Europa.

L’Italia dei Valori attende il giudizio della magistratura e non presenterà ricorsi ad una eventuale riammissione dei “Cip & Ciop” delle regionali 2010. A patto che ciò avvenga nel naturale iter giudiziario e non attraverso decreti, rinvii elettorali e leggi “ad Pdl”.

Il presidente del Senato, Renato Schifani, ieri ha detto: "Mi auguro fortemente che, nel rispetto delle regole, la sostanza prevalga sulla forma, quando la forma non è essenziale” ed onestamente non capisco questa affermazione. Cosa significa?

Le regole esistono affinché la forma e la sostanza coincidano.

Il principio che ispira le parole di Schifani, invece, sembra quello per cui tutto è lecito, tanto poi si trova il modo di rimediare. E’ il principio della fila non rispettata, del divieto d’accesso che c’è ma che con un finto pass si può ignorare. Ma allora, non è forse vero che anche Berlusconi è nella sostanza colpevole ma formalmente innocente in una miriade di processi? Dunque facciamo valere la sostanza (la condanna) sulla forma (la prescrizione) e mettiamo Mills e Berlusconi a San Vittore....

Capisce ora, signor Schifani, perché non è possibile dar seguito alle sue parole?

Invece di chiedere la riammissione degli esclusi, il Pdl accantoni la buffonata dell’appello alla piazza. Una cosa che trovo disgustosa per una classe politica che ricorre ai cittadini solo quando rischia di perdere la poltrona. Per poi tornare a snobbarli ed irriderli dopo averla rioccupata.

Invece di chiedere la riammissione degli esclusi, il Presidente del Senato chieda a Berlusconi di comportarsi non da capo di partito, ma da presidente del Consiglio di una Stato composto da 20 regioni e 60 milioni di cittadini.

Schifani, seconda carica dello Stato, gli chieda anche di non trascinare nel fango il Capo dello Stato.

E gli chieda di rispettare i giudici e la legge

Invece né Schifani né il Pdl chiedono questo, ma addirittura minacciano la rivolta di piazza, come dice Berlusconi, o azioni di forza, come dice La Russa. Se di fronte a violazioni di legge commesse dai loro stessi partiti, premier e ministro pretendono di risolvere la situazione con un'azione di forza si rischia un cortocircuito democratico che finirebbe per portare il Paese ai tempi del ventennio.

Fare un decreto per sanare ex post un’illegittimità ex ante è una strada già percorsa tante volte per favorire il presidente del Consiglio in indagini e processi. Farlo addirittura per una legge elettorale ci sembrerebbe un golpe.


4 commenti:

Francy274 ha detto...

Grande Di Pietro, è l'unico politico che parla sempre del popolo inteso come tutti i cittadini, 60-milioni di italiani, ma possibile che a rendercene conto siamo così pochi??

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

L'8% dei votanti alle elezioni europee non è così poco. Se Di Pietro avesse la potenza economico-mediatica di Berlusconi sarebbe sicuramente il partito di maggioranza relativa. Invece, ogni voto ce lo dobbiamo conquistare faticosamente.

Francy274 ha detto...

Hai ragione Luigi, vorrei solo che almeno tutti i simpatizzanti di sinistra lo prendessero in seria considerazione, che gran partito sarebbe.. Salvare la Costituzione è un atto di necessaria urgenza, stiamo per fare parte dei Paesi senza carta costituzionale e quindi senza più democrazia.. è grave, molto grave!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Io invece auspico che tutti i simpatizzanti di destra lo prendessero in considerazione, travasare voti dal PD all'IdV non sarebbe una vittoria senza l'apporto dei voti da destra.